sabato 3 novembre 2018

XXXI° domenica del tempo ordinario


La gioiosa festa dei santi e il ricordo dei defunti accompagna queste giornate; e anche la Parola oggi ascoltata risuona dentro questo clima di preghiera, di riflessione, di ricordi.
Una Parola che ci porta immediatamente a ciò che vale di più, a ciò che è più importante, a riconoscere ciò che nella vita veramente conta: l’amore.
Per amore di Dio e del prossimo i santi hanno speso generosamente la loro vita, ritrovandola in pienezza, portando frutti che oggi noi possiamo gustare, che nutrono e rinsaldano il nostro cammino.
Essi ci ricordano che non c’è altra strada per realizzare se stessi se non l’amore di Dio e del prossimo. E come ogni strada ha certo le sue fatiche, le sue salite. L’amore è appunto un cammino; si snoda nel futuro. Gesù stesso coniuga l’amore al futuro: “Amerai”. Passo dopo passo, giorno dopo giorno. Amerai. Crescerai nell’amore e arriverai alla sua pienezza.
Chi ama Dio e il prossimo non è lontano dal Regno di Dio, si sta avvicinando ad esso se non smetterà di amare e di imparare ad amare da Colui che il regno è venuto a realizzarlo tra noi, il Signore Gesù. In lui l’amore trova il suo vertice, in quel comando nuovo che porta a compimento il comando antico: “Amatevi come  io ho amato voi”. Solo allora il regno si compie e l’amore arriva al suo vertice.
Il ricordo dei nostri defunti poi ci invita a riconoscere che l’amore è la meta finale ed è ciò che rimane quando tutto finisce e scompare. E’ ciò che saremo per sempre: amore nell’abbraccio del Dio Amore che ci ha chiamati alla vita e questa vita la porta a pienezza in Lui.
Riconosciamo allora, come Gesù ci ricorda, che l’amore è il principio di tutto: nasce da Dio, arriva a noi come dono, si espande verso il nostro prossimo, in forme e modalità le più diversificate, spingendo così il mondo e la storia verso una comunione universale che troverà in Dio il principio di tutto anche il suo compimento.
Di questo amore, rivelatoci da Cristo Gesù, sacerdote unico che ci lega al Padre, noi sua famiglia, sua chiesa, siamo resi canale inesauribile. La chiesa esiste per diffondere l’amore del Padre del Figlio e dello Spirito. E’ la sua missione, il suo compito. Quando dimentica ciò, non solo non ha più nulla da offrire al mondo, ma diventa ostacolo e impedimento agli uomini e alle donne che cercano e anelano alla pienezza della vita.
Allora come chiesa facciamo nostro ancora una volta l’invito di Gesù, ascoltiamo, accogliamo l’invito ad amare.
Papa Francesco nella esortazione sulla santità, “Gaudete et exsultate” (n.60-61), ricordandoci che la strada della santità è l’amore, dice: “Siamo chiamati a curare attentamente la carità: ‘Chi ama l’altro ha adempiuto la Legge… pienezza della Legge infatti è la carità’ (Rm.13,8-10). Perché ‘tutta la Legge trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal.5,14).
Detto in altre parole: in mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni, Gesù apre una breccia che permette di distinguere due volti, quello del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti in più. Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perché in ogni fratello, specialmente nel piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. Infatti, con gli scarti di questa umanità vulnerabile, alla fine del tempo, il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte. Poiché ‘che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono”.
Amare Lui e il prossimo è il cuore, il centro e il senso del nostro essere oggi nel mondo.  

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