“Sì ne siamo certi, Cristo è davvero risorto!”
E’ l’annuncio della Pasqua, annuncio che corre nel tempo e nella storia. Indubbiamente annuncio clamoroso, inaudito, che ha quasi dell’assurdo: come possibile? come è avvenuto, quando?
Domande e dubbi, curiosità e ricerca, portano da sempre l’umanità a confrontarsi con questo fatto. Così noi oggi.
Per tanti si tratta di una bella favola a lieto fine, di pura illusione, di inganno. Per altri porta una speranza nuova, un forte richiamo alla vita più forte della morte, accompagnato pur sempre da dubbi e perplessità.
Per noi? Noi discepoli di questo Gesù crocifisso e ora risorto, come accogliamo questo annuncio?
Il vangelo di questa festa ci presenta alcuni personaggi che per primi si sono trovati davanti a questo evento unico.
Maria di Magdala, Pietro e Giovanni con gli altri discepoli.
Non incontrano il Risorto, vedono solo dei segni: la pietra rovesciata, i teli piegati e riposti, la tomba vuota.
Segni tuttavia che parlano. Come il vento: non lo vedi, ma attorno a te ci sono i segni del suo passaggio, della sua presenza. Li puoi percepire, sperimentare. Così è del Risorto. Parlano i segni.
E il verbo della Pasqua allora è proprio il verbo ‘vedere’. “Vide che la pietra era stata tolta… Vide i teli… vide e credette”.
Saper vedere con gli occhi nuovi della fede per riconoscere il Vivente, il Presente, Colui che è il Dio con noi.
“Raccontaci Maria: che hai visto sulla via?” E’ il saper vedere oltre le apparenze, oltre “le cose della terra”, per cercare e vedere “le cose di lassù”, come dice Paolo nella seconda lettura. Saper cercare e vedere i segni di Dio che opera in mezzo a noi. Uno sguardo nuovo, uno sguardo profondo che sa cogliere l’invisibile oltre il visibile.
“Noi siamo testimoni” dice Pietro nel libro degli Atti; testimoni oculari, ovvero persone che hanno visto oltre i segni il Risorto e riconosciuto “tutte le cose da Lui compiute”. Testimoni chiamati ad annunciare che Lui è vivo e continua ad operare con la forza del suo amore misericordioso.
Ancora oggi, in questi nostri tempi oscuri e non facili, i segni ci sono, Lui c’è, presente e vivente tra noi. Scrive il nostro vescovo per gli auguri di Pasqua: “Con la fede siamo invitati a verificare i segni di risurrezione che già da oggi sono presenti e si diffondono tra noi. In questo modo costatiamo che il bene non viene mai soffocato dal male, che la verità non risulta sconfitta, che il perdono riesce a trionfare sull’odio e sulla vendetta, la fraternità vince sull’individualismo. Possiamo constatare queste realtà positive a volte insperate che testimoniano la vittoria dell’amore.” E’ l’augurio di saper “vedere germi di vita nuova, semi di risurrezione che il Signore semina attorno a noi e che a nostra volta siamo chiamati a coltivare e a diffondere”.
La Pasqua ci doni uno sguardo nuovo e profondo, lo sguardo della vera fede che sa riconoscere la Presenza viva di Gesù.
Lo sa riconoscere nel pane e nel vino, suo corpo e suo sangue, dono infinito di amore, nella sua Parola, luce ai nostri passi. Impara a riconoscerlo lì dove l’odio e la violenza sono messi a tacere dalla mitezza e dal perdono. Lo vede presente dove gesti si solidarietà e di accoglienza aprono un futuro di speranza a chi è povero, migrante, affamato, solo. Dove nel silenzio e nella quotidianità anziani e malati affrontano con coraggio le prove della sofferenza. Dove genitori sanno spendersi e custodire la vita dei figli anche se debole, disabile, problematica. Ovunque un uomo e una donna compiono gesti e dicono parole di verità, di pace, di amore, di giustizia e fraternità lì è la Pasqua che si compie. Lì è Lui vivente e presente.
Con lo sguardo di Maria di Magdala, di Pietro e di Giovanni, allora arriveremo anche noi a dire: “vedo e credo”. E con questo sguardo profondo e nuovo apriamoci al futuro con speranza e gioia, diventando anche noi segno della sua Presenza. Buona Pasqua.
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