Nel vangelo oggi torna più volte il verbo
vedere.
Si parla di vedere, ma con effetti diversi.
C’è chi vede ma non riconosce, e chi non vede ma arriva allo sguardo profondo
della fede, al credere. E’ proprio tutta
una questione di sguardi. Già lo ricordava Dio al profeta Samuele, mandato a
ungere Davide (1lettura): “Non guardare
al suo aspetto… non conta quel che vede l’uomo; l’uomo vede l’apparenza, ma il
Signore vede il cuore”.
Come sono vere queste parole. Il nostro
sguardo il più delle volte sa solo fermarsi all’apparenza, all’esteriorità e si
fa sguardo che critica, giudica, condanna, cataloga, esclude… Come i discepoli
che vedono e subito si chiedono “chi ha
peccato?”; come i farisei che vedono ma si fermano ai loro schemi,
all’esteriorità di una legge non rispettata perché era sabato: diventano così spietati
giudici, incapaci di vedere la novità che era lì sotto i loro occhi.
Sguardi diversi: alcuni colpevolizzanti,
altri solidali, pieni di misericordia, come lo sguardo di Gesù che “vide” e si avvicinò, toccò con mano,
sanò gli occhi del cieco.
Qual è il nostro modo di vedere le persone,
i fatti e gli eventi della vita? di leggere questo momento critico e difficile
che tutti di interpella? il nostro modo di guardare agli altri e a Dio?
Sguardi superficiali e pronti a ‘fare le
misure’ a tutto e a tutti, sguardi impauriti e carichi di pessimismo, o sguardi
profondi che aprono a speranza, fiducia, offrono vicinanza e solidarietà?
Abbiamo bisogno di imparare sguardi nuovi.
I nostri occhi sono forse abituati a vedere
di tutto e di più, ad immagazzinare così tante immagini e il più delle volte
tristemente negative che anche il nostro sguardo poi ne resta condizionato,
indebolito, malato.
Lasciamo che Gesù stesso si fermi vicino a
ciascuno di noi per sanare i nostri occhi, gli occhi del nostro cuore e della
nostra mente, così che abbiano ad essere capaci di vedere le cose come
realmente sono e le persone in tutta la loro verità, quali figli e figlie amati
dal Padre.
Occhi che sappiano riconoscere, pur in mezzo
a una realtà di estrema preoccupazione e difficoltà, gli spiragli di luce che
sono dentro la nostra storia, proprio in queste situazioni complesse e drammatiche,
per vedere così la Sua Luce che sempre ci accompagna e ci guida; per
riconoscere la Presenza in mezzo a noi di un Dio che afferma: “Io sono la luce del mondo”. Non c’è
tenebra che non venga vinta dalla luce!
Allora possiamo arrivare anche noi di nuovo
a dire: “Credo Signore!”. Credo che
tu mi hai, ci hai, illuminati da sempre. Credo che è la tua luce che ci abita
ed è più forte di ogni tenebra. Aver fede è acquisire «una
visione nuova delle cose» (G. Vannucci). E’ acquisire una sguardo profondo che
sa riconoscere, nascosto ma presente, il Dio della vita, che non si stanca di
accompagnare il nostro cammino per generarlo a nuova luce, perché Lui è luce da
luce! E a Lui affidarci.
Il Vangelo di oggi ci chiede lasciarci
guarire per riacquistare una vista nuova, un volto raggiante. Come è possibile?
Il ‘passarci accanto’ di Gesù rende
possibile tutto ciò.
Fin dal Battesimo, mentre venivamo portati
per essere lavati nell’acqua della vita, ci è stato detto: “Ricevi la luce di Cristo” .
Per questo Paolo non esita a ricordarci (2
lettura): “Un tempo eravate tenebra, ora
siete luce nel Signore”. Poi aggiunge, usando il testo di un inno
utilizzato proprio nella celebrazione del battesimo dai primi cristiani: “Svegliati tu che dormi, risorgi dai morti e
Cristo ti illuminerà”.
In questo particolarissimo cammino
quaresimale verso la Pasqua, Gesù possa di nuovo aprire i nostri occhi,
convertire i nostri sguardi, risvegliarci dal nostro sonno che ci immerge, a
volte senza che ce ne rendiamo conto, nelle tenebre del male.
Grazie a Lui possiamo veramente essere “luce nel Signore” e “comportarci come figli della luce”. Che
significa, ricorda ancora Paolo, capaci di vivere con “bontà, giustizia e verità, cercando ciò che è gradito al Signore”,
dentro questi nostri tempi oscuri e drammatici.
Con Gesù i nostri occhi possano abbandonare
lo sguardo superficiale, che si ferma solo all’apparenza, per imparare lo
sguardo nuovo di Dio che sa vedere in profondità, e come Lui saper andare al
cuore di ogni persona, situazione e cosa per riconoscere la sua Presenza di
Luce che sempre accompagna i nostri passi.
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