Scriveva P.Turoldo in una sua poesia: “Sempre più rara, dovunque, la Parola, mentre di inutili parole, a ondate, rimbomba il mondo”. Come è vero che tante volte nella nostra vita e nelle nostre comunità rimbombano tante inutili parole e ben poco spazio si dà alla Parola di Dio.
Le letture di oggi sono invito a tendere l’orecchio e a rimetterci con appassionato entusiasmo all’ascolto della Parola di Dio, che è ascolto di Cristo Gesù: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” diceva san Girolamo. E il Concilio Vaticano II° aggiunge, nella Dei Verbum al n.21 “La chiesa ha sempre venerato le Scritture come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della parola di Dio che del corpo di Cristo”. “La chiesa considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede… Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e vigore della chiesa e sorgente pura e perenne della vita spirituale”.
Accostiamoci allora alla Parola con quell’entusiasmo descritto nella prima lettura, dove, tutto il popolo, con gioia e attenzione “tendeva l’orecchio al libro della legge”. Si racconta una grande liturgia dell’ascolto, dove anche il tempo sembra non contare più, dove tutto è concentrato sulla Parola e dove alla fine questa Parola rigenera quella comunità, la unisce, la rafforza, la rende capace di affrontare tempi e momenti di crisi e di fatica, genera solidarietà verso i più bisognosi.
Importante è l’ascolto assiduo della Parola, sull’esempio di Gesù che, come il vangelo annota, “secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere”. Questo ascoltare con gli altri, in un solito e costante ritrovarsi, domenicale per noi, diventa alimento e forza per il cammino di fede.
Luca, nell’apertura del Vangelo, ci ha ricordato che ha voluto mettere per iscritto questa Parola del vangelo “in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Solidità: è il frutto dell’ascolto. Una vita che si fa solida, come casa sulla roccia.
La Parola, ascoltata e messa in pratica rende solidi i cristiani e le comunità. Rende capaci di un cristianesimo autentico, vero e di costruire comunità più affiatate, diventa guida nel cammino sinodale orientando il discernimento e le scelte.
Così la parola edifica la chiesa e la unisce in un solo corpo, come Paolo nella seconda lettura ci ricorda: “Tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. Ora voi siete corpo di Cristo”.
La comunione fraterna che deve respirarsi nelle nostre comunità non è frutto di trovate geniali e di un ripetersi frenetico di iniziative, ma di assiduo ascolto, insieme, della Parola che ci disseta nello Spirito e ci rende un solo corpo, nell’unità tra tutti i cristiani e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Il vangelo presenta la gente nella sinagoga dicendo che “gli occhi di tutti erano fissi su di lui”. Così dobbiamo fare anche noi: lo sguardo fisso su quel Gesù che oggi è qui nella Sua Parola, per attingere da Lui la forza di portare “un lieto annuncio” dentro le povertà del nostro oggi, diventando testimoni della Parola ascoltata.
Dalla Parola ci è data la capacità di diventare, dentro la nostra storia, operatori di liberazione; quella liberazione che solo Gesù porta e che ci affida come dono e compito oggi: “Mi ha mandato a proclamare la liberazione” dice Gesù.
Questo lieto annuncio e questa liberazione oggi ancora è chiamata a compiersi attraverso la presenza di uomini e donne che, abitati dalla Parola di Dio, cercano ogni giorno di attuarla nelle scelte e nella vita. Cristiani non estranei al sociale, al politico, ma capaci di stare dentro la realtà guidati, non certo dai propri capricci o dal proprio punto di vista, ma da quella Parola che è luce e verità sulla storia e sull’uomo, da quella Parola che ha la forza di portare ancora oggi liberazione da ogni forma di oppressione e di ingiustizia, di chiusura e di ripiegamento e di renderci comunità unite, solide e solidali.
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