Il passaggio
dalla morte alla vita, centro del messaggio di questa domenica, è preludio e
anticipo della Pasqua ormai vicina; festa che annuncia la vittoria di Gesù sulla
morte; vittoria che non elimina ma affronta e supera la morte stessa, verso la
pienezza di vita.
Tuttavia
l’orizzonte davanti al quale ci pone la Parola di Dio oggi è molto più ampio.
Non si limita infatti a presentarci la morte che segna il termine umano di ogni
creatura.
Partendo da essa,
dalla morte fisica di Lazzaro, si vuol arrivare a cogliere come la morte segna
già la nostra vita ben prima e in modi e forme diverse. La morte fisica non è
altro che immagine di quella morte che già è presente in noi quando la vita si
lascia “spegnere” dal male, dal peccato.
I testi letti
sottolineano infatti tre dimensioni della morte: la morte fisica di Lazzaro, ma
anche la morte spirituale di chi vive nella chiusura egoistica (ne parla Paolo
nella seconda lettura) e la morte simbolica del popolo di cui parla la prima
lettura. Dimensioni di morte, queste due, non meno reali della prima.
Per Paolo l’uomo
che vive “nella carne”,
nell’autosufficienza egoistica, fa del proprio cuore la propria tomba e si
trova nella morte spirituale. Aridità, freddezza, distacco, chiusura e paura
diventano quell’odore di morte che emana già ora da questa esistenza quando ci si
lascia chiudere dentro la tomba dell’egoismo.
Ma c’è pure la
morte comunitaria di cui parla il profeta Ezechiele; si tratta di una
situazione di morte della speranza: “La
nostra speranza è svanita, siamo perduti”, dicono gli Israeliti deportati
in esilio proprio nel versetto che precede il brano letto. Anche noi, nelle vicende relazionali (un’amicizia,
un amore, un matrimonio), nelle vicende comunitarie, ecclesiali e sociali che
viviamo, a volte sperimentiamo la morte della speranza, fallimenti e delusioni,
l’assenza di futuro, la mancanza di fiducia.
Allora l’episodio
del vangelo ha per tutti noi un messaggio molto ampio e ricco. Un messaggio di
speranza che riguarda non solo la prospettiva futura della nostra esistenza
dopo la morte del nostro corpo, bensì anche la prospettiva presente della
nostra vita personale e relazionale. Quale questo messaggio?
Il Dio che si
manifesta in Gesù è Amore che amando dona la vita.
Ma perché – ci
viene da dire – lascia morire l’amico Lazzaro, perché lascia che la morte
continui a mietere i suoi frutti, anche oggi e ovunque e in tutti i modi?
Il Dio che Gesù
manifesta è il Dio Amore innanzitutto perché come ‘amico’ condivide questa
nostra fragile esistenza fino alla morte stessa; soffre, piange, muore con noi
e come noi.
Questo è l’amore.
Ed è questo amore, che condivide fino in fondo, ciò che vince la morte; non la
toglie, non la elimina, ma la supera, la vince dal di dentro e la apre a vita
nuova.
“Io sono la risurrezione e la vita”.
Colui che per amore ci fa risorgere dalla morte, da ogni morte, per portarci
alla pienezza della vita, alla comunione d’amore definitiva in Dio.
“Io sono la risurrezione e la vita”:
non solo la vita eterna, ma vita di ogni vita. Sono la tua vita già ora, sono
la tua risurrezione già ora. Non c’è morte che non possa essere superata. Perché
“chi crede in me anche se muore vivrà;
chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
In Gesù Dio
condivide le nostre fatiche, la nostra morte e prendendoci per mano ci tira
fuori da ogni esperienza di morte donandoci nuova vita. Se credi in Gesù con
tutto ciò che sei ne vieni fuori sempre, piano, con pazienza, con umiltà, ma
vieni fuori sempre da qualsiasi situazione, paura, confusione, trauma, errore,
difficoltà, morte. Con la forza della Sua Parola e del Suo Spirito, ci strappa
da tutto ciò che è morte.
E’ il Suo Spirito
che soffia la vita dentro di noi: “farò
entrare in voi il mio Spirito e rivivrete”; “voi siete sotto il dominio dello
Spirito, lo Spirito di Dio abita in voi… E se lo Spirito di Dio abita in voi,
darà la vita anche ai vostri corpi mortali”. Lo Spirito ci fa passare dalla
vita nel peccato alla vita in Cristo; dalla disperazione e dalla dispersione,
alla speranza e alla capacità di ricostruire comunione e fraternità; lo stesso
Spirito “trasformerà il nostro corpo
mortale a immagine del corpo glorioso di Cristo”.
Questo Spirito
opera in noi attraverso la Parola di Gesù.
Notiamo come sia
forte la sua Parola nel ridare vita a Lazzaro.
Si tratta di
alcuni passaggi che Gesù invita anche noi a compiere. “Togliete la pietra… vieni fuori… liberatelo e lasciatelo andare”.
Ecco la via della
vita che si apre anche per noi: togli la pietra della paura che ti chiude in te
stesso, vieni fuori dal male, dal peccato, liberati da ogni legame con esso,
sciogliti e và, riprendi il tuo cammino di speranza, di fiducia, di amore, di vita
nuova.
A queste parole, che dicono tutta la forza
dell’amore di Dio verso di noi, dobbiamo infine aggiungerne un’altra che sta
quale premessa a tutto; è la domanda rivolta a Marta, e oggi rivolta a tutti
noi: “Credi questo?”. “Sì, o signore, io credo che tu sei il
Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”, Colui che è per tutti
noi “risurrezione e vita”. Sia questa
anche la nostra risposta, così da fare, già ora, esperienza del suo Amore che
libera e apre a nuova vita.