venerdì 5 febbraio 2021

"Libertà e vita" - V° domenica del tempo ordinario.

 


Messaggio  del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 43a Giornata Nazionale per la Vita (7 febbraio 2021)

La pandemia ci ha fatto sperimentare in maniera inattesa e drammatica la limitazione delle libertà personali e comunitarie, portandoci a riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti: bambini e anziani, giovani e adulti, nascituri e persone in fin di vita. Nelle settimane di forzato lockdown quante privazioni abbiamo sofferto, specie in termini di rapporti sociali! Nel contempo, quanta reciprocità abbiamo respirato, a riprova che la tutela della salute richiede l’impegno e la partecipazione di ciascuno; quanta cultura della prossimità, quanta vita donata per far fronte comune all’emergenza!

Qual è il senso della libertà? Qual è il suo significato sociale, politico e religioso? Si è liberi in partenza o lo si diventa con scelte che costruiscono legami liberi e responsabili tra persone? Con la libertà che Dio ci ha donato, quale società vogliamo costruire?

Sono domande che in certe stagioni della vita interpellano ognuno di noi, mentre torna alla mente il messaggio chiaro del Vangelo: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). I discepoli di Gesù sanno che la libertà si può perdere, fino a trasformarsi in catene: “Cristo ci ha liberati – afferma san Paolo – perché restassimo liberi; state saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).

Una libertà a servizio della vita

La Giornata per la Vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.

A ben pensarci, la vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa. La libertà può distruggere se stessa: si può perdere! Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente. Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone. Papa Francesco ci ricorda che l’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione (cfr. Udienza 12 settembre 2018).

Responsabilità e felicità

 Il binomio “libertà e vita” è inscindibile. Costituisce un’alleanza feconda e lieta, che Dio ha impresso nell’animo umano per consentirgli di essere davvero felice. Senza il dono della libertà l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a Colui che l’ha creata; senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce e cresce. L’asse che unisce la libertà e la vita è la responsabilità. Essa è la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza. La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità. Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone. Senza responsabilità, libertà e vita sono destinate a entrare in conflitto tra loro; rimangono, comunque, incapaci di esprimersi pienamente.

Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. Ogni uomo merita di nascere e di esistere. Ogni essere umano possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bene e di bello che aspetta di essere espresso e trasformato in atto concreto; un potenziale unico e irripetibile, non cedibile. Solo considerando la “persona” come “fine ultimo” sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale. L’esercizio pieno della libertà richiede la Verità: se desideriamo servire la vita con vera libertà occorre che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà s’impegnino a conoscere e far conoscere la Verità che sola ci rende liberi veramente. Così potremo accogliere con gioia “ogni vita umana, unica e irripetibile, che vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile (Papa Francesco, 25 marzo 2020, a 25 anni dall’Evangelium vitae). Gli uomini e le donne veramente liberi fanno proprio l’invito del Magistero: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!”.



 

sabato 30 gennaio 2021

"Una Parola efficace" - IV° domenica del tempo ordinario

Marco ci presenta Gesù che “entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava”: un insegnare che suscita negli ascoltatori stupore. Motivo: le parole ascoltate risuonano non a vuoto, ma cariche di autorevolezza, di forza. Ben due volte viene sottolineato: “insegnava loro come uno che ha autorità”; e ancora, al termine dell’episodio: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità”.

Queste due constatazioni fanno da apertura e chiusura a un fatto che avviene proprio lì nella sinagoga davanti a tutti: la guarigione dell’uomo posseduto dal male. Un episodio che è la prova concreta di come la parola di Gesù sia forte, capace di liberare e guarire. Una guarigione che evidenza come Gesù è venuto a ‘rovinare’ il Male e quanti stanno dalla parte del male. (“Sei venuto a rovinarci?”) Attraverso questo fatto si vuole evidenziare dunque la potenza della Parola di Gesù.

Il Signore tuo Dio susciterà in mezzo a te un profeta”: così aveva preannunciato Mosè (1let.). Gesù è il profeta, venuto a dirci le parole di Dio. Più ancora lui stesso è la Parola di Dio che si compie, si attua e offre a tutti salvezza.

La Sua è una Parola che ha la forza di liberare, di guarire l’uomo, di far tacere la voce del male, di far uscire dai nostri pensieri e dalla nostra vita la forza delle tenebre e riportare luce, verità, pace. “Taci! Esci da lui”: basta questo perché il male abbia a contorcersi su se stesso e, in una lotta mai conclusa, lasciare spazio alla Sua Presenza.

Come non vedere in quest’“uomo posseduto da uno spirito impuro”, cioè uno spirito contrario, antagonista a Dio, ogni uomo? Siamo rappresentati anche noi ogniqualvolta ci lasciamo dominare dal male, quando lasciamo che in noi si affermino pensieri e atteggiamenti contrari a Dio, che ci ingannano e seducono, fino a ritrovarci incatenati dal male stesso. Tutti noi di fatto siamo ‘posseduti’ dal male; esso è radicato dentro nel nostro cuore. E più stiamo lontani da Dio e più questo male trova terreno libero, prende campo, si afferma e alla fine ci fa suoi schiavi.

Abbiamo bisogno di lasciar entrare nel nostro cuore l’unico rimedio possibile: quell’ “insegnamento nuovo”, quella Parola che sola ha la forza di sbaragliare il male, di metterlo a tacere, di farlo uscire dalla nostra vita, seminando nei nostri la presenza liberante e pacificatrice di Dio.

Ecco perché ascoltare la Parola di Gesù non è un passatempo per chi non ha altro da fare, ma dovere preciso di ogni cristiano. “Ascoltate oggi la voce del Signore!” (Salmo) Troveremo nella Parola di Dio soprattutto la forza per affrontare il male che quotidianamente, nelle sue più svariate forme, ci tenta, ci affascina, ci inganna.

Liberarci per liberare. Oggi infatti ci sono molteplici situazioni che devono interpellarci perché, vinta ogni indifferenza, impariamo a prenderci cura soprattutto di chi è provato dal male, così da offrire parole di speranza, gesti di guarigione e di misericordia.

Abbiamo celebrato in settimana la memoria della Shoah: annuale richiamo a sradicare dal cuore ogni forma di odio ma anche a non chiudere gli occhi su tante persone ancora emarginate, profughe, disprezzate.

Oggi ricorre l’annuale giornata a sostegno dei malati di lebbra; una malattia ora quasi debellata, dopo tanti anni, perché il disinteresse e l’egoismo dei Paesi ricchi ha impedito di prendersene cura con efficacia e impegno. Volti diversi di un male che ieri come oggi è presente e segna la vita sociale. Anche la pandemia che stiamo affrontando ci chiama a uscire dall’indifferenza e dall’egoismo; invece già crescono le differenze, si innesca la ‘guerra’ per i vaccini, più attenti a questioni economiche che non ai bisogni reali, al bene di tutti…

Abbiamo bisogno di giustizia e di equità se vogliamo aprirci a un futuro di speranza. Abbiamo bisogno di far sì che le nostre coscienze siano illuminate da una Parola vera, che ci aiuti a non cadere, davanti al male, nell’indifferenza o peggio ancora nella connivenza con esso. La Parola di Dio è guida che ci rende capaci di riconoscere il valore della vita umana, la dignità di ogni persona; essa apre il cuore alla compassione e alla misericordia, rende capaci di solidarietà di tenerezza verso chi soffre. Alimenta, in chi la ascolta, sentimenti di pace, di giustizia, di autentica fraternità.

“Un insegnamento nuovo dato con autorità”: parola e vita che si fondono per offrire salvezza e liberazione a tutti.