E se Gesù lo ripete con tanta insistenza è perché la paura ci abita e quando ha il sopravvento pervade i nostri pensieri, condiziona le nostre scelte, paralizza la nostra vita.
Il primo passo allora è saper riconoscere le nostre paure, dare ad esse un nome. Ci sono paure che vengono dall’esterno: la paura del futuro incerto, della guerra, della malattia e della morte, la paura dell’altro solo perché diverso da noi. Ci sono poi paure che ci abitano dentro: la paura di non farcela, di non valere e di non essere adeguati, di non voler fare brutte figure davanti agli altri, la paura di manifestare i valori in cui crediamo e la fede che professiamo. Ognuno conosce le paure più intime, personali: le fragilità, le debolezze, le incoerenze, ferite che generano paura e ci chiudono in noi stessi. Nascono così pregiudizi, incomprensioni; ci abbassiamo a compromessi e a rinnegare noi stessi, ci adeguiamo al fan tutti così, alle logiche anche più perverse facendo zittire la nostra coscienza. Si arriva anche a compiere qualunque sciocchezza per paura di non essere considerati dagli altri. L’analisi potrebbe continuare a lungo aiutandoci anche a leggere diversi fatti di cronaca che segnano le nostre giornate.
Gesù non è però venuto per fare la lista delle nostre paure e giudicarci, bensì a liberarci, a guarirci dalla paura, a incoraggiarci: non abbiate paura. Soprattutto ci invita ad affrontarle, a individuare l’antidoto che le può sconfiggere.
Noi pensiamo che ciò che può vincere la paura sia il coraggio. Ma non è così. Chi può darci coraggio? Dove trovarlo? Se la paura è un veleno che ci paralizza, l’antidoto che la vince - e che permette poi di trovare anche il coraggio -, si chiama fede. La fede è il contrario della paura. Dove c’è la vera fede non può abitare la paura. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” dirà Gesù ai suoi. E vera fede è vivere con lo sguardo fisso non su sé stessi (proprio da qui nascono le paure) ma fisso su Dio.
Sì, ma – potremmo domandarci – su quale Dio? A volte rischiamo di avere un’immagine di Dio che suscita Lui stesso paura, che ci mette in continuo stato di apprensione.
La nostra fede è nel Dio che Gesù ci ha rivelato come Padre. Il Padre che si prende cura di noi come e più dei passeri del cielo e perfino dei capelli del nostro capo. Quel Padre che vede in ciascuno di noi un figlio amato e che non abbandona nessuno in balia della morte. Non abbiate paura dunque, voi valete di più…; è una dichiarazione d’amore: ai miei occhi tu vali, voi valete! In questo caso il non abbiate paura non sta quindi nel fatto che le difficoltà spariscono, non è invito consolatorio-magico, ma sta nel fatto che dentro tutto ciò che siamo e viviamo Dio è coinvolto, è partecipe, è vicino come Padre che non ci abbandona nemmeno nelle fatiche e nelle prove più difficili: nessuno è abbandonato e lasciato a sé stesso.
Sta qui la sorgente: una fede che genera il coraggio per nuove scelte di vita, di donazione, di servizio, di amore gratuito e disinteressato, di impegno sociale e politico, di cura e custodia del creato. Nuove scelte per superare tante paure e aprirci a un futuro di speranza, per costruire oggi un futuro diverso.
Una fede che genera nuove relazioni: apre al coraggio di guardare all’altro come a fratello o sorella, a riconoscerne la dignità e il valore in ogni momento della vita, a costruire relazioni di fraternità, di uguaglianza, di pace e di giustizia.
Da qui nasce e si conferma il coraggio di “riconoscerlo davanti agli uomini” senza timore, così da “annunciare dalle terrazze” quello che Lui ci fa sperimentare nell’intimo del cuore.
Il coraggio di vivere fino in fondo il Vangelo e di testimoniarlo. E’ un coraggio che dobbiamo ritrovare oggi. Un coraggio che non chiede chissà quali gesti eclatanti, ma il vivere il quotidiano alla luce della Parola di Dio. Il coraggio di dire apertamente nella luce, quello che ascoltiamo all’orecchio.
Non abbiate paura: ricordiamoci sempre di questa parola di Gesù e viviamo secondo il vangelo, confidando nel Padre che Lui ci ha rivelato e nel Suo Amore fedele.