sabato 14 dicembre 2019

L'uomo forte.... - Terza domenica di Avvento


Non facciamo fatica a riconoscere che il brano di vangelo di oggi è costituito da due parti caratterizzate da due domande.
La prima parte risponde alla domanda: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” La seconda risponde alla domanda: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”
La prima domanda viene da Giovanni il Battista che si interroga su Gesù. La seconda viene da Gesù stesso che fa l’elogio del Battista.
Mi è parso di trovare un legame tra le due parti prendendo spunto da un’espressione tornata attuale in questi giorni: l’uomo forte; la ricerca dell’uomo forte (sei tu?), l’elogio dell’uomo forte (cosa siete andati a vedere?).
Prendo questa espressione –uomo forte- dal recente rapporto del Censis sulla situazione sociale dell’Italia oggi, dove si registra che quasi il 50% della popolazione vuole un uomo forte al potere.
Anche al tempo di Gesù vi era un’attesa dell’uomo forte che avrebbe portato liberazione sociale e politica, soprattutto dal dominio dei romani. Anche Giovanni Battista aspettava l’uomo forte: questa era l’immagine del Messia che attendeva e che aveva descritto come colui che viene con la scure tagliente e il fuoco che brucia per “fare pulizia” e riportare ordine a livello sociale e religioso. Sono proprio queste aspettative che fanno nascere in Giovanni dubbi sulla persona di Gesù. Lo aveva indicato come il Messia atteso, certo, ma il suo modo di essere appare subito ben diverso dalle sue aspettative. “Sei tu colui che deve venire?”.
Gesù risponde, ma non con un sì o un no, bensì invitando Giovanni – e noi – a uno sguardo attento, profondo dei fatti, capace di cogliere, vedere, i segni della vera forza, che non sta nel potere e nel dominio, bensì nell’amore che si mette a servizio della vita, degli altri e fa fiorire una storia nuova.
Quanto è importante anche per noi questo sguardo attento, che non si ferma alla superficie, al clamore della notizia urlata, all’inganno delle parole e delle immagini. Guarda invece: Dio crea la storia non a colpi di forza, ma con gesti silenziosi di amore a iniziare dagli ultimi, dai deboli, dai poveri.
Piccoli segni indubbiamente, ma che hanno la forza del germoglio che lentamente porta frutto. Sì, è Gesù l’uomo forte atteso, ma la sua forza sta nel farsi servo per amore mettendosi al fianco degli ultimi, prendendo su di sé le fatiche e il dolore della gente e indicandoci così la strada per ridare speranza e vita al mondo intero. “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”. Come ancora oggi tanti si scandalizzano di lui e di chi vive il vangelo con radicalità…
Gesù poi elogia Giovanni il Battista: “Chi siete andati a vedere?” Certamente un uomo forte, “fra i nati di donna il più grande”. Tuttavia questa forza e grandezza è tutta nel suo farsi servo e messaggero, voce, che apre la via alla novità di Dio. Una novità che porta a far sì che anche “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”, del Battista.
Ognuno di noi infatti, che si riconosce piccolo nel regno di Dio, capace di fidarsi del Signore e della sua Parola, diventa “uomo forte”, il più grande: diventa cioè capace di collaborare alla crescita di una umanità nuova seminando con pazienza e costanza, con umiltà e senza clamore, semi di novità e di speranza. Più che aspettare qualcuno “che metta a posto le cose” con la forza del potere e del dominio (magari –anzi senza magari– privandoci della libertà e della dignità personale) lavoriamo con la forza dell’amore per dare una svolta alla nostra società, alle nostre famiglie e comunità, alla chiesa tutta. Facciamo nostro l‘invito della Parola: “Irrobustite le mani fiacche, rendente salde le ginocchia vacillanti.Coraggio non temete… Allora si apriranno occhi… si schiuderanno orecchi… si griderà di gioia, fuggiranno tristezza e pianto, gioia e felicità li seguiranno”. Ci è chiesta la costanza del contadino –come dice Giacomo nella 2 lettura. Guardare, saper vedere i segni di nuovi germogli, rinfrancare i cuori, non lamentarci, ma lavorare con costanza per far germinare frutti di giustizia, di onestà, di solidarietà, di amore lì dove siamo e viviamo. Uomini e donne con occhi che sanno vedere i segni di Dio, la sua presenza efficace nella storia e con mani laboriose, disponibili a operare per una storia diversa dove in essa cresca il regno di Dio.

