“Il regno dei cieli sarà simile…”. Così si apre la parabola ascoltata. E qui sta anche la chiave per la sua comprensione.
Il Regno dei cieli che Gesù è venuto ad annunciare e a impiantare in mezzo a noi è, lo sappiamo, la presenza tra noi di Dio che guida la storia verso un orizzonte di pienezza e di pace. E’ cammino verso un futuro pensato come una festa di nozze, ci dice la parabola; un incontro, un abbraccio con un Dio rivelato a noi non come giudice temibile, ma bensì come sposo ardente, che ci attende e ci ama da sempre.
Tuttavia – e qui la parabola lo puntualizza bene – sono possibili ritardi: dov’è questo regno di pace e di giustizia? Dov’è questo sposo desiderato? La storia che viviamo, giorno dopo giorno, evidenzia fatiche, stanchezza, ritardi. Tutto sembra segnato dalla crudeltà del male e della violenza che apportano scoraggiamento, delusione. La notte prende il sopravvento, il male, come sonno della coscienza, ci chiude gli occhi e ci spegne il cuore. Anche noi, oggi, come comunità ci stiamo forse addormentando, non abbiamo più la forza di lottare, non riusciamo più a vegliare, a tenere il cuore pronto per lo sposo che torna. Stiamo veramente vivendo quest’ora di buio, di ritardo, di delusione che può condurci a disperare nell’uomo e in Dio.
Ma la parabola continua: proprio nella notte si accende una luce, si ode una voce “Ecco lo sposo!”.
Quali parole più belle di queste. Ci dicono che non c’è notte che non possa essere vinta dalla Sua Presenza. In ogni notte, in ogni abbandono e stanchezza, una voce viene a svegliarci dalla vita sonnolenta. E’ forse un’esperienza già fatta più volte nel nostro cammino: quando non ce la facevamo più ed ecco all’improvviso una parola amica, una mano tesa, qualcuno che si prende cura di noi, un’occasione propizia, una scintilla che si riaccende. E’ la speranza. E’ lo sposo che si fa presente per riaccendere il nostro cuore e risollevarci dal sonno e dalla notte verso un alba di luce. Qui sta il cuore della parabola, la bella notizia che ci viene annunciata.
Poi il racconto continua e vuole mettere in luce che a questa bella notizia occorre che corrisponda la nostra disponibilità.
Occorre farsi trovare pronti, nonostante la fatica del sonno e del buio, occorre non far venir meno in noi l’olio che dà luce alla nostra vita. Misterioso questo olio che non tutte le ragazze hanno a disposizione. Il vangelo non ci dice in cosa consista. In esso però possiamo vedere l’energia, che occorre non far venire meno, per dare luce alla nostra vita. Non sprecare, non sciupare le energie che ci sono in te, sembra dirci Gesù.
Occorre dare energia alla nostra vita proprio per essere pronti in ogni istante a rispondere con decisione, a reagire con determinazione al male e alla notte per riaccendere luci di speranza e di bene. Custodire in noi questo olio, queste energie che ci vengono donate dall’Alto, dallo sposo stesso: la Sua Parola, il Suo Spirito. Questa è saggezza e vera sapienza. Solo così allora si compie l’incontro, le porte si aprono, la festa si fa possibile, il Regno di compie.
E’ invito che Gesù ci rivolge: “vegliate, state pronti”. Ovvero: alimenta in te tutte le energie positive, dando fondo a tutte le tue risorse, a tutto ciò che è buono, bello e vero, così da oltrepassare ogni notte, vincere ogni sonno, e costruire relazioni vere e costruttive. Così da non stancarsi di operare per quel regno di pace e di giustizia già in crescita silenziosamente in mezzo a noi. Perché lo Sposo c’è e arriva nonostante ogni ritardo, nonostante ogni notte. Perché la tua vita è carica dell’olio del Suo amore che ti rende capace di accendere relazioni fraterne, di compiere gesti di riconciliazione e di pace, di generare opere di bene e di amore ogni giorno.
“Non sapete né il giorno né l’ora”: così Gesù chiude il racconto. Ma adesso sappiamo che ogni giorno e ogni ora sono un’occasione unica perché, accogliendo lo sposo, possiamo con lui generare il suo regno, diffondere la sua presenza, accendere sempre quella speranza che ci fa credere che ogni notte è solo provvisoria. La luce è la prima e l’ultima parola.
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