LA TENDA DI MAMRE, un luogo di silenzio e di ascolto, di ricerca e di incontro, di preghiera e di pace.
mercoledì 27 aprile 2022
sabato 23 aprile 2022
Trasformati dalla Sua misericordia - II° domenica del tempo pasquale
Gesù è vivo. L’annuncio della Pasqua risuona, otto giorni dopo, di domenica in domenica; la Sua presenza continua nel tempo e nello spazio. E dove Lui passa tutto cambia. E’ questo il messaggio che oggi la Parola ci comunica presentandoci la prima comunità dei discepoli e mostrandoci il grande cambiamento che avviene proprio dopo il passaggio di Gesù in mezzo a loro.
Nel vangelo la comunità dei discepoli appare comunità chiusa (erano chiuse le porte), piena di paura, che fa fatica a credere, frammentata (manca Tommaso) e dove Gesù non lo si percepisce presente.
Negli Atti degli Apostoli ritroviamo invece gli stessi discepoli a formare una comunità unita e aperta (stavano insieme nel portico), in crescita (venivano aggiunti credenti), testimoniante con gesti e segni l’amore e la presenza di Gesù che opera con loro al punto che “tutti venivano guariti”: non c’è ferita, paura, timore che non possano essere sanati dall’amore misericordioso di Dio operante in Gesù.
Sia nella prima che nella seconda immagine le persone che compongono queste comunità sono identiche: gli stessi discepoli. Ma ben diverso è il loro modo di essere. A cosa è dovuto il cambiamento?
C’è stato un passaggio, una ‘pasqua’, che li ha radicalmente cambiati. E’ il passaggio di Gesù in mezzo a loro. “Venne Gesù, stette in mezzo”. Lui al centro e tutto cambia.
Lui che entra nonostante le porte chiuse, le paure e i dubbi. Entra ugualmente e dona pace. Viene per andare in cerca di chi è smarrito e fa fatica, di chi è ferito e deluso.
E’ la stessa esperienza che visse l’apostolo Giovanni raccontata nel brano dell’Apocalisse. Lui che si trovava isolato (nell’isola di Patmos) e nella tribolazione, fa esperienza di una Voce, di una Presenza “Non temere! Io sono il primo e l’ultimo e il Vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre… Scrivi dunque…”. Incontro che ridona pace e lo apre a una missione di annuncio alle chiese.
Così è stato per i discepoli: “Pace a voi. Come il Padre ha mandato me così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo” Dove c’è Gesù e lo si pone ‘in mezzo’, al centro, fiorisce innanzitutto la pace. Quando Gesù entra nella tua vita, entra in te la sua Parola, senti la pace. Quella pace che vince la paura, la rabbia. Quella pace che è Presenza che ci invade. Quando Gesù è il cuore di una comunità essa sperimenta la pace, l’armonia, la gioia. Con Lui allora si cresce nella fede, aiutandosi insieme, affrontando i dubbi e le fatiche (come è stato per Tommaso) fino a riconoscere che Lui è il “mio Signore e mio Dio”.
Credere diventa allora accogliere la Sua Presenza in noi, fare nostre le sue ferite e le ferite di ogni fratello e sorella; fare nostro il suo Soffio, il Suo Spirito che spira parole e gesti di perdono e di misericordia: “Soffiò e disse… ricevete, perdonate”, perché non può esserci pace senza perdono.
Con Lui la comunità si trasforma e da chiusa si fa aperta; e da timorosa diventa capace di testimonianza; e da ferita e debole si rende strumento di guarigione, annunciando e operando la misericordia ricevuta in dono.
Oggi noi discepoli di Gesù, siamo chiesa chiusa su se stessa o aperta la mondo? Siamo cristiani che non fanno altro che leccarsi le loro ferite o che sanno portare attenzione e cura alle ferite dei fratelli attraverso il balsamo della misericordia?
In ogni caso oggi abbiamo bisogno, continuamente, di vivere il passaggio di Gesù tra noi, di lasciare che Lui possa entrare nelle nostre comunità e stare in mezzo, al centro.
Solo così possiamo trasformare noi stessi e la comunità tutta.
