sabato 7 agosto 2021

"Io faccio vivere" - XIX° domenica del tempo ordinario

 

E’ troppo vicina a noi l’esperienza di Elia – raccontata nella prima lettura – per non iniziare da lui la nostra riflessione.

Elia il profeta di Dio si trova in un momento di grande difficoltà e di delusione. Vede solo fallimento. “Ora basta Signore!”. E’ perseguitato, ricercato, deve fuggire e si addentra nel deserto. Così scoraggiato da dire: “Ora basta Signore! Prendi la mia vita”, non ce la faccio più.

Vicina a noi questa esperienza quando vediamo attorno solo fallimento e buio sperimentando il senso dell’inutilità, dello scoraggiamento. Forse anche noi siamo arrivati a dire: “E’ tutto inutile, non serve a nulla quelle che faccio, non cambia niente. Non val la pena impegnarsi, essere onesti, credere…”.

La Parola oggi ci dice che proprio in questi momenti dobbiamo imparare a non sentirci abbandonati e riconoscere segni di vicinanza. Il profeta scoraggiato vede accanto a sé un angelo, segno dell’intervento di Dio che dà al profeta la certezza di non essere mai solo. Qualcuno è con te, capace di toccarti, capace di svegliarti dal sonno, di dirti: “Alzati, mangia!”.

Nel cammino della nostra vita non siamo mai abbandonati.

C’è sempre una mano che risolleva. Dio è colui che viene, si fa vicino, interviene: “Elia guardò e vide una focaccia cotta e un orcio d’acqua”.

Certo vien da dire: cos’è mai un po’ di pane e d’acqua? Non potrebbe fare qualcosa di più? Ma Dio non toglie la fatica, non capovolge la situazione, non annulla i problemi, ma assicura la sua presenza con la forza delle cose semplici, non clamorose ma essenziali, come il pane e l’acqua. Sono l’indispensabile, l’essenziale per vivere. Così Dio interviene sempre. E’ lui la forza, per cui Elia si sente rimotivato e spinto a continuare.

Anche noi, pur dentro le prove della vita possiamo e dobbiamo ritrovare l’energia per continuare a lottare, a camminare.

Dio non viene a noi con miracoli, ma con segni quotidiani e semplici che ci infondono la Sua energia. Quante volte ci sarà capitato, in momenti di sconforto e abbandono, di percepire un piccolo segno (un amico, una parola buona, una telefonata, una lettera…) che ha riacceso la speranza e la fiducia per continuare.

E’ Dio stesso che ci tocca e ci dice: “Alzati… è ancora lungo per te il cammino”. Dobbiamo imparare a riconoscere questi piccoli segni e accoglierli. Lui è vicino e risolleva. E lo fa con tutti. “Tutti saranno istruiti da Dio” dice il vangelo di oggi.

Purtroppo non tutti sanno riconoscerne la sua vicinanza.

Gli stessi Giudei mormorano contro Gesù, non riconoscono in lui, di cui dicevano di conoscere tutto, il segno di Dio che li ama. Solo chi si fida, osserva Gesù, può riconoscere i segni della vicinanza di Dio: “chi crede ha la vita eterna”.

E il segno può eloquente e definitivo della vicinanza di Dio è proprio Gesù stesso. Lui si presenta come “pane della vita”, l’energia, l’essenziale per vivere. Al punto che “chi ne mangia non muore”: nemmeno la morte può spegnere la vita, che diventa in noi la vita stessa di Dio.

“Io sono il pane disceso dal cielo… Io sono il pane della vita… e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Quanta insistenza! Ma qui c’è qualcosa di grandioso pur nel nascondimento del segno, nella semplicità del pane.

Gesù è Dio stesso che si fa nostro cibo lungo la strada perché nessuno si senta solo e abbandonato. E ogni domenica veniamo qui a celebrare il sacramento del pane e della parola, a nutrire la vita. “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”: parole che dicono una verità semplicissima e fondamentale. Come se Gesù dicesse: “Io faccio vivere”. Io alimento la vita, quella che non ne può più, come quella di Elia, quella che ritiene il cammino troppo lungo, quella seduta e spenta nel deserto, come quella piena di affanni, di problemi, di paure che non vede più via di uscita.

“Io faccio vivere” ci ripete oggi Gesù. Il segreto della nostra vita, della nostra riuscita, è oltre noi, viene dal cielo, come il pane che Gesù annuncia, viene da Dio.

Con Gesù possiamo assaporare la gioia di sentirci amati, sorretti, confortati. Più ancora ci sentiamo chiamati a diventare, gli uni per gli altri, angeli di speranza, pane che offre energia, acqua che rinfresca e rigenera: è la missione del cristiano che Paolo ha richiamato a noi nella seconda lettura con un preciso invito che vogliamo fare nostro: “camminate nella carità nel modo in cui anche Cristo ci ha amato”.  

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