Oggi Gesù nel brano di vangelo ascoltato è molto ripetitivo. Ritorna costantemente su due verbi: mangiare-vivere. “se uno mangia vivrà… se non mangiate non avete in voi la vita, chi mangia me vivrà per me, chi mangia vivrà in eterno”.
Questo mangiare è riferito a quel pane con il quale Gesù si identifica fino a dirci che “il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Nella festa di oggi siamo chiamati a riconoscere il “Corpus Domini”, il corpo e sangue di Cristo reso presente tra noi nel pane e nel vino attraverso il sacramento dell’Eucaristia.
Non solo. Siamo chiamati, grazie a questo dono, a diventare un solo corpo con Gesù e un solo corpo tra noi. Questa è la comunione. Mangiare e bere Cristo significa, più che «fare la comunione» eucaristica, «farmi comunione con Lui» e diventare comunione con i fratelli e le sorelle.
Sono le due facce della Messa che Paolo ci ricorda nella seconda lettura: “Il calice e il pane che spezziamo non sono forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane”.
Corpus Domini: è il pane consacrato, è la comunità nutrita da questo pane. E a fare tutto è lo Spirito che noi invochiamo nella preghiera eucaristica sia sul pane e il vino perché diventi corpo e sangue, sia su tutti noi presenti perché diventiamo un corpo solo. Nella Messa si attua quindi l’unione con Cristo, nella comunione al suo corpo e sangue, e l’unione tra noi che diventiamo, grazie a Lui, il suo corpo, la sua chiesa.
Comprendiamo allora l’importanza e la grandezza di quanto noi celebriamo ogni domenica. Comprendiamo come senza l’eucaristia e senza la domenica non possiamo vivere ed essere né cristiani, né chiesa.
Tutto questo tuttavia “richiede – dice papa Francesco - il nostro assenso, la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali. Tante volte qualcuno va a Messa perché si deve andare, come un atto sociale. Ma il mistero è un’altra cosa: è Gesù presente che viene per nutrirci” e farci comunità. “Non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una fraternità vicendevole, che sia sincera. Il Signore sa che le nostre sole forze umane non bastano per questo. Anzi, che tra noi ci sarà sempre la tentazione della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, della divisione… Anche per questo ci ha lasciato il sacramento della Sua Presenza reale, concreta e permanente, così che rimanendo uniti a Lui, noi possiamo ricevere sempre il dono dell’amore fraterno, che è possibile grazie all’Eucaristia. Rimanere nell’amicizia, nell’amore”. Infatti: “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”. “E tutti noi che partecipiamo all’unico pane siamo un solo corpo”.
L’eucaristia diventa così il sacramento del cammino.
Quel cammino che già il popolo di Israele fece nel deserto: ”Ricordati di tutto il cammino… Egli ti ha nutrito… Non dimenticare il Signore tuo Dio”.
Oggi noi, popolo di Dio in cammino, sua Chiesa, siamo chiamati a ricordare il suo amore per noi, a non dimenticare i suoi doni: la Parola, il pane, lo Spirito. E’ lui infatti che sorregge i nostri passi nel vivere dentro la storia e nel costruire in essa la sua Presenza.
Qui – alla Messa - si fa e si rinnova la comunità, il nostro essere chiesa. E se è vero che “è la chiesa che fa l’eucaristia” è ancor più vero che “è l’eucaristia che fa la chiesa”.
Qui veniamo per ricevere Gesù perché ci trasformi da dentro; qui veniamo per ricevere Gesù perché faccia di noi una famiglia, il suo popolo unito e in comunione fraterna.
Ecco il “Corpus Domini”. Da vivere più che da celebrare, da realizzare più che da adorare. Dono e impegno. Grazia e fatica per generare nel quotidiano la Sua Presenza in mezzo a noi. Dio fatto uomo, fatto carne per rendere la nostra carne sua dimora, per renderci insieme sua famiglia: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
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