La lettera agli
Ebrei – seconda lettura di oggi – risuona come invito a lasciarci guidare dalla
Parola di Dio: essa è viva, efficace,
tagliente. Penetra nel profondo dell’animo e ci aiuta a discernere i sentimenti e i pensieri del cuore.
E proprio il
vangelo diventa invito a discernere la strada della vita. “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”: la
domanda è anche nostra. Quale strada stiamo percorrendo per avere la vita?
L’incontro con
Gesù oggi ci aiuti a sentire il suo sguardo d’amore su ciascuno di noi: “fissò lo sguardo su di lui, lo amò”;
Gesù ci guarda, ci ama, ci parla: “Una
cosa sola ti manca…”.
La sua Parola
discerne e apre a ulteriori passi. Quasi volesse dirci: non accontentarti di
quello che sei e fai, non accontentarti di sentirti giustificato perché osservi
regole e tradizioni, pur anche i comandamenti… Non accontentarti, altri passi
occorrono per arrivare a una vita piena, bella, felice.
E non esita a
indicare questi passi: “vendi quello che
hai” alleggerisci la tua vita, liberati dalla schiavitù delle cose; “e dallo ai poveri”, apriti alla
condivisione, alla fraternità “e avrai un
tesoro in cielo”, perché sarai felice se farai felice qualcuno; “vieni! Seguimi!”, cammina, vivi con me
e come me per portare nel mondo l’amore del Padre, per far crescere il suo
Regno.
Ecco i passi che
conducono a una vita piena, felice, eterna!
Sono anche i
nostri passi? I passi che stiamo percorrendo? Oppure siamo anche noi frenati,
come quel tale, dalla tentazione e dall’ostacolo della ricchezza, della nostre
sicurezze umane? Perché non è tanto l’avere dei beni che impedisce il cammino,
quanto il riporre ogni fiducia su questi beni, finendo per credere che nel
denaro, nella sicurezza materiale, nelle cose che abbiamo, consista la strada
della vita. Ma così facendo cadiamo nell’idolatria. Sostituiamo, senza
accorgercene, Dio con la ricchezza.
Papa Francesco lo
ha rimarcato più volte: “Dove si pone la
speranza nel denaro, lì non c’è Gesù”.
L’attaccamento
idolatrico alla ricchezza alla fine ci fa perdere tutto.
Ci fa perdere
Gesù, la fede-fiducia in Dio; ci fa perdere le sane relazioni con gli altri
perché ci si chiude a riccio su noi stessi e l’altro diventa nemico,
antagonista; ci fa perdere soprattutto la gioia: “se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni”.
Purtroppo è sotto
i nostri occhi: con il denaro e per il denaro si calpestano le persone, si
imbroglia il prossimo, si dividono e si odiano le famiglie, si sfrutta la
natura…
La strada che
conduce alla vita allora chiede a noi il coraggio, e un po’ di fatica anche,
per non diventare schiavi dei beni; chiede una conversione che umanamente può
apparire impossibile, “quanto è
difficile” ricorda Gesù ai suoi.
“Chi può essere salvato?”
si chiedono i discepoli.
Ma “tutto è possibile a Dio”, alla sua
grazia, alla forza del suo Spirito. Per questo la strada resta quella dalla
preghiera e dell’ascolto, per attingere a quella sapienza del cuore che ci
rende capaci di discernere ciò che veramente conta.
“Pregai mi fu elargita la prudenza, venne a me la
sapienza. Stimai un nulla la ricchezza al suo confronto. Insieme a lei mi sono
venuti tutti i beni”, osserva l’autore del libro della
Sapienza nella prima lettura.
Questo, “mi sono venuti tutti i beni”, a
confermare a noi che ne vale la pena di compiere i passi che Gesù ci propone.
Anche i primi
discepoli avevano qualche dubbio: “noi
abbiamo lasciato tutto, ti abbiamo seguito”, sembra dire Pietro “che ne avremo in cambio?”.
“Non c’è nessuno che abbia lasciato… che non riceva già
ora” conferma Gesù. E lo confermano anche la
vita, l’esempio di tanti, santi o meno, che si sono fidati di Lui.
Oggi in
particolare abbiamo davanti agli occhi diverse testimonianze: da Paolo VI° al
vescovo Oscar Romero; da padre Spinelli (fondatore delle suore presenti anche
qui a Lenno) alle altre persone che Papa Francesco propone alla chiesa come
modelli di santità, cioè di una vita piena, riuscita, felice. Perché la santità
altro non è che la nostra umanità portata a pienezza; e questa pienezza sta nel
seguire Gesù.
Essi sono la
prova provata della verità della parola di Gesù.
Cosa aspettiamo dunque
a percorrere la stessa strada?
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