C’è un gesto che noi ripetiamo tutti i giorni e forse non sempre ne comprendiamo appieno il significato e la forza: il segno della croce. «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Al mattino quando ci svegliamo o entrando in chiesa, nei momenti del bisogno, quasi come gesto scaramantico sul campo di gioco o in altre situazioni di prova. In quel gesto si riassume tutta la nostra fede, il mistero di un Dio che chiamiamo Trinità: Padre, Figlio e Spirito.
Quel gesto dice tutto di Lui. Ci ricorda che Lui ci abbraccia da capo a piedi, da un lato all’altro. Dio è un abbraccio che ci avvolge e con tutta la sua molteplice ricchezza ci sostiene, ci guida, ci ama. Un abbraccio di amore il cui vertice è la croce.
L’abbraccio è il gesto più bello che porta a fondere insieme, in armonia i diversi. Mi ritorna l’immagine della settimana scorsa a Verona quando papa Francesco ha stretto in un abbraccio un israeliano e un palestinese. Tre persone diverse tra loro ma in quell’abbraccio fuse insieme in una comunione d’amore che metteva in risalto l’unica dignità della persona umana creata a immagine di Dio. Diversi ma uguali nella dignità. E’ un immagine che ci aiuta a intuire la bellezza della Trinità fino a comprendere che non si tratta di una strana teoria bensì della vita stessa di Dio che ci ha raggiunto e che ci avvolge.
Il Battesimo per noi cristiani è stato questo particolare e unico momento nel quale siamo stati immersi in questo abbraccio di amore. “Battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” dice Gesù ai discepoli. Battezzateli cioè immergeteli. Un’immersione d’amore che ci rende figli a immagine del Dio trinità. Figli, come ci ricorda molto bene la seconda lettura “e se siamo figli siamo anche eredi” della sua stessa vita.
Noi cristiani siamo quindi chiamati a vivere in questo abbraccio e a portare questo annuncio all’umanità tutta, chiamata alla stessa comunione d’amore. “Andate dunque”. Oltre le guerre, le divisioni, le liti, le incomprensioni, tutti, uomini e donne del pianeta, abbiamo la stessa origine da Dio e in Lui la stessa meta: entrare nel suo abbraccio definitivo, per sempre.
Allora il compito e lo scopo della vita è vivere una vita Trinitaria, imparando ad armonizzare le diversità, a superare le divisioni, a costruire relazioni fraterne e capaci di esprimere un amore di donazione reciproca secondo quel circolo di amore che in Dio fa dei tre uno. La Trinità diventa ‘modello’ di una società che riconosce in Dio la sua origine e vive attuando quell’amore circolare e generativo che vede risplendere nel Dio Padre che dona il suo Figlio e tutti ci avvolge nell’abbraccio dello Spirito.
Scriveva la venerabile Madeleine Delbrêl (1904-1964): “L'amore e la vita non vanno dalla terra a Dio, ma vengono da Dio sulla terra. "Dio è Amore" (1Gv 4,8). E' amore perché Trinità. Nella Trinità è l'unità e la fecondità. Da là tutto viene. C'è sulla terra una circolazione d'amore che potrebbe darci le vertigini. Fiori, animali, esseri umani, siamo avvolti dall'amore. Per non sentirci estranei come in dissonanza con la vita stessa, occorre partire dalla Santa Trinità. Lì è l'Amore in sé: "l'amore vero". Da là discendono come a cascata tutti gli amori del mondo, via via meno perfetti, ma che hanno la loro ragion d'essere perché sono il segno dell'amore che esiste in Dio. Dall'amore di un uomo e una donna fino a quello degli animali, fino alle unioni misteriose degli elementi e dei metalli, tutto ciò significa in modo più o meno bello l'amore che è in Dio”.
Di questo amore che viene dall’alto e in alto tutti riporta noi siamo chiamati ad essere testimoni, nonostante le nostre fragilità e i nostri limiti. Nel Vangelo Gesù affida questo compito ai suoi che, si dice, dubitavano ed erano pieni di paure. Non dobbiamo temere. Non siamo lasciati allo sbaraglio. Quell’amore che tutto avvolge ci sostiene: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” ci assicura Gesù. Contemplando la Trinità, pregandola, sentendoci, ogni volta che facciamo il segno di croce nominando il suo santo nome, dentro il suo abbraccio, viviamo cercando di realizzare quelle autentiche relazioni d’amore che hanno in Dio la loro sorgente e il loro modello.
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