Un passaggio quello di Gesù che continua sempre. Lo ricorda la Parola ascoltata: “nel giorno del Signore”, “otto giorni dopo”, ogni domenica questo passaggio si rinnova.
domenica 17 aprile 2022
Buona Pasqua!
Guardiamo a Maria Maddalena e seguiamo i suoi passi in questo mattino di Pasqua, primo giorno della settimana.
E’ in cammino dopo eventi tragici verso un sepolcro mentre le tenebre oscurano la terra. Un buio che entra nella pelle, nel cuore. Lo sentiamo anche nostro ogni volta che una speranza si spegne. Un cammino che va verso una tomba, una pietra che mette la parola fine a ogni speranza.
Ma il mattino è tempo che si apre alla luce e il buio resta alle spalle. “Vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Immaginiamo la meraviglia e lo stupore dell’inattesa scoperta. La pietra rovesciata. Ciò che stava a dire “fine” si apre e lascia sperare in qualcosa di nuovo, di inaudito.
Inizia così una corsa: corsa verso gli amici, corsa che si allarga a Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Corsa soprattutto di un messaggio: la pietra è stata rimossa. Ogni pietra può essere rimossa. Non c’è parola fine per la speranza.
Messaggio che risuona pur in mezzo a dubbi e incerte: “Hanno portato via il Signore… non sappiamo…”. “Non avevano ancora compreso la Scrittura”. E’ la Sua Parola viva che può rinnovare lo sguardo e aprire alla vera fede. Essa ci guida a toccare con mano, a vedere con occhi nuovi: “vide, vide e credette”.
Questa esperienza di Maria, dei discepoli, oggi deve essere la nostra esperienza.
La Pasqua di Gesù porta con sé l’invito innanzitutto a uno sguardo nuovo: il saper vedere oltre, oltre ogni pietra, il saper riconoscere nuovi inizi. Ogni nostra pietra che ci pesa sul cuore e spegne ogni speranza può essere rimossa da Colui che un sepolcro non è riuscito a contenere.
La morte non ha l’ultima parola e tanto meno la violenza e l’odio. Chi vince è l’amore: quell’amore che ha il coraggio di farsi dono, di rendersi umile servizio, parola e sguardo che perdona. Come l’amore di Gesù il crocifisso che, ricorda Pietro nella 1 letture “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del maligno”.
Ecco allora un secondo invito: non stancarti di amare come Lui ha amato te e tutti noi. E’ questo amore che ha la forza di rimuovere ogni pietra e che nemmeno la morte può spegnere.
Da qui allora possono partire cammini nuovi: “noi siamo testimoni di tutte le cose da Lui compiute”.
Testimoniare è iniziare e costruire nuovi cammini. Perché Gesù risorto non è tornato indietro, alla vita di prima, ma è andato avanti, oltre, in una vita nuova. E dice a noi che occorre non sperare di tornare come prima, ma piuttosto sperare di diventare diversi da prima, capaci di novità. “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù dove è Cristo, rivolgete il pensiero alle cose di lassù non a quelle della terra”.
Non è il ritorno alla normalità che dobbiamo cercare, ma cercare effettivamente di cambiare le cose, la realtà proprio a partire dalla risurrezione. Nuovi cammini: non più verso se stessi, il proprio io, ma verso gli altri, verso quel Dio che muove i suoi passi accanto a noi.
“Cristo è davvero risorto. Si ne siamo certi”.
E dentro una storia dove “morte e vita si affrontano quotidianamente in un prodigioso duello” siamo chiamati a stare con coraggio dalla parte della vita, dalla parte dell’amore che genera pace, perdono, relazioni nuove, giustizia e solidarietà. Siamo chiamati a lottare per rimuovere pietre di violenza e di odio, per aprire occhi sulla presenza viva del Risorto in mezzo a noi.
Insieme. Chiesa che dalla Pasqua ritrova il suo slancio, il suo coraggio per portare dentro la storia di oggi un messaggio di vera speranza e di liberazione, per far toccare con mano all’uomo di oggi che Gesù è vivo e continua a operare in mezzo a noi.
Insieme allora “corriamo” come Maria di Magdala, come Pietro e Giovanni. Corriamo: non con affanno e agitazione, ma con gioia e serenità nel cuore, per portare a tutti e in ogni luogo la bella notizia della Pasqua: festa di pietre rovesciate, di sguardi alti, di cammini nuovi. Festa di un Dio che non ci abbandona al nostro destino, ma che Vivente cammina ogni giorno al nostro fianco.
lunedì 11 aprile 2022
sabato 2 aprile 2022
"Apro anche nel deserto una strada" - V° domenica di Quaresima
“Se uno è in Cristo è una creatura nuova”. Così ci ha detto la Parola di Dio domenica scorsa. E questo tema della novità, che fiorisce attraverso Gesù, ritorna anche in tutte le letture di oggi.
A iniziare dalla pagina del profeta Isaia: “Non ricordate più le cose passate. Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”. E Paolo aggiunge: “Dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, Gesù Cristo. Da Lui sono stato conquistato Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo”. E non da ultimo la pagina del Vangelo che viene a confermare questo annuncio: mentre l’uomo vede il passato e di fa giudice, Gesù vede il futuro e si fa misericordia, liberazione, speranza. E quella donna, condannata dal giudizio umano, viene resa nuova dall’amore divino. Per lei si apre un futuro nuovo, di speranza, di ricostruzione della propria vita.
“Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”.
Forse il dramma è proprio qui. Non ce ne accorgiamo.
Andiamo avanti immersi nei nostri schemi, nelle nostre abitudini, chiusi in un passato di fallimento e delusioni, in un presente cupo e carico di paura, e non ci accorgiamo che Dio ha rovesciato tutto, “grandi cose ha fatto il Signore per noi”, ha scompigliato i nostri schemi, ha buttato all’aria i nostri giudizi, ha gettato alle spalle i nostri peccati.
In Gesù fa germogliare la novità sconvolgente del suo amore misericordioso che ha la forza di aprire un futuro là dove tutto sembrava fosse perduto. Ha la capacità di ridare speranza a chi, a causa del suo passato, si sente soffocare dall’angoscia e dalla disperazione. Ha la forza di trasformare questa nostra storia ferita dalla guerra, dall’odio, dal male in una storia di fecondità e di pace. Lui apre strade nuove, come ricorda il profeta; apre strade pur in mezzo al deserto.
E tutto questo compie attraverso Gesù.
La sua presenza è la novità assoluta: una presenza che cambia il destino di ciascuno di noi. Cambia il nostro modo di guardare verso noi stessi e verso gli altri, imparando a riconoscerci tutti fragili e peccatori (“Chi di voi è senza peccato…”?), chiamandoci a vivere la misericordia e il perdono reciproco. Cambia il nostro modo di guardare a Dio e ci svela il suo vero volto non di giudice ma di Padre. La presenza di Gesù poi cambia anche il nostro modo di guardare alla storia personale e sociale perché ci fa comprendere che non c’è fallimento che non possa essere superato; non c’è caduta dalla quale non ci si possa rialzare; non c’è peccato che non possa essere perdonato.
Una novità totale ci è posta innanzi: novità nella relazione con noi stessi, con gli altri e con Dio. A queste relazioni nuove, regolate non tanto dalla Legge, dal giudizio, dalla paura, ma dalla forza dell’Amore, Gesù vuole condurci.
Così come ha condotto anche Paolo – che nella 2 lettura ci riporta la sua esperienza: conquistato da Cristo, proprio mentre era caduto così in basso perseguitando i suoi fratelli, si apre anche per lui un futuro nuovo. E invita anche noi a camminare verso questa novità: “Io non ritengo ancora di esservi giunto questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta… perché sono stato conquistato da Gesù Cristo”.
Corriamo anche noi verso la Pasqua vicina, pronti a lasciarci conquistare da Cristo, dal suo sguardo di misericordia, dalle sue parole di verità, dai suoi gesti di perdono.
Da lui rinnovati risolleviamoci da ogni nostro fallimento e caduta per incamminarci verso un futuro che possiamo scrivere nuovo con quella libertà e responsabilità che il Signore ci invita a esercitare: “Va’ e d’ora in poi non peccare più!”.
Da Lui conquistati ritorniamo a “scrivere per terra”, a scrivere su questa terra gesti e parole di pace, di perdono, di misericordia, di mitezza, di giustizia. Certi che “chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia”.