Non facciamo
fatica a riconoscere che il brano di vangelo di oggi è costituito da due parti
caratterizzate da due domande.
La prima parte
risponde alla domanda: “Sei tu colui che
deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” La seconda risponde alla domanda:
“Che cosa siete andati a vedere nel
deserto?”
La prima domanda
viene da Giovanni il Battista che si interroga su Gesù. La seconda viene da
Gesù stesso che fa l’elogio del Battista.
Mi è parso di
trovare un legame tra le due parti prendendo spunto da un’espressione tornata
attuale in questi giorni: l’uomo forte; la ricerca dell’uomo forte (sei tu?), l’elogio dell’uomo forte (cosa siete andati a vedere?).
Prendo questa
espressione –uomo forte- dal recente rapporto del Censis sulla situazione
sociale dell’Italia oggi, dove si registra che quasi il 50% della popolazione
vuole un uomo forte al potere.
Anche al tempo di
Gesù vi era un’attesa dell’uomo forte che avrebbe portato liberazione sociale e
politica, soprattutto dal dominio dei romani. Anche Giovanni Battista aspettava
l’uomo forte: questa era l’immagine del Messia che attendeva e che aveva
descritto come colui che viene con la scure tagliente e il fuoco che brucia per
“fare pulizia” e riportare ordine a livello sociale e religioso. Sono proprio
queste aspettative che fanno nascere in Giovanni dubbi sulla persona di Gesù.
Lo aveva indicato come il Messia atteso, certo, ma il suo modo di essere appare
subito ben diverso dalle sue aspettative. “Sei
tu colui che deve venire?”.
Gesù risponde, ma
non con un sì o un no, bensì invitando Giovanni – e noi – a uno sguardo
attento, profondo dei fatti, capace di cogliere, vedere, i segni della vera
forza, che non sta nel potere e nel dominio, bensì nell’amore che si mette a
servizio della vita, degli altri e fa fiorire una storia nuova.
Quanto è
importante anche per noi questo sguardo attento, che non si ferma alla superficie,
al clamore della notizia urlata, all’inganno delle parole e delle immagini. Guarda
invece: Dio crea la storia non a colpi di forza, ma con gesti silenziosi di
amore a iniziare dagli ultimi, dai deboli, dai poveri.
Piccoli segni
indubbiamente, ma che hanno la forza del germoglio che lentamente porta frutto.
Sì, è Gesù l’uomo forte atteso, ma la sua forza sta nel farsi servo per amore
mettendosi al fianco degli ultimi, prendendo su di sé le fatiche e il dolore
della gente e indicandoci così la strada per ridare speranza e vita al mondo
intero. “E beato è colui che non trova in
me motivo di scandalo!”. Come ancora oggi tanti si scandalizzano di lui e
di chi vive il vangelo con radicalità…
Gesù poi elogia
Giovanni il Battista: “Chi siete andati a
vedere?” Certamente un uomo forte, “fra
i nati di donna il più grande”. Tuttavia questa forza e grandezza è tutta
nel suo farsi servo e messaggero, voce, che apre la via alla novità di Dio. Una
novità che porta a far sì che anche “il
più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”, del Battista.
Ognuno di noi infatti,
che si riconosce piccolo nel regno di Dio, capace di fidarsi del Signore e
della sua Parola, diventa “uomo forte”, il più grande: diventa cioè capace di
collaborare alla crescita di una umanità nuova seminando con pazienza e
costanza, con umiltà e senza clamore, semi di novità e di speranza. Più che
aspettare qualcuno “che metta a posto le cose” con la forza del potere e del
dominio (magari –anzi senza magari– privandoci della libertà e della dignità
personale) lavoriamo con la forza dell’amore per dare una svolta alla nostra
società, alle nostre famiglie e comunità, alla chiesa tutta. Facciamo nostro l‘invito
della Parola: “Irrobustite le mani fiacche,
rendente salde le ginocchia vacillanti.Coraggio non temete… Allora si apriranno
occhi… si schiuderanno orecchi… si griderà di gioia, fuggiranno tristezza e
pianto, gioia e felicità li seguiranno”. Ci è chiesta la costanza del
contadino –come dice Giacomo nella 2 lettura. Guardare, saper vedere i segni di
nuovi germogli, rinfrancare i cuori, non lamentarci, ma lavorare con costanza
per far germinare frutti di giustizia, di onestà, di solidarietà, di amore lì
dove siamo e viviamo. Uomini e donne con occhi che sanno vedere i segni di Dio,
la sua presenza efficace nella storia e con mani laboriose, disponibili a
operare per una storia diversa dove in essa cresca il regno di Dio.
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