Ho appeso alla bacheca un volantino ricevuto in settimana
riguardante gli orari delle Messe festive nel nostro territorio (da Colonno ad
Aquaseria sono poco più di 18 km. con circa 15.000 abitanti di cui, da
ottimista, circa il 20% partecipa): ebbene ci sono ogni domenica ben 36 messe
(11 prefestive, 25 festive). Al di là del numero a mio avviso spropositato, mi
son chiesto come vengono vissute queste celebrazioni, come incidono nella vita
delle comunità e dei singoli cristiani?
Oggi la festa del Corpus Domini ci aiuta almeno a
risvegliare in noi il senso, la grandezza e la bellezza di quella che abitualmente
chiamiamo la Messa e che a volte ripetiamo quasi come un riempitivo per
celebrare, dando un tocco di sacralità, le più svariate feste e iniziative...
Con tutte le messe che vengono celebrate ci dovrebbe
essere un vissuto cristiano che permea la vita delle nostre famiglie e della
nostra società. E’ così? Se non è così a cosa è dovuto? al fatto che non si
partecipa alla Messa, o perché non la si vive con consapevolezza e convinzione?
Non è questo il luogo per entrare nel merito di queste riflessioni.
Ascoltiamo piuttosto la Parola di Dio e meditiamola. Ci
accorgiamo che la Parola di Dio non usa il termine Messa; nelle letture si
parla invece di Pasqua e di alleanza. “Dove
vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”.
Gesù, rivivendo l’antica celebrazione della Pasqua
mosaica (descritta nella prima lettura), introduce una assoluta novità. Non c’è
più qualcosa di esterno (una legge, un agnello), bensì Lui stesso diventa
offerta, dono, condivisione. Lo ricorda la lettera agli Ebrei, lo afferma Gesù
stesso: “Prendete, mangiare, bevete,
questo è il mio corpo, il mio sangue per la nuova ed eterna alleanza”.
La Pasqua cristiana celebra dunque l’alleanza nuova e definitiva
tra Dio e l’umanità attuata in Gesù, che dona se stesso nella sua morte e
risurrezione e vive con noi per sempre nella presenza dello Spirito che oggi
come allora è forza che trasforma il pane e il vino in corpo e sangue di Lui,
che trasforma uomini e donne diversi rendendoli un solo corpo, il Suo corpo, la
sua chiesa.
Quella che noi diciamo ‘Messa’ è questo grande evento che
permane nel tempo e continuamente si rinnova, si riattualizza. L’atto di amore
di un Dio che si fa nutrimento, bevanda, sostegno per il nostro cammino.
Ecco perché Gesù sceglie di celebrare la Pasqua, la
definitiva alleanza con noi, nel contesto di una cena: “Vi mostrerà una grande sala: lì preparate la cena”.
Anche noi quando desideriamo rafforzare legami di
amicizia organizziamo una cena; essa diventa il luogo umano e semplice dove ci
si incontra, ci si ascolta, si fraternizza, insieme si nutre il corpo e lo
spirito e si cresce nella comunione, nella fraternità. Questo Gesù ha pensato e
voluto. In quella prima e ultima, e unica cena, ha voluto attuare tutto ciò:
parlarci, nutrirci, dissetare il nostro spirito, donarci se stesso, la sua vita
tutta, per amore, per renderci suo corpo, sangue del suo sangue, sua famiglia.
Una famiglia di figli, di fratelli e sorelle chiamata a
fare tutto ciò in sua memoria: “Fate
questo in memoria di me”. E il fare questo non è semplicemente ripetere
gesti e parole da lui compiuti e dette; piuttosto fare anche noi della nostra
vita un dono, un pane spezzato, una ricerca costante di comunione e di
fraternità.
Ecco la Messa: la Sua Presenza che continua tra noi e in
noi per farci crescere nella comunione di vita con Lui e diventare noi tutti il suo corpo.
Momento rivoluzionario che sconvolge e cambia
radicalmente la vita di chi vi partecipa.
Sorgente inesauribile di amore dove attingere una
rinnovata capacità di amarci gli uni gli altri, in famiglia, nella comunità,
dentro la realtà sociale.
Qui il Regno di Dio si fa presente, concreto, visibile e
chiama tutti noi, uniti in Cristo e abitati, nutriti dalla sua Parola e del suo
Pane, a lavorare per edificare e far crescere dentro la storia questo Regno.
Tornare dalla Messa deve vederci diversi da come siamo venuti: peccatori
perdonati e rinnovati dal Suo amore, abitati dalla sua Presenza, uniti tra noi per
essere nel mondo testimoni del vangelo, costruttori del regno di Dio.
Grandioso questo gesto, da non banalizzare e sciupare, ma
da vivere sempre più con rinnovata intensità e gioia.
Recuperiamo il valore e la bellezza di questo dono
che Gesù ci ha lasciato e sicuramente lo vivremo in modo diverso, più vero e
profondo, facendo della Messa non un riempitivo domenicale o un
obbligo daassolvere, ma il momento unico, indispensabile di incontro, di alleanza appunto,
dove la Pasqua di Cristo si rinnova e noi tutti ne veniamo introdotti e resi
partecipi, di giorno in giorno, di domenica in domenica, fino alla Pasqua ultima,
fino al definitivo banchetto di comunione nel regno di Dio: “fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel
Regno di Dio”. Lì il segno lascerà il posto alla realtà e saremo per sempre
nella piena comunione d’amore.