Sono due i racconti di questo evento dell’ascensione di Gesù. Entrambi scritti da Luca: negli Atti degli Apostoli (1 lettura) e nel vangelo che abbiamo letto.
Due racconti per descrivere un’unica esperienza vissuta da tutti i discepoli. Gesù, colui che ha condiviso in tutto la loro vicenda umana e che è passato tra la gente facendo il bene e annunciando la bella notizia dell’amore di Dio, quel Gesù che è stato ingiustamente condannato e crocifisso, è risorto, è il Vivente, è Dio con noi.
L’ascensione, più che un fatto fisico, esteriore, è un’esperienza spirituale profonda che porta i discepoli alla certezza che in Gesù, morto e risorto, è Dio stesso che si è manifestato.
Colui che è disceso ora ascende. Dio che in Gesù si è fatto uomo, dopo aver manifestato il suo volto, il suo amore, cessa di rendersi visibile nell’umanità, continuando ad avvolgere con la Sua presenza ogni cosa. L’immagine dei ‘cieli’ cui ascende sta a indicare quella realtà spirituale che avvolge ogni cosa. Come ci ricorda la lettera agli Ebrei (2 lettura) “Cristo è entrato nel cielo stesso”, diventando “via nuova e vivente” per tutti noi. Questo è il senso dell’Ascensione: la consapevolezza che siamo “avvolti” da una Presenza che è la presenza di Dio rivelata in Gesù. Quel Gesù che diventa “via nuova e vivente”. Si apre così per i discepoli, per l’umanità tutta, un cammino nuovo, di ascensione, di realizzazione.
Celebrare l’ascensione dunque è innanzitutto affermare che “Gesù è la via nuova e vivente”: è cioè il centro, il cuore, il senso della storia stessa. In Lui ci è dato di vedere il volto di Dio, di comprendere il suo disegno sull’umanità, di partecipare alla sua stessa vita. Non per nulla, nell’episodio narrato nel vangelo, Gesù si congeda lasciando ai suoi una promessa e una benedizione. “Mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso… poi li benedisse”. Lo Spirito viene ad avvolgerci, lo Spirito del Padre e del Figlio. In Gesù questa promessa e benedizione si compiono. In Lui entriamo nella benedizione di Dio, cioè nel suo amore che ci rende figli amati.
Avvolti così nella Sua Presenza siamo chiamati a diventare “testimoni”: “di questo sarete testimoni”; “riceverete la forza dello Spirito santo e di me sarete testimoni fino ai confini della terra”. Ecco delinearsi il nostro compito, la nostra missione. Testimoni verso tutti che Gesù è Dio rivelato a noi. Un Dio che benedice l’umanità e non la maledice. Un Dio che avvolge tutti con la Presenza del Suo Spirito e tutti trascina verso l’incontro, la comunione con Lui: meta verso cui siamo in cammino.
E’ il compito di ogni cristiano e della chiesa: “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dai peccati”. Conversione: l’invito a convergere, orientare a Lui la nostra vita. E il perdono dei peccati, la misericordia che rinnova, l’amore che unisce e armonizza le persone. Perché questo è il disegno e la volontà di Dio.
Questa testimonianza oggi in particolare chiede di essere offerta da tutti noi in alcuni ambiti ben precisi.
Innanzitutto testimoni della pace che viene dal vangelo dentro una società tesa alla guerra, al riarmo, alla distruzione. Ha detto ieri papa Leone: “C’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.
Testimoni poi di parole e notizie vere: oggi giornata delle comunicazioni sociali siamo chiamati a educare a un uso più responsabile dei social e soprattutto a far circolare verità e informazioni costruttive, positive. “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” è il tema di questa giornata.
Infine testimoni di un amore che ha il coraggio del perdono, del dialogo, del dono reciproco dentro le nostre famiglie, per educare i figli a relazioni sane e costruttive, nel rispetto e nella capacità di dialogo.
Lo Spirito della pace, della verità e dell’amore che invochiamo in questi giorni preparandoci alla Pentecoste ci renda sempre più testimonio credibili del Vangelo di Gesù.