Giovanni il Battista aveva annunciato a gran voce che il Regno di Dio, la sua presenza e la storia nuova da lui promessa è qui, in mezzo a noi. Tuttavia il risultato cui va incontro è la prigione: “Giovanni era in carcere”, così si apre il vangelo di oggi. Ovviamente questa sua condizione lo porta a interrogarsi su quanto ha annunciato e sulle speranze riposte su quel profeta di Nazaret. Da qui la domanda che muove dal dubbio e dall’incertezza che lo tormenta: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.
Diciamo con verità che una simile domanda a volte sale anche da noi. Davanti a una storia che sembra smentire la promessa di Dio e della sua presenza tra noi, davanti a fatti che vanno radicalmente al contrario di quella fraternità, pace e giustizia annunciata e promessa, di quel regno di Dio che Gesù stesso dice di essere venuto a portare, viene spontaneo anche a noi che siamo suoi discepoli interrogarci, a volte dubitare. “Ma sei proprio tu che vieni a salvarci?”.
La risposta che Gesù offre ai messaggeri di Giovanni oggi risuona quale risposta e invito anche per noi perché non abbiamo a scoraggiarci, a perdere la fede e la speranza, a chiuderci nella rassegnazione e nella tristezza.
“Andate a riferire a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vita, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”.
E’ una risposta che riprende quanto i profeti già annunciavano parlando del Messia che doveva venire, ma soprattutto è un invito a saper vedere i segni, dentro la storia, del regno di Dio che fermenta, opera, cambia le cose. Certo segni piccoli, per lo più nascosti, non certo clamorose rivoluzioni o eclatanti miracoli. Ecco perché Gesù dice beato chi non si scandalizza di questo suo modo di essere Messia. Parlano i segni dell’amore vero che si fa vicino e si prende cura di ogni debolezza e fragilità umana; da qui il regno muove i suoi passi, da qui inizia ieri e oggi una storia nuova. Segni di un Dio che agisce ed è presente in mezzo a noi ma nel nascondimento della nostra carne umana. Giovanni aveva dunque visto bene e infatti Gesù ne fa l’elogio perché ha saputo preparare la strada a questa presenza del tutto nuova e imprevedibile di Dio tra noi. Ma nello stesso tempo, pur riconoscendo la grandezza del Battista, annuncia “che il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Lui”. Che ognuno che fa la sua piccola parte ora nel far crescere il regno di Dio è grande. La vera grandezza ora è collaborare silenziosamente e generosamente alla crescita della presenza di Dio nella storia. Come? Seguendo la strada di Gesù che è la strada dell’amore misericordioso che si apre accogliente verso ogni brandello di umanità ferita. Seguendola con pazienza e costanza come ci ricorda Giacomo nella seconda lettura, così come fa l’agricoltore aspettando “con costanza il prezioso frutto della terra”.
“Coraggio, non temete!, irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti” ripete ancora una volta per noi il profeta. In tempi difficili dove scoraggiamento e dubbio ci assalgono, dove apparentemente tutto sembra crollare e finire, siamo di nuovo chiamati a uno sguardo più attento per vedere, riconoscere e coltivare i tanti nascosti segni di amore presenti nella storia, e lavorare con costanza per farli maturare, risvegliando in noi la gioia di sapere che Dio non viene meno alle sue promesse e con la sua presenza continuamente guida i nostri passi su vie nuove: “Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa”. Camminando su questa strada allora “gioia e felicità lì seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”.
Nessun commento:
Posta un commento