I cristiani
migliori, i più autentici e vivi, non si collocano necessariamente, e neppure
generalmente, tra i sapienti o tra le persone più abili. Né tra gli intellettuali,
né tra gli uomini politici, né tra i detentori del potere o della ricchezza, né
tra le «autorità sociali». Di conseguenza, la loro voce si fa sentire raramente
nei crocicchi delle strade o sulla stampa, i loro atti non hanno, d'ordinario,
risonanza e non tengono occupata la gente. La loro vita è nascosta agli occhi
del mondo, e se giungono a notorietà ciò avviene eccezionalmente, in una
cerchia ristretta, o solo più tardi. Nella Chiesa stessa spesso essi passano
quasi inosservati, e il cristiano in vena di criticare li ignorerà in buona fede,
benché essi si trovino magari proprio accanto a lui. Molti santi non sono
conosciuti che dopo la loro morte, e molti restano sconosciuti anche dopo la
loro morte. Perfino quelli che ebbero un ruolo importante furono per la
maggior parte misconosciuti e, nelle loro imprese più belle, combattuti o
abbandonati.
Sono nondimeno
questi uomini, più di tutti gli altri, a far sì che la nostra terra non sia un
inferno. Ora, la maggior parte di essi non si chiede affatto, anche ai nostri
giorni, se la propria fede sia «adattata» o «efficace». A loro basta viverne
di essa come della realtà stessa, la realtà sempre più attuale, e i frutti che
ne derivano, anche se spesso nascosti, non sono per questo meno belli, né meno
nutrienti. Qualunque sia lo stato del mondo, quei frutti ci saranno sempre
necessari per conservarci o ridarci qualche speranza.
Si cercano
profeti. Che curiosi profeti, se esistono, quelli di cui voi rivendicate i
diritti, ed ai quali vorreste quasi fosse conferito uno statuto legale, un
riconoscimento pubblico, una patente! Mai ci furono tali profeti, se non
falsi. Non temete di favorire una tale specie? Non pensate che essa proliferi
già abbastanza?... Quando sorgono dei veri profeti, le protezioni previste non
le potete impiegare. Sappiate che sono degli uomini banditi, calunniati,
umiliati; degli uomini che vengono accusati di tutti i crimini contro l'umanità;
come il Giusto di Platone, sono scacciati e bollati con il marchio dell'infamia.
Sappiate che questi uomini mettono contro di sé il mondo intero, resistendo
alle passioni popolari come ai capricci dei grandi, predicando delle verità
inopportune, non dicendo agli uomini nulla di ciò che gli uomini desiderano
sentirsi dire, andando da soli contro corrente, disprezzando le idee che ci
inebriano... Voi stessi, se li incontraste, non capireste in un primo momento
il loro linguaggio; sareste tentati di odiarli, o di guardarli dall'alto in
basso, o di ritenerli troppo fuori tempo; oppure li riterreste al servizio dei
vostri avversari, o li accusereste di fare stupidamente il loro gioco. A meno
che, più semplicemente, vi riesca troppo difficile accorgervi di loro.
H. de Lubac, Paradossi e nuovi paradossi, pp. 106-107.