Non può passare in silenzio l’avvertimento di Paolo nella seconda lettura odierna, anche perché suona molto attuale.
“I giorni sono cattivi”, dice l’apostolo, tempi difficile ieri come oggi. Dunque?
Occorre una buona dose di saggezza per non vivere da stolti: ”fate molta attenzione al vostro modo di vivere comportandovi non da stolti ma da saggi”.
In tempi non facili la saggezza, sempre secondo l’apostolo, sta nel fare buon uso del tempo; e ciò si traduce concretamente in due indicazioni. La prima: “non siate sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà di Dio”. La seconda: “Non ubriacatevi di vino che fa perdere il controllo di sé, siate invece ricolmi dello Spirito”.
Due indicazioni che invitano a vivere responsabilmente, capaci da una parte di riflettere per cogliere il disegno di Dio, la sua volontà (e sappiamo che questa volontà è la vita piena per ogni creatura) e capaci dall’altra di lasciarci guidare non dalle emozioni superficiali ma dallo Spirito, per non perdere il “controllo di sé”.
Insomma vivere il tempo con spirito di discernimento per cogliere dove ci sta portando il disegno di Dio e collaborare ad attuarlo nella verità e nella responsabilità.
Possedere questa saggezza è certo urgente in questi tempi non facili. Ma perché avvenga ci è chiesta la disponibilità a lasciarci nutrire da ciò che realmente può rendere saggi.
Noi di che cosa ci nutriamo? Di che cosa alimentiamo cuore e pensieri? Oggi si corre il rischio di una cattiva alimentazione della mente e del cuore, contaminati come siamo da messaggi fuorvianti e ingannevoli. Ci nutriamo ogni giorno di bellezza, verità, amore, spiritualità? O ci riempiamo di superficialità, egoismi, intolleranze, mormorazioni e falsità, vanità?
Se viviamo accogliendo in noi pensieri malvagi, che ci degradano, diventeremo come loro: si diventa ciò che di cui ci si nutre! Per questo Gesù, ancora una volta, nel vangelo, si ripropone con insistenza come “vero cibo”.
Invita a mangiare e bere di Lui. E questo nutrirsi di Lui altro non è che aderire a Lui con tutta la nostra umanità e il nostro spirito.
Questo ci porterà da una parte a rimanere in Lui: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”; e dall’altra a vivere per Lui: “colui che mangia me vivrà per me”.
Gesù si propone non come modello esteriore da imitare, ma quale forza interiore che anima, sostiene, da forza alla nostra vita.
“Come è possibile?” si chiedono e ci chiediamo; come nutrirci di Lui? E’ chiaro che il linguaggio è fortemente e volutamente simbolico. Mangiare e bere di Lui sta a indicare la capacità di far sì che Lui entri nella nostra vita, nei nostri pensieri, nelle nostre scelte. Se ci nutriamo di Lui e della sua Parola, essa da forma al nostro pensare, al sentire e all’amare. E diventiamo ciò che ci abita.
Questo avviene attraverso una comunione sempre più profonda con la sua persona che cresce e si attua attraverso una quotidiana vita spirituale fatta di ascolto della sua Parola, di preghiera che ci mette in sintonia con Lui e anche di quel nutrirsi a quel Pane dell’Eucaristia che fa scorrere in noi il Suo stesso Spirito, la sua stessa vita.
Accogliamo dunque oggi l’invito che in particolare ci viene rivolto nella prima lettura: “Chi è inesperto venga qui!... Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”.
Solo così troveremo capacità e forza per vivere in questi nostri tempi da veri discepoli, fedeli al vangelo, in coerenza con la nostra fede e soprattutto con responsabilità di scelte e prima ancora di pensieri e di idee.
Questa è l’ora della responsabilità. Per noi cristiani. Per ogni uomo e donna di buona volontà. Il Signore ci doni la saggezza necessaria per restare saldi nella verità, nel bene, nella fedeltà a Lui e alla Sua Parola.
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