Dagli scritti del Beato John Henry Newman (1801-1890), Cardinale, fondatore di una comunità religiosa, teologo Discorso « Watching », PPS vol. 4, n°22
« Vegliate », ci dice Gesù con insistenza…
Non dobbiamo soltanto credere, ma vegliare; non basta semplicemente amare, ma
vegliare; non solo ubbidire, ma vegliare. Vegliare perché? Per questo evento
supremo: la venuta del Cristo… Si capisce che si tratta di una chiamata
speciale, un dovere che altrimenti non ci sarebbe venuto in mente.
Abbiamo un’idea generale di cosa vuol dire credere, amare, ubbidire, ma cos’è vegliare?... Veglia in attesa del Cristo chi conserva lo spirito sensibile, aperto, sul ‘chi vive’, che resta vivo, sveglio, pieno di zelo per cercarlo e onorarlo. Desidera trovare Cristo in tutto quanto accade… E veglia con Cristo (Mt 26,38) chi, pur guardando all’avvenire, guarda anche il passato, e contempla quanto ha fatto per lui il Salvatore, non dimenticando quanto Cristo ha sofferto per lui. Veglia con Cristo chi ricorda e rinnova in sé la croce e l’agonia di Cristo, chi porta con gioia la tunica che Cristo ha portato fino alla croce e che ha lasciato dopo l’Ascensione.
Gli scrittori ispirati esprimono spesso nelle loro lettere il desiderio della seconda venuta, ma non dimenticano mai la prima: la croce e la resurrezione… Così San Paolo invita i Corinti ad attendere la venuta del Signor Gesù Cristo (1Cor 1,7-8) e non manca di dir loro di “portare sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,10)… Il pensiero di ciò che Cristo è oggi non deve cancellare il ricordo di cosa è stato per noi… Nella santa comunione vediamo contemporaneamente la morte e la resurrezione di Cristo, ci ricordiamo dell’una e dell’altra, gioiamo dell’una e dell’altra. Noi stessi ci offriamo e riceviamo una benedizione.
Vegliare è dunque vivere distaccati dal presente, vivere in ciò che non si vede, vivere nel pensiero di Cristo, come è venuto una prima volta e come deve venire, desiderare la seconda venuta partendo dal ricordo amante e riconoscente della prima.
Abbiamo un’idea generale di cosa vuol dire credere, amare, ubbidire, ma cos’è vegliare?... Veglia in attesa del Cristo chi conserva lo spirito sensibile, aperto, sul ‘chi vive’, che resta vivo, sveglio, pieno di zelo per cercarlo e onorarlo. Desidera trovare Cristo in tutto quanto accade… E veglia con Cristo (Mt 26,38) chi, pur guardando all’avvenire, guarda anche il passato, e contempla quanto ha fatto per lui il Salvatore, non dimenticando quanto Cristo ha sofferto per lui. Veglia con Cristo chi ricorda e rinnova in sé la croce e l’agonia di Cristo, chi porta con gioia la tunica che Cristo ha portato fino alla croce e che ha lasciato dopo l’Ascensione.
Gli scrittori ispirati esprimono spesso nelle loro lettere il desiderio della seconda venuta, ma non dimenticano mai la prima: la croce e la resurrezione… Così San Paolo invita i Corinti ad attendere la venuta del Signor Gesù Cristo (1Cor 1,7-8) e non manca di dir loro di “portare sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,10)… Il pensiero di ciò che Cristo è oggi non deve cancellare il ricordo di cosa è stato per noi… Nella santa comunione vediamo contemporaneamente la morte e la resurrezione di Cristo, ci ricordiamo dell’una e dell’altra, gioiamo dell’una e dell’altra. Noi stessi ci offriamo e riceviamo una benedizione.
Vegliare è dunque vivere distaccati dal presente, vivere in ciò che non si vede, vivere nel pensiero di Cristo, come è venuto una prima volta e come deve venire, desiderare la seconda venuta partendo dal ricordo amante e riconoscente della prima.