sabato 7 dicembre 2019

Prepariamo la strada del Signore - Festa dell'Immacolata


Quest’anno la seconda domenica di avvento lascia il posto alla festa dell’Immacolata. Invece che alla figura di Giovanni Battista, che ci invita a preparare la strada del Signore che viene, guardiamo alla figura di Maria, lei che per prima questa strada ha preparato e ora indica a noi.
In Maria vediamo la strada.
La strada di Dio innanzitutto. Di un Dio che fin dagli inizi ha tracciato una strada di libertà, di vita, di armonia per l’umanità tutta. Lui, il Creatore, la sorgente della vita, tutto ha pensato e voluto per la vita, la bellezza, la gioia, l’amore.
Ma questa strada è stata presto abbandonata dall’uomo e dalla donna come ci ha ricordato il libro della Genesi. Hanno preferito altre strade; hanno pensato di conoscere da soli dove muovere i passi. Conosciamo il risultato… una serie di inganni, di illusioni, di vuoto, che hanno segnato, e continuano a segnare, il cammino di tutti noi.
Ma Dio non ha abbandonato l’uomo e la donna su strade di morte; da subito ha messo in atto, nel suo amore misericordioso, un progetto per riportare l’uomo sulle strada della vita. In Maria vediamo prendere concretezza e forma questo progetto. In lei la strada della vita si ripropone a tutti noi. In Lei, la piena di grazia, ci riconosciamo amati da sempre e come lei anche noi ricolmi di quell’amore gratuito che riempie la nostra vita e ci rende, come Maria, fecondi.
In Maria vediamo la strada.
La strada che noi siamo chiamati a preparare perché il Signore venga tra noi: aprirsi a Lui con fiducia. Così Maria da vuota si ritrova piena di grazia, da vergine capace di generare, da piccola e umile capace di grandi cose. Quando si lascia entrare Dio nella propria vita Lui apre nuovi orizzonti. Ti rende capace di generare vita, di generare Lui stesso, come Maria. Ti fa diventare strada perché Lui venga a compiere grandi cose. “Benedetto sia Dio”: anche noi con Paolo non possiamo non pronunciare parole di benedizione e di lode per quanto continua ad operare oggi anche in noi come un giorno in Maria. Se ci apriamo a Lui, da Lui abitati, avvolti, riempiti, rendiamo la nostra vita feconda come fu quella di Maria; rendiamo la nostra vita strada perché Lui venga oggi. “Preparate la via del Signore” gridavano i profeti e Giovanni; prepariamo la nostra vita perché diventi la strada attraverso la quale Dio possa ancor oggi camminare in mezzo a noi.
“Come è possibile?” si interroga la fanciulla di Nazaret.
Come è possibile? ci interroghiamo tutti noi davanti a questa sconvolgente e affascinante notizia.
Bastano poche parole perché Maria intuisca: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, non temere, lo Spirito scenderà su di te, tua cugina Elisabetta avrà un figlio: Dio agisce, è già all’opera lì dove c’è sterilità fa fiorire vita. E’una Parola nuova, forte, vera, che apre in Maria la disponibilità a fidarsi di Dio. “Eccomi, avvenga di me secondo la tua Parola”.
E’ una Parola che risuona anche per noi oggi. Apriamoci all’ascolto silenzioso e attento della Parola di Dio. La Sua Parola ascoltata, accolta, seguita e vissuta ci renderà strada del Suo Amore per l’umanità. “Avvenga di me secondo la tua Parola”. Così si prepara a Lui la strada, come ha fatto Maria. “Avvenga di me secondo la tua Parola”. Quando questa Parola la accogliamo e la viviamo diventiamo capaci di generare una storia di novità. Parola che si fa vita, perdono, accoglienza, pace, giustizia, amore.
Che Maria, madre e sorella nostra, ci renda capaci di camminare sulla strada di Dio con fiducia e di preparare così la strada alla Sua venuta tra noi oggi, vivendo nella luce della Sua Parola.

sabato 30 novembre 2019

Svegli, per un rinnovato cammino! - 1° Avvento


Buon anno! Così oggi possiamo salutarci noi cristiani, all’inizio di un nuovo anno liturgico.
Buon anno significa l’augurio di una nuova opportunità, di una nuova occasione. Ci è dato ancora del tempo: un anno.
E per noi cristiani questo tempo non è semplicemente monotona ripetizione di abitudini, tradizioni, ordinarietà…
Ma è piuttosto un dono prezioso, un’occasione di novità.
Per noi il tempo non è semplicemente ‘cronos’ (un susseguirsi di giorni), ma è soprattutto ‘kairos’ (dono di grazia).
Ecco perché l’apostolo Paolo nella 2a lettura ci invita a essere “consapevoli del momento”, del tempo, dell’oggi. E il motivo di tutto ciò è chiaro: “la nostra salvezza (Gesù) è più vicina di quando diventammo credenti”.  Ecco perché il tempo è dono di grazia: perché Lui, il Signore del tempo, è venuto a viverlo con noi. E’ venuto, nato, morto e risorto. Verrà alla fine dei tempi. Vivo per sempre, viene oggi in ogni giorno e in ogni ora.
L’Avvento che oggi iniziamo dunque non è solo preparazione al Natale (al ricordo della sua prima venuta) bensì invito a prepararci alla venuta definitiva imparando a riconoscerlo e accoglierlo giorno dopo giorno.
Ecco perché il vangelo richiama a tutti noi la necessità di vegliare, cioè di stare svegli. Già Paolo ci ha detto: “è ormai tempo di svegliarci dal sonno”.
Per molti versi, il tempo attuale potrebbe essere definito come quello della Bella addormentata: si aspetta un principe … che forse non verrà mai. Invece del principe, potrebbe anche arrivare un despota.
Vegliare è innanzitutto non cadere in una vita superficiale (come al tempi di Noè… dove non si accorsero di nulla…): è il rischio di una normalità di vita che diventa ‘anestesia totale’ fino ad annullare e spegnere  ogni slancio dello Spirito.
Rischio che degenera poi in tiepidezza: l’amore si raffredda proprio a causa dell’appiattimento della vita al solo aspetto materiale e a causa dell’impatto con le prove, le fatiche, la lotta contro il male che dilaga. Si cade così nella superficialità e nell’indifferenza. E’ la grande tentazione. E’ il pericolo serio: che si passi il tempo a nostra disposizione, quello dell’esistenza, senza accorgerci degli altri, di chi soffre, di chi è solo, di chi ha fame, di chi è esule, di chi piange… e senza deciderci davvero per qualcosa di grande, senza deciderci a dare spazio a Gesù, alla sua Parola di verità, al suo amore. Vegliate dunque. Uno stare svegli che ci deve portare a ‘rivestire’ la nostra vita di atteggiamenti nuovi. Paolo ci invita a “indossare le armi della luce”; poi specifica: “Rivestitevi di Cristo”: lui è la luce e di lui (del suo pensiero, del suo modo di giudicare e di agire) dobbiamo rivestirci. E’ quell’abito battesimale che occorre tirar fuori dall’armadio del nostro ripostiglio interiore, per vivere in pienezza il nostro Battesimo.
Così “andiamo con gioia incontro al Signore”. Lui il venuto, viene e verrà. Viviamo allora questo tempo, come ci suggerisce Isaia, “camminando alla luce del Signore”. E la luce del Signore è la sua Parola, che ci invita a trasformare le lance in falci, i cuori di pietra in cuori di carne. Ci invita a costruire una umanità fraterna, unita, solidale, perché questo è il desiderio di Dio rivelato in Gesù. Rivestiamoci quindi dei pensieri e della vita stessa di Cristo.
Il popolo di Dio, la Chiesa, è sempre chiamato  a essere profetico e predicare un tempo di trasformazione delle armi da guerra in strumenti per coltivare; talvolta invece, anche tra i credenti, sussiste una tendenza, magari velata, a incrementare un clima di conflitto e di contrapposizione, a seminare odio e menzogna, disprezzo e rifiuto verso l’altro.
Sia questa sua Parola ad accompagnare i passi del nuovo anno perché possiamo tendere a un sempre maggior radicamento in Cristo e con Lui lavorare per una storia più umana e cristiana.
Buon Avvento dunque.