Tra i diversi evangelisti il racconto del Battesimo di Gesù in Luca si caratterizza per un particolare: tutta l’attenzione è puntata non tanto sul fatto del battesimo, che viene solo accennato, bensì sull’apertura dei cieli: “mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì”.
E’ un’immagine simbolica molto bella, carica di un messaggio di speranza. Finalmente il cielo non è più chiuso sopra di noi. E’ finito il tempo delle tenebre, del buio; inizia il tempo della luce, del sereno, della speranza appunto.
L’uomo non è più un solitario chiamato a vivere con angoscia e paura sotto un cielo cupo e chiuso. L’uomo si riscopre ora “figlio amato” e chiamato a vivere in relazione con un Padre che fa dono del suo stesso Spirito di vita.
Il cielo aperto quindi dice una relazione ristabilita, un contatto che riprende, una vicinanza che ci rinnova.
Infatti “discese sopra di lui lo Spirito santo” dice Luca, quasi a confermare le parole del Battista: “io vi battezzo con acqua, ma viene colui… che vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”.
Con Gesù, in modo definitivo, veniamo resi consapevoli che su Lui e attraverso Lui su tutti noi è presente lo Spirito Santo, ovvero la vita stessa di Dio, e così prendiamo coscienza di essere suoi figli amati.
In questo modo ha inizio la missione di Gesù: venuto Verbo nella carne, uomo tra gli uomini, condivide il nostro cammino di esseri fragili e peccatori ricevendo “anche Lui il battesimo”. Proprio per annunciare a tutti che Dio si è immerso nella nostra storia, il cielo oscuro quindi si apre e lascia posto alla luminosità gioiosa di una rinnovata presenza e vicinanza.
Veramente in questo episodio del Battesimo al Giordano “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini…. Quando apparvero la bontà di Dio salvatore nostro e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza affinché diventassimo eredi della vita eterna”.
Sono le parola di Paolo, nella seconda lettura, che illuminano il senso di questo episodio che oggi celebriamo.
Episodio dunque che porta in questa nostra storia un messaggio di grande fiducia. “Consolate, consolate il mio popolo” annunciava il profeta Isaia. Ecco che dal cielo aperto viene a noi questa consolazione: “parlate, gridate che la sua tribolazione è finita, la sua colpa scontata… Ecco il vostro Dio”.
In Gesù Dio si manifesta non con il clamore dei miracoli, non con solenni discorsi, non con mirabili gesta di forza e di dominio, ma nel silenzioso e nascosto mettersi al nostro fianco, confondendosi in mezzo a un popolo di gente povera e umile, per accendere nel cuore di questi il fuoco della Sua presenza, del Suo Spirito che dà vita.
Gesto di solidarietà, di fedeltà di Dio nei nostri confronti.
Di un Dio che in Gesù ci prende per mano, cammina con noi.
Il cielo è definitivamente aperto: l’uomo ora può sempre ritrovare sopra di Lui uno squarcio di Luce, una Parola che lo rassicura “Tu sei il mio Figlio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Tutto ciò che è detto e avviene in questo giorno del Battesimo al Giordano, è detto e avviene anche per ciascuno di noi.
Il battesimo, che abbiamo un giorno ricevuto, è stato il momento del cielo aperto su ciascuno di noi, della consapevolezza di essere figli amati e sostenuti dal Padre attraverso il dono del suo Spirito di vita.
E’ il grande dono ricevuto di cui dovremmo ogni giorno fare memoria e mai dimenticare. Anzi dono che siamo chiamati a far crescere in noi fino al punto di manifestarsi attraverso un nuovo stile di vita.
Innanzitutto occorre far crescere questo dono.
Il vangelo ci ricorda che il cielo si apre e lo Spirito e la Voce operano quando Gesù “stava in preghiera”. Sottolineatura tipica di Luca, ma non affatto secondaria.
La preghiera è l’arte di vivere a cielo aperto, in una relazione costante di amore con Dio, immersi nel suo respiro, il suo Spirito che sempre e ovunque ci avvolge.
Tramite la preghiera noi ci scopriamo quotidianamente figli amati e alimentiamo in noi la Sua presenza, la sua vita, fino a vivere di Lui e per Lui. la preghiera ha la forza di trasformarci da peccatori a santi, da schiavi a liberi, da servi a figli.
Teniamo aperto ogni giorno, ogni istante, questo filo diretto col Padre: respiriamo il suo Spirito e non ci sentiremo mai soli e abbandonati, mai troppo fragili da non poter ricominciare sempre da capo il nostro cammino verso di Lui.
Se la preghiera alimenta il dono ricevuto nel Battesimo, la vita poi deve manifestare questo dono attraverso la nostra testimonianza. Sulle orme di Gesù, ognuno di noi che si dice cristiano, e tale è diventato nel Battesimo, è chiamato a camminare.
Significa che scegliamo anche noi di seguire la strada del Figlio amato: la fedeltà a Dio e all’uomo, la solidarietà con l’umanità, lo stare dalla parte di chi è più fragile e debole.
Questo non solo per fare come Gesù, ma per continuare con Gesù ad aprire cieli di speranza su questa nostra cupa umanità; con Gesù saper pronunciare Parole di consolazione e di fiducia; continuare con Gesù a saper risvegliare nel cuore di ogni uomo e donna la consapevolezza che tutti siamo “figli amati del Padre” suoi prediletti, portatori in noi del Suo Respiro, quello Spirito di Vita che tutti ci conduce verso una fraternità universale e verso la pienezza della vita in Dio.
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