C’è innanzitutto una bella notizia che la Parola oggi ci offre: il Dio che Gesù è venuto a farci conoscere è un Dio che agisce in tutti e non esclude nessuno. Il Suo Spirito non ha confini e agisce ovunque ci sono uomini e donne che sanno fare spazio, anche inconsapevolmente, alla sua presenza e operano il bene, anche con un semplice bicchiere di acqua donato.
La prima lettura e il vangelo evidenziano questo messaggio. Lo Spirito opera non solo sui settanta anziani scelti tra il popolo, ma anche su due uomini che non erano del gruppo. Nel nome di Gesù si può fare del bene, ci ricorda il vangelo, anche se non si appartiene direttamente al gruppo dei discepoli.
E’ bello questo essere sopra e oltre ogni schema e struttura da parte di Dio. Nelle parole di Gesù tutto questo trova conferma: “non c’è nessuno che faccia un miracolo (il bene) nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.
Ma purtroppo c’è anche una notizia cattiva: la nostra chiusura davanti a questa sorprendente apertura di Dio. Ancora la prima lettura e poi il vangelo mettono in evidenza come è possibile non saper o voler riconoscere questo agire aperto di Dio. Giosuè grida a Mosè: “impediscili”. Giovanni pure dice a Gesù “volevamo impedirglielo”. E il motivo è tutto lì: non sono del gruppo, non sono dei nostri, sono fuori dagli schemi.
Ecco il nostro limite, la nostra incapacità di saper riconoscere e di capire che il bene è possibile da parte di chiunque, di qualunque religione, cultura, provenienza.
Abbiamo questa triste possibilità di non saper riconoscere l’azione di Dio, presumendo che solo noi possiamo fare cose giuste; si cade così nella gelosia e nell’invidia verso chi, pur non essendo dei nostri, fa cose belle e buone come noi e a volte meglio e più di noi.
Gesù ancora una volta deve aiutare i suoi discepoli a cambiare prospettiva: aprite gli occhi e il cuore ai tanti che nel mio nome operano per il bene, senza invidia e gelosia, anzi contenti per questo.
Non solo: Gesù avverte i suoi di un rischio. Questi atteggiamenti di chiusura e invidia possono diventare di scandalo/inciampo per i semplici che credono in Lui.
C’è un essere scandalo che consiste proprio nel credersi gli unici giusti e buoni, nel non vedere il bene solo perché non viene da noi, cadendo così nella critica, nel giudizio, nel rifiuto dell’altro. Per non parlare del grande scandalo delle guerre e in particolare quelle fatte dai cristiani, proprio da coloro che dicono di credere nel Dio della pace. Giacomo poi nella seconda lettura, condanna lo scandalo che deriva dell’ingiusta ricchezza ottenuta sulla pelle degli altri, sfruttando nei campi i migranti o i poveri sottopagandoli.
La giornata del migrante e del rifugiato che oggi la chiesa tutta celebra ci mette sotto gli occhi altre forme di scandalo quali il rifiuto di chi è in pericolo, il non riconoscimento della dignità della persona, l’indifferenza che ci fa chiudere gli occhi davanti a chi è alla ricerca di un futuro di speranza. Ci troviamo oggi a dover fare i conti con questo l’enorme dramma umano (secondo dati Onu sono 281 milioni i migranti a livello globale, a cui si devono aggiungere 117 milioni di persone in movimento a causa di conflitti, violenze, disastri). È chiaro che non si può accogliere tutti. Ma è altrettanto chiaro che non si può far finta che la cosa non ci riguardi. Né si può accettare di cancellare la sacralità di ogni singola vita umana, che è uno dei capisaldi della nostra cultura e fede. Eppure nella nostra società c’è un crescente rifiuto di guardare in faccia la realtà. Quasi che si trattasse di un capriccio di gente che vuole lasciare la propria terra per venire a godersi i piaceri di quella società del benessere (illusorio e falso) che abbiamo creato. Dobbiamo lasciarci interrogare da questa enorme questione. La consapevolezza di non avere la soluzioni politiche chiede il contributo di tanti uomini e donne di buona volontà capaci di spingere verso soluzioni umane e solidali.
Pensiamo allora a scegliere il bene, anche se ci costi una mano, un occhio, un piede o la vita stessa. Preferiamo il cuore all’ordine, l’amore alle gerarchie.
Preferiamo questo Dio che sconfina. Il Suo Spirito senza confini ci aiuti a riconoscere il suo agire in tutti. E sia ovunque seme di novità, di bene e di pace.
Preghiera di papa Francesco
Dio, Padre onnipotente,
noi siamo la tua Chiesa pellegrina
in cammino verso il Regno dei Cieli.
Abitiamo ognuno nella sua patria,
ma come fossimo stranieri.
Ogni regione straniera è la nostra patria,
eppure ogni patria per noi è terra straniera.
Viviamo sulla terra,
ma abbiamo la nostra cittadinanza in cielo.
Non permettere che diventiamo padroni
di quella porzione del mondo
che ci hai donato come dimora temporanea.
Aiutaci a non smettere mai di camminare,
assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti,
verso la dimora eterna che tu ci hai preparato.
Apri i nostri occhi e il nostro cuore
affinché ogni incontro con chi è nel bisogno,
diventi un incontro con Gesù, tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.