venerdì 31 dicembre 2021

Giornata mondiale per la Pace - 1 gennaio 2022

 


MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ  PAPA FRANCESCO

PER LA LV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE  1° GENNAIO 2022

 

 

Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro:  strumenti per edificare una pace duratura

 

In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso.

C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona.  Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.

 

Vorrei qui proporre tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente.

 

Dialogare fra generazioni per edificare la pace

Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa.

 

L’istruzione e l’educazione come motori della pace

Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. In altri termini, istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso.

Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante. Auspico che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura.

 

Promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.

È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato.

 

Insieme camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!


papa Francesco

 

 

 Il testo completo del Messaggio su: 

https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/20211208-messaggio-55giornatamondiale-pace2022.html

 

 

 

 

venerdì 24 dicembre 2021

BUON NATALE è accogliere GESU'

È questo il motivo della nostra gioia: siamo stati amati, siamo stati cercati, il Signore ci cerca per trovarci, per amarci di più. Questo è il motivo della gioia: sapere che siamo stati amati senza nessun merito, siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, in quel Bambino che vediamo nel presepe. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia.  

Papa Francesco  - Mercoledì 22/12/2021


(Nella foto: particolare della Natività, nella terza cappella del Sacro Monte di Ossuccio)

 

BUON NATALE è accogliere Gesù nella nostra vita!

Il mio augurio per un santo Natale a tutti voi.  

Semplicità, gioia, cuore libero e povero, umiltà: 

siano i frutti che maturano in noi dall’accogliere Gesù, l’uomo nuovo, il Dio con noi.

Per costruire insieme una futuro di speranza e di fraternità. 

Auguri!

 

 

sabato 18 dicembre 2021

"Un corpo mi hai preparato" - Quarta domenica di Avvento

 

Verso il Natale passando dalla domenica della gioia alla domenica dello stupore: Colui che è creatore di ogni cosa, energia che a tutto da vita, ha deciso di venire in mezzo a noi. Questo è a dir poco grandioso, stupendo.

Ma la cosa ancor più impensabile è che per venire in mezzo a noi non sceglie ciò che è grande, perfetto. No. Sceglie ciò che è piccolo, povero, chi non si impone, chi non conta. “E tu Betlemme, così piccola… da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore”. Due donne: Maria, Elisabetta. Sconosciute. Una ancora vergine, l’altra sterile e anziana. Qui il Dio infinito sceglie di manifestarsi.

Ma questa manifestazione si fa ancor più sorprendente.

Infatti poteva manifestarsi in loro con segni particolarmente prodigiosi o anche solo in modo spirituale: un messaggio, una rivelazione… No. La scelta è quella del corpo.

E’ l’immagine che torna in tutte le letture. “Partorirà colei che deve partorire” dice il profeta. Nel vangelo è un canto di grembi e di bambini che sussultano di gioia, di donne incinte. E infine la lettera agli Ebrei afferma: “un corpo mi hai preparato… ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”.

Ecco lo stupore: il Dio dell’universo sceglie come luogo, spazio per la sua presenza tra noi un corpo, il corpo.

La salvezza ci raggiunge “nel corpo”, esso è il luogo dell’adempimento della volontà di Dio: “un corpo mi hai preparato… ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. E questa volontà altro non è che vivere fino in fondo il nostro corpo, la nostra umanità, perché la salvezza si gioca e si compie nella relazione con l’altro, nell’incontro. Questa la via scelta da Dio e rivelata a noi attraverso Maria nel suo incontrarsi con Elisabetta.

Maria accoglie nel suo corpo vergine il Dio che si fa carne e si sente spinta a mettersi in viaggio per portare ad altri questa presenza inspiegabile. “Si alzò e andò in fretta”. Un corpo che si mette in movimento per andare a portare, a far toccare con mano, ad altri, che siamo abitati da Dio.

E questo avviene nell’incontro, descritto in modo delicato e splendido da Luca.

Un incontro che si apre con un saluto: “salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussulto nel suo grembo”. Si scopre anche lei abitata da Dio, dalla Vita; “fu colmata di Spirito Santo”. Basta un saluto perché l’altro si senta abitato, amato da Dio. Salutare è donare salvezza, benedizione.

Tutto ciò, per ricordarci che il Natale è la festa della concretezza e non tanto o solo dei buoni sentimenti, della poesia, e nemmeno della concretezza di panettoni e regali.

Piuttosto la concretezza di un Dio che prende carne e fa della carne lo spazio della salvezza. Fa dell’incontro con gli altri il luogo dove si rende presente il suo amore che ci salva.

Celebrare il Natale dunque deve mettere in gioco tutto noi stessi a partire dal nostro corpo che è chiamato a diventare lo spazio concreto dove Dio continua oggi a farsi presente.

Perché questo avvenga è indispensabile che si crei in noi lo spazio adatto, attraverso il nostro farci e riconoscerci piccoli, bisognosi di Lui e in particolare attraverso l’ascolto della Sua Parola.

“Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”: è la prima delle beatitudini del vangelo. Maria crede perché ascolta. E ascoltando permette alla Parola di prendere carne nel suo corpo.

In lei vediamo l’immagine di ciò che ogni credente è chiamato a vivere: generare in noi Gesù attraverso l’ascolto della Parola e con la concretezza della nostra vita, con il nostro corpo, con tutto noi stessi portarlo agli altri attraverso il saluto che porta benedizione, la gioia dell’incontro, la capacità dell’accoglienza reciproca, l’abbraccio che scaturisce dal perdono, il gesto di servizio concreto che genera solidarietà e fraternità.

