ICONA della TRINITA’ di Andrej Rublev – Mosca 1422
Nel
1988 il Concilio della Chiesa russa lo canonizzò, descrivendolo:
«Famoso iconografo, autore di molte icone, ora celebrato asceta di vita
santa, che profuse largamente il suo amore cristiano verso il prossimo».
La memoria liturgica fu fissata nel giorno 17 luglio.
L'icona
della Trinità è stata definita «l'icona delle icone» nel 1551 dal
Concilio dei cento capitoli. Le sue dimensioni sono di 142 per 114
centimetri.
Tra
tutte le icone, la più grande, profonda e artisticamente pregevole è
l'icona della Trinità di Andrej Rublev, la quale, a giudizio di molti, è
un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e
di finissima ricchezza di simboli.
Andrej
Rublev l'ha preparata nel 1422, per la canonizzazione di Sergio di
Radonez, morto trent'anni prima, fondatore del monastero Trockij dove
Rublev viveva.
È conservata
nel Museo Tretjakov di Mosca. La contemplazione del mistero della
Trinità aveva costituito l'esperienza più marcata ed affascinante di san
Sergio, che l'aveva vissuta dapprima come eremita nelle foreste che
circondano Mosca, poi l'aveva condivisa con alcuni fratelli attratti
dalla sua santità. Questa esperienza - questo carisma - doveva descrivere in una icona il monaco Andrej Rublev.
Andrej
Rublev studiò attentamente il testo della Genesi: in alto si possono
rilevare la tenda di Abramo, la quercia presso Mamre, la montagna. Sono
lo sfondo storico, soggetto a diventare intensamente simbolico. Il vero
quadro però è quello che racchiude in un grande cerchio i tre ospiti con
i quali l'iconagrafo intende indicare le tre Persone divine. Un
quadrato, un cerchio e un triangolo formano la struttura dell'icona. La
posizione dell'angelo di mezzo è fissata su un asse verticale. Le
diagonali segnano le posizioni degli angeli laterali. C'è tutta una
inclinazione circolante da destra a sinistra: gli angeli del centro e di
destra si inchinano verso
l'angelo di sinistra e persino lo fanno l'albero e la montagna. Con
questo semplice movimento, Rublev è riuscito a fare dei tre personaggi
una comunità stretta e viva.
La
struttura dell'icona, che contiene il movimento da destra verso
sinistra, è completata dal movimento da sinistra verso destra, che
parallelamente muove anche le persone e le cose. I tre non sono semplicemente persone che siedono vicine, ma costituiscono una profonda unità. L'angelo
di sinistra, sedendo con una certa solennità, ma senza esagerazione,
sembra in centrare in sé tutto il movimento del quadro. La distinzione
tra le persone è evidente, ma ancora più rimarchevole è la loro unità.
Rublev non evoca solo la
visita di Dio ad Abramo: intende esprimere la Trinità. Composizione
geometrica, colori e simboli sono studiati per questo. Anche le aureole
sono l'immagine della Trinità, che «in tre persone, è l'unica luce di
tre soli». I volti sono giovanili: nessuno sembra più anziano o più
giovane, perché in Dio non c'è un prima e un dopo, un ieri o un domani,
ma solo un perenne oggi. Sono figure giovanili, e al medesimo tempo
contengono la fortezza e l'attrazione di tutti e due i sessi, perché Dio
non è né maschio né femmina: in Dio, Uno e Trino, le differenze non
sono distrutte, ma unificate e completate (cfr. Galati 3,28; Colossesi 3,11)
Il monaco Andrej Rublev sa che Dio nessuno l’ha mai
visto. Sa però che Gesù ci ha manifestato tutto della vita di Dio
Padre, Figlio, Spirito Santo. Dopo aver meditato il Vangelo e pregato a
lungo, Andrej cerca di tradurre in pittura quanto ha udito. Egli vuole dircelo tramite i colori ed i gesti dei tre Angeli che hanno visitato Abramo (Genesi 18).
Tutti e tre portano il color azzurro, segno della
divinità. Nel Padre (angelo di sinistra) il color azzurro è nascosto:
Dio Padre nessuno l’ha mai visto, se non tramite la bellezza ed la
sapienza della sua creazione (manto rosa). Il Figlio (angelo al centro) è
uomo (tunica rossa sangue); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola
gialla) e si è manifestato come Dio attraverso le sue opere. Tutti
abbiamo visto la sua divinità: “chi vede me vede il Padre”. Lo Spirito
Santo (angelo di destra) è Dio e dà la vita (verde, colore delle cose
vive). La vita di amicizia con Dio ci viene da Lui.
Dal Padre ha origine ogni cosa (posizione eretta). Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa al centro. Il
Figlio comprende la volontà del Padre – farsi cibo e bevanda degli
uomini – e l’accetta (china il capo e benedice la coppa) – “mio cibo è
compiere la volontà del Padre” – chiedendo (col movimento del braccio
destro) l’assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie la
volontà del Padre per il Figlio (mano posata sul tavolo) e col suo
piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre : vuole
metterci obbedienti davanti a Gesù (“nessuno può dire ‘Gesù è Signore’
se non per opera dello Spirito Santo”) e abbandonati e fiduciosi davanti
al Padre (“lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!”).
C’è posto anche per me in questo circolo d’Amore
delle Tre Persone: davanti c’è spazio perché io possa partecipare al
colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei
martiri (finestrella dell’altare), di chi dà la vita. Il mio posto ha la
forma di calice (lo spazio libero tra i due angeli di destra e
sinistra). Il Padre chiede anche a me se voglio mangiare e bere alla sua
mensa e offrire la mia vita insieme a Gesù come cibo e bevanda per gli
uomini; e lo Spirito, se accetto, mi fa entrare nel riposo di chi è
finalmente alla soglia della casa del Padre.
Andrej Rublev
scrisse l’icona della Trinità affinché gli uomini contemplando la divina
comunione imparassero a vivere sulla terra.
Per approfondire:
“Contemplazione della Icona della Trinità” di Giovanni Dutto; Effatà Editrice.
“Contemplazione della Icona della Trinità” di Giovanni Dutto; Effatà Editrice.
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