“Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.
Questa frase di Paolo nella 2 lettura mi interroga: di cosa era ricco Gesù? in che senso si è fatto povero per noi?
Ascoltando la Parola di Dio mi rendo conto che la ricchezza di cui si parla è la vita. Ricco della vita stessa del Padre. Di quel Dio amante della vita che “non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi” (1 lett.).
Questa vita Gesù “da ricco che era” la riversa su ogni creatura; il vangelo di oggi ci parla di questo ‘tocco’ di vita che sana la donna malata, che risveglia la fanciulla morta.
Eppure – potremmo obiettare – il dolore, la malattia, la morte stessa ci sono ancora, oggi come ieri. Sono dentro la storia dell’umanità e di ogni creatura, “per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo” ricorda ancora il libro della Sapienza.
Ed è proprio per questo che il Dio amante della vita, il Dio che “ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura” non ha esitato “da ricco che era” a far dono della Sua stessa vita a tutti coloro che si fidano di Lui. “Non temere, soltanto abbi fede”. “La tua fede ti ha salvata”. La malattia persiste, la morte c’è ma non ha l’ultima parola. L’ultima parola di Dio è vita: “Sì, Dio ha creato per la vita”.
Gesù è il garante di questa parola: Lui che attraversa il dolore e la morte per aprire le porte a una vita eterna. Lui ha detto “io sono la vita” e “sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Lui ricco della vita di Dio si è fatto povero, donando questa vita a tutti noi nell’atto d’amore totale del dono di sé, divenendo così portatore di vita per tutti coloro che con fede a lui si accostano, lo ‘toccano’ e si lasciano da Lui ‘toccare’, entrano cioè in una personale relazione d’amore.
Da questo incontro con Lui deriva anche per noi l’invito ad essere portatori di vita. Paolo lo chiede alla sua comunità di Corinto invitandola alla condivisione dei beni, alla solidarietà, per realizzare ‘uguaglianza’ perché tutti possano vivere con dignità. E’ quanto anche oggi, giornata della carità del Papa, è chiesto a tutte le comunità, di sostenere quella carità che la chiesa a nome del papa stesso esercita in ogni parte nel mondo per dare vita a quanti sono oppressi e in difficoltà.
E’ invito anche per ciascuno di noi, ognuno secondo la propria vocazione, a operare per diffondere vita, per fare uguaglianza (non è comunismo ma vangelo!); quell’uguaglianza che sta a significare vita dignitosa per tutti, perché nessuno venga escluso o scartato. E questo avviene quando la vita diventa condivisione, dono, aiuto concreto.
Pensiamo a quante “perdite di sangue” segnano ancora la vita di tanti fratelli e sorelle, quanti sono tenuti ai margini dal banchetto della vita: basti pensare alla non-distribuzione dei vaccini nei Paesi più poveri, alla fame e alla sete che attanaglia popoli interi, alle ingiustizie di ogni genere di cui è gravida questa nostra società…: “che vi sia uguaglianza” dice Paolo, perché vi sia vita dignitosa e piena. Per questo come cristiani, come comunità, dobbiamo lavorare con passione, competenza e responsabilità.
Personalmente oggi mi sento chiamato a ringraziare il Dio della vita che mi ha reso partecipe in modo particolare della Sua stessa vita per esserne servitore e portatore ai fratelli e alle sorelle. Quarant’anni fa come oggi, nell’ordinazione presbiterale, mi ha rivestito della Sua stessa vita perché diventassi canale di questa vita per tutti, camminando accanto a ciascuno per accompagnare chiunque verso la pienezza della vita che ci è data in Gesù.
Questi 40 anni sono stati indubbiamente dono di grazia da questo punto di vista e tantissimi sono i motivi per ringraziarlo. Ma sono stati anche a volte “perdita di sangue”: spreco di vita, caduta nel sonno della ‘morte’, del peccato: motivo per chiedere misericordia ogni giorno.
Anch’io mi scopro bisognoso ogni giorno di toccare Gesù e di lasciarmi da Lui risollevare, come la fanciulla dodicenne, per riprendere vita in Lui e poter continuare ad essere portatore di questa sua vita verso tutti, in particolare per quanti maggiorente assetati e bisognosi di ritrovare la gioia di vivere. E’ questa la preghiera che rivolgo al Dio della vita e che affido anche a tutti voi in questo giorno. Grazie.