La Settimana di Pasqua si apre con questo ingresso di Gesù in
Gerusalemme, la città santa.
In essa si compiranno tutti gli avvenimenti che nei prossimi giorni
rivivremo nelle celebrazioni.
Questo ingresso non è solo un fatto di cronaca o di collocazione
geografica di quanto avviene. E’ anche un fatto teologico, ha cioè un suo
specifico messaggio su Dio che dobbiamo scoprire e accogliere.
Gerusalemme è la città-tipo, immagine dell’intera umanità chiamata a
convivere insieme. L’entrare in essa da parte di Gesù è gesto che conferma da
una parte la scelta dell’incarnazione, del Dio fatto uomo e venuto tra gli
uomini che sceglie di stare con loro, di entrare dentro la loro vita umana,
sociale, politica. Gesù non sta fuori dalla mischia, ma sceglie di entrare
nella polis, di stare dentro i conflitti, di non fuggire condividendo il
destino di ogni uomo e donna.
Dall’altra questo stare dentro la città indica anche le modalità di
questa scelta di condividere il nostro destino. Si tratta infatti di un collocarsi
dentro la polis contrassegnato da uno stile nuovo che manifesta lo stile stesso
di Dio: stile di mitezza, di servizio, di piccolezza e umiltà. Come un seme
pronto a marcire per dare vita nuova. Così il racconto della passione ci presenta
l’atteggiamento di Gesù
Sarà proprio da questa sua scelta che verrà la vittoria, la pasqua, la
trasformazione del conflitto in speranza, pace, novità di relazioni.
Un atteggiamento ben diverso da quello della gente di Gerusalemme che
invece inneggiava riponendo speranza nella forza, nel potere, nel dominio, per
poi passare, delusi da Colui che come Messia si rivela ben diverso dalle loro esigenze,
al crocifiggilo. Ancor oggi sembra che non possa esserci altra strada se non
quella della forza, dell’arroganza, del dominare sugli altri, del potere che
schiaccia e umilia. Sembra che solo così facendo si possa costruire la città,
la vita comunitaria, sociale e politica.
Gesù invece percorre l’altra strada: lui ci insegna che una strada
diversa c’è per stare al mondo e nel mondo, dentro la città: quella dell’amore
che serve, si dona, perdona, fa fiorire vita scomparendo nel silenzio (per
questo la sua passione è modello per noi).
Noi cittadini di questa Gerusalemme globale che è il mondo di oggi, su
quale strada ci muoviamo?
Siamo quelli dei facili osanna, incitando e perseguendo logiche di
dominio e potere fino a schiacciare i deboli e gli ultimi, o abbiamo il
coraggio di stare dentro i conflitti odierni con l’atteggiamento silenzioso e
umile di chi sceglie di spendere se stesso (tempo, capacità, risorse,…) per il bene di tutti?
Questa è stata la strada di Gesù, questa è la strada di Dio. Questa
deve essere la strada che oggi la chiesa percorre e che ognuno di noi cerca di
seguire. Solo così Gerusalemme, la città (la nostra società, le nostre comunità
e famiglie…), potrà diventare luogo di pace, di concordia, di riconciliazione;
spazio per una nuova umanità che sa crescere insieme nella convivialità delle
differenze.
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