La Parola di Dio oggi mette in evidenza la dimensione comunitaria della Pasqua. La Pasqua infatti non è un evento da vivere semplicemente a livello personale (‘ho fatto Pasqua’… ridotto ad essere andato a Messa e forse confessato…). E’ piuttosto evento che tocca la vita della chiesa tutta, di tutto il popolo di Dio, come lo fu la prima pasqua per il popolo di Israele nel deserto.
Allora una domanda si impone: la pasqua che stiamo celebrando quanto cambia o meno la comunità dei discepoli?
Nel Vangelo vediamo questa prima comunità che è descritta come una comunità chiusa (porte chiuse) piena di paura (timore dei Giudei), incredula davanti agli eventi che si stavano compiendo sotto i loro occhi.
In questa comunità il Risorto si fa presente: “stette in mezzo”. La visita con l’abbondanza dei suoi doni: Pace a voi, ricevete lo Spirito santo, attingete alla misericordia di Dio e diventate testimoni, io mando voi. E ’l’esperienza della Pasqua.
A questo momento di grazia tuttavia manca un discepolo: Tommaso. Ed è proprio lui a mettere alla prova la comunità, a verificare fino a che punto la Pasqua l’ha cambiata.
Arriva dopo che Gesù è andato. Tutti gli dicono: “Abbiamo visto il Signore”. Ma lui non ci crede. Perche?
Perché trova una comunità che non è cambiata, che ha ancora paura, dove le porte sono chiuse. Una comunità dove non si leggono i segni dell’amore, le ferite, dove non si tocca per mano il segno del dono, della condivisione. Trova insomma la sua comunità così come l’aveva lasciata, nonostante questi affermassero di aver visto il Signore. Sì, forse l’avevano visto, ma non si sono lasciati rinnovare dalla sua presenza, dai doni del suo amore misericordioso.
Tommaso diventa così l’immagine di tanti che ancora oggi desiderano, incontrare il Signore ma non riescono a ‘toccarlo’ nella vita delle comunità cristiane dove si trovano a vivere, perché queste comunità, pur celebrando la Pasqua, non si lasciano da essa trasformare e rinnovare,.
Ben diverso invece è l’esito del racconto degli Atti nella prima lettura. “Quelli che erano stati battezzati”, questa prima comunità fa vedere apertamente la presenza del Risorto. Come? Con uno stile di vita che manifesta i frutti gioiosi della Pasqua, del suo passaggio: pane spezzato, ascolto, preghiera, condivisione, solidarietà, fraternità, letizia e semplicità di cuore. Davanti a questa comunità, trasformata dalla Pasqua di Gesù e rinnovata dal Suo Spirito si dice che “il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”.
Una comunità nuova, diversa, trasformata dalla presenza del Risorto. Certo tutto questo si è compiuto passo dopo passo, dopo cinquanta giorni, dopo la Pentecoste che ha trasformato questa comunità rendendola capace di testimoniare con la vita il Signore Gesù.
Questo ci incoraggia. Passo dopo passo, di domenica in domenica, dobbiamo anche noi tendere a diventare comunità pasquali, capaci di far ‘toccare’ il Signore che è in mezzo a noi a quanti lo cercano, a quanti sono titubanti nella fede e che vogliono toccare con mano la Sua Presenza.
Che lo Spirito, che già ci abita fin dal nostro Battesimo, rinnovi in noi la Sua Presenza. Scenda di nuovo nelle nostre comunità per liberarci dalla paura e dalla sfiducia.
Renda anche noi come la chiesa delle origini rinata dallo Spirito a Pentecoste, come ci ha ricordato il libro degli Atti: perseveranti nell’ascolto della Parola, nello spezzare il pane, nella preghiera e nella comunione fraterna. Capaci di “stare insieme” e vivere nella comunione fino a “godere il favore di tutto il popolo”.
Davanti alle sfide del nostro tempo, davanti alle fatiche di comunità cristiane che sembrano restringersi e chiudersi in piccoli ghetti, la Parola oggi ci indica di nuovo la strada per un rinnovamento radicale e ci offre di nuovo il dono della misericordia, il dono dello Spirito che tutto rinnova e vince le nostre paure e fragilità, ci riconcilia e ci unisce, ci manda ad essere nel mondo testimoni del Suo amore misericordioso.
Nessun commento:
Posta un commento