sabato 8 luglio 2023

"In cerca di ristoro" - XIV domenica del tempo ordinario

 

Viviamo in un mondo sempre più violento. La violenza, che scoppia come guerra o come rivolta, come litigio o come insulto, sembra diventata l’espressione comune del nostro modo di vivere e di relazionarci. Sintomo di un malessere più profondo che inquina tutte le nostre relazioni umane che si manifestano sempre più conflittuali. Purtroppo, indirettamente o direttamente, ne facciamo ogni giorno esperienza.

Davanti a questo atteggiamento, che a volte segna le relazioni anche dentro le comunità cristiane, le letture di questa domenica ci mettono davanti all’immagine di un Dio mite che si rivela nell’umiltà di Gesù.

Già il profeta Zaccaria, nella prima lettura, lo annuncia come Colui “che farà sparire il carro da guerra… l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni”.

E noi invece stiamo ancora aspettando il tempo in cui poter spezzare e mettere via l’arco di guerra, le armi e tutto ciò che genera violenza.

Dio invece non si stanca di svelare il suo volto di pace non certo a coloro che si credono dotti e sapienti, e che sovente proprio per questo esercitano violenza sugli altri, ma ai piccoli, agli umili.

Vogliamo unirci anche noi oggi a Gesù per dare lode al Padre che svela a noi il suo volto e ci rivela il nostro essere figli grazie al Suo Figlio Gesù: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.

Questa rivelazione avviene per opera dello Spirito Santo. Paolo nella seconda lettura lo dice chiaramente: “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene”.

Per questo Gesù ci chiama ad attingere costantemente a questo Spirito. “Venite a me, vi darò ristoro”, e questo ristoro è lo Spirito del Padre e del Figlio che porta pace nei nostri cuori spesso stanchi e oppressi da tanto male, fatica, violenza.

Possiamo così trovare ristoro nello Spirito e da Lui essere ‘conformati’ a Cristo, resi come Gesù, miti e umili di cuore, uomini e donne di pace e non di violenza, di mitezza e non di arroganza. Lo Spirito plasma il nostro cuore, la nostra vita, rendendoci così capaci di “imparare da Gesù” e diventare come lui miti e umili.

Tutto ciò è possibile ma chiede che sappiamo stare sotto il “giogo”, il dominio dello Spirito, “dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.

Questo avviene quando impariamo a vivere una profonda vita spirituale, cioè vivere guidati dallo Spirito, ogni giorno. Lui deve diventare il Maestro interiore che ci illumina e sostiene.

Domandiamoci: da chi andiamo ad attingere vita?

A volte ci mettiamo sulle spalle gioghi pesanti e opprimenti, illudendoci di trovare così la nostra realizzazione. Quanti “venite a me” ogni giorno ci vengono rivolti. ‘Vieni e ti renderò felice, ricco, bello, soddisfatto’. Falsi maestri che non portano a nulla se non ad appesantire il cuore e alla fine a farci sentire falliti, stanchi e oppressi.

“Venite a me, il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” dice invece Gesù. Lui ci offre, senza inganno ciò che può veramente portarci ristoro e pace. Ci dona il suo stesso Spirito, dolce ristoro che rimane in noi.

Impariamo da lui. Attingiamo da questa sorgente. Facciamolo dedicando tempo e spazio al silenzio, all’interiorità, all’ascolto di quel Dio che si svela ai piccoli e ai semplici.

Viviamo una vita troppo dispersiva e caotica che alla fine innesca forme di violenza. Solo un recupero dell’interiorità, di una profonda vita spirituale ci potrà aiutare a liberare la mente e il cuore da troppi pesi e inganni, per riportarci a quel ristoro che andiamo cercando.

Venite a me”: accogliamo questo invito, non andiamo altrove a cercare ristori. Ascoltiamo la sua voce. Diventiamo, grazie a lui, uomini e donne di pace.

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