Il Vangelo ci introduce alla festa di oggi
presentandoci Gesù che va da Giovanni per farsi battezzare. Sembra esserci un
passaggio di consegne: il Battista ha svolto il suo compito di precursore e ora
Gesù viene per continuarne la missione. Ma di fatto non è proprio così.
Il dibattito che segue e la resistenza di
Giovanni davanti all’insistenza di Gesù ci dicono che non c’è continuità, bensì
novità.
Qualcosa di nuovo sta per iniziare e ciò
spiazza, primo fra tutti, lo stesso Battista. “Voleva impedirglielo… sono io che ho bisogno di essere battezzato da
te e tu vieni da me?”.
Quale il motivo di questa opposizione? Per
il Battista il Messia atteso sarebbe venuto per ripulire il popolo dal peccato
e dunque sarebbe stato senza peccato, non bisognoso di battesimo. Che Messia è
se si sottomette a un gesto di purificazione? Questo si chiedeva Giovanni.
Solo la risposta di Gesù lo/ci aiuta a
capire: “Lascia fare…conviene che
adempiamo ogni giustizia”. Adempiere ogni giustizia, cioè fare ciò che è
giusto, che corrisponde alla volontà del Padre. E questa volontà è il disegno d’amore
che ha come fine la condivisione della nostra natura umana, assumendone anche
la sua parte peggiore: il peccato.
Il Battesimo voluto da Gesù quindi non è per
una purificazione dei peccati, ma per manifestare a noi che i nostri peccati
lui li ha assunti in una solidarietà con tutta la nostra natura umana.
Siamo davanti allora a un gesto che manifesta
(epifania) ancora una volta il vero
volto di Dio che rivela in Gesù la sua solidarietà con noi, il suo voler
prendere su di sé il nostro peccato, per farci dono della sua vita nuova, del
suo stesso Spirito.
Tre frasi possono aiutarci a comprendere
meglio
La prima frase: “Uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo
Spirito di Dio discendere…”. L’immagine dei cieli aperti è simbolica e di
ricco significato. Il peccato ha portato alla chiusura dei cieli, cioè alla fine
di una relazione di amore con Dio stesso. Il dialogo con Lui sembra essersi
interrotto; l’uomo vive lontano da Dio, ne sente il desiderio come si desidera
l’acqua nel deserto, ne invoca la venuta “Apritevi
cieli, pioveteci il giusto”: così il grido dei profeti esprimeva questo
bisogno di una relazione nuova tra Dio e il suo popolo.
L’aprirsi dei cieli nel momento del
Battesimo indica che ora, in Gesù, questa attesa è finita; una nuova relazione
tra l’umanità e Dio ora è ristabilita ed essa si attua grazie a Gesù e allo
Spirito che in Lui discende e dimora.
Seconda frase: “Questi è il figlio mio, l’amato”. La voce che viene udita indica
appunto che il dialogo è ristabilito proprio attraverso Gesù che è presentato
nella sua dignità di figlio amato del Padre, figlio stesso del Padre, Figlio di
Dio.
Negli Atti si dice: “Dio consacrò in Spirito santo e potenza Gesù di Nazaret”. Lui ora
è il volto visibile del Dio invisibile, l’Amato venuto per rinnovare il patto
di alleanza con il suo popolo e con tutti coloro che con cuore sincero lo
cercano e corrispondono al suo amore.
Un’ultima espressione va ricordata. La troviamo
nella prima lettura di Isaia: “Ecco il
mio servo che io sostengo”. Così il profeta parla di colui che è abitato
dallo Spirito, il Messia atteso, e ne descrive la missione. Figlio amato e anche
servo. Ciò figlio pronto a compiere una missione che manifesta questo amore del
Padre.
Gli Atti specificano questa missione: “passò beneficando e risanando tutti…”.
Una missione dunque di salvezza che si compie non nel giudizio e nel castigo
(come Giovanni pensava) bensì nella mitezza, nella solidarietà, nel bene. Chiara
la descrizione di Isaia: “non spezzerà
una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta…”. Una
missione di vita, finalizzata a ridare speranza, coraggio, fiducia a tutti.
Ecco quindi l’importanza che questo
episodio del Battesimo assume: una manifestazione di chi è Gesù e della sua
missione che ha inizio.
Questo episodio ha qualcosa di molto
importante da dire anche a tutti noi. In Gesù “Dio non fa preferenza di persone – dice la 2 lettura - ma
accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga”.
Ogni uomo e donna dunque sono immersi nella vita stessa di Dio manifestata in
Gesù, in questa novità che ci è stata rivelata.
Noi cristiani poi, ricevendo il Battesimo, siamo
consapevoli di questa novità e la vogliamo accogliere e attuare nella nostra
vita.
Consapevoli che con il Battesimo siamo
stati introdotti in una relazione d’amore con il Padre: si è “aperto il cielo”. Consapevoli che siamo
veramente “figli amati”, perché
abitati dal suo Spirito; e questa è la nostra nuova e splendida dignità. E
nello stesso tempo siamo consapevoli di essere incaricati di una missione. “Ecco il mio servo”. Missione che
dobbiamo svolgere quotidianamente, vivendo come figli amati e manifestando quel
disegno di Dio di solidarietà, condivisione, in uno stile di mitezza e nonviolenza
di attenzione all’altro, al debole, al piccolo.
Dal Battesimo inizia così per ciascuno di noi la vita
cristiana che è missione che ci vede coinvolti insieme, come comunità di
battezzati, per testimoniare a tutti il Vangelo della gioia. Per far conoscere
a tutti quel Dio che non fa preferenze di persone. Quell’amore di Dio per
ciascuno di noi che, prendendo e condividendo la nostra fragilità e il nostro
peccato, ci dona il suo Spirito perché possiamo essere e vivere come suoi figli
amati.
Nessun commento:
Posta un commento