mercoledì 30 luglio 2014

L'icona della Trinità di Andrej Rublev

ICONA della TRINITA’ di Andrej Rublev – Mosca 1422

Nato nel 1360 e morto il 29 gennaio 1430, Andrej Rublev visse santamente, come monaco e figlio spirituale di san Sergio di Radonez. Fu iconografo, per obbedienza e per dono di natura.
Nel 1988 il Concilio della Chiesa russa lo canonizzò, descrivendolo: «Famoso iconografo, autore di molte icone, ora celebrato asceta di vita santa, che profuse largamente il suo amore cristiano verso il prossimo». La memoria liturgica fu fissata nel giorno 17 luglio.

L'icona della Trinità è stata definita «l'icona delle icone» nel 1551 dal Concilio dei cento capitoli. Le sue dimensioni sono di 142 per 114 centimetri.

Tra tutte le icone, la più grande, profonda e artisticamente pregevole è l'icona della Trinità di Andrej Rublev, la quale, a giudizio di molti, è un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli.

Andrej Rublev l'ha preparata nel 1422, per la canonizzazione di Sergio di Radonez, morto trent'anni prima, fondatore del monastero Trockij dove Rublev viveva.

È conservata nel Museo Tretjakov di Mosca. La contemplazione del mistero della Trinità aveva costituito l'esperienza più marcata ed affascinante di san Sergio, che l'aveva vissuta dapprima come eremita nelle foreste che circondano Mosca, poi l'aveva condivisa con alcuni fratelli attratti dalla sua santità. Questa esperienza - questo carisma - ­doveva descrivere in una icona il monaco Andrej Rublev.

Andrej Rublev studiò attentamente il testo della Genesi: in alto si possono rilevare la tenda di Abramo, la quercia presso Mamre, la montagna. Sono lo sfondo storico, soggetto a diventare intensamente simbolico. Il vero quadro però è quello che racchiude in un grande cerchio i tre ospiti  con i quali l'iconagrafo intende indicare le tre Persone divine. Un quadrato, un cerchio e un triangolo formano la struttura dell'icona. La posizione dell'angelo di mezzo è fissata su un asse verticale. Le diagonali segnano le posizioni degli angeli laterali. C'è tutta una inclinazione circolante da destra a sinistra: gli angeli del centro e di destra  si inchinano verso l'angelo di sinistra e persino lo fanno l'albero e la montagna. Con questo semplice movimento, Rublev è riuscito a fare dei tre personaggi una comunità stretta e viva.

La struttura dell'icona, che contiene il movimento da destra verso sinistra, è completata dal movimento da sinistra verso destra, che parallelamente muove anche le persone e le cose. I tre non sono semplicemente persone che siedono vicine, ma costituiscono una profonda unità.  L'angelo di sinistra, sedendo con una certa solennità, ma senza esagerazione, sembra in centrare in sé tutto il movimento del quadro. La distinzione tra le persone è evidente, ma ancora più rimarchevole è la loro unità.

Rublev non evoca solo  la visita di Dio ad Abramo: intende esprimere la Trinità. Composizione geometrica, colori e simboli sono studiati per questo. Anche le aureole sono l'immagine della Trinità, che «in tre persone, è l'unica luce di tre soli». I volti sono giovanili: nessuno sembra più anziano o più giovane, perché in Dio non c'è un prima e un dopo, un ieri o un domani, ma solo un perenne oggi. Sono figure giovanili, e al medesimo tempo contengono la fortezza e l'attrazione di tutti e due i sessi, perché Dio non è né maschio né femmina: in Dio, Uno e Trino, le differenze non sono distrutte, ma unificate e completate (cfr. Galati 3,28; Colossesi 3,11)

Il monaco Andrej Rublev sa che Dio nessuno l’ha mai visto. Sa però che Gesù ci ha manifestato tutto della vita di Dio Padre, Figlio, Spirito Santo. Dopo aver meditato il Vangelo e pregato a lungo, Andrej cerca di tradurre in pittura quanto ha udito. Egli  vuole dircelo tramite i colori ed i gesti dei tre Angeli che hanno visitato Abramo (Genesi 18).

Tutti e tre portano il color azzurro, segno della divinità. Nel Padre (angelo di sinistra) il color azzurro è nascosto: Dio Padre nessuno l’ha mai visto, se non tramite la bellezza ed la sapienza della sua creazione (manto rosa). Il Figlio (angelo al centro) è uomo (tunica rossa sangue); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola gialla) e si è manifestato come Dio attraverso le sue opere. Tutti abbiamo visto la sua divinità: “chi vede me vede il Padre”. Lo Spirito Santo (angelo di destra) è Dio e dà la vita (verde, colore delle cose vive). La vita di amicizia con Dio ci viene da Lui.

Dal Padre ha origine ogni cosa (posizione eretta). Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa al centro.  Il Figlio comprende la volontà del Padre – farsi cibo e bevanda degli uomini – e l’accetta (china il capo e benedice la coppa) – “mio cibo è compiere la volontà del Padre” – chiedendo (col movimento del braccio destro) l’assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie la volontà del Padre per il Figlio (mano posata sul tavolo) e col suo piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre : vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (“nessuno può dire ‘Gesù è Signore’ se non per opera dello Spirito Santo”) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre (“lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!”).

C’è posto anche per me in questo circolo d’Amore delle Tre Persone: davanti c’è spazio perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella dell’altare), di chi dà la vita. Il mio posto ha la forma di calice (lo spazio libero tra i due angeli di destra e sinistra). Il Padre chiede anche a me se voglio mangiare e bere alla sua mensa e offrire la mia vita insieme a Gesù come cibo e bevanda per gli uomini; e lo Spirito, se accetto, mi fa entrare nel riposo di chi è finalmente alla soglia della casa del Padre.

Andrej Rublev scrisse l’icona della Trinità affinché gli uomini contemplando la divina comunione imparassero a vivere sulla terra.

Per approfondire:
“Contemplazione della Icona della Trinità” di Giovanni Dutto; Effatà Editrice.

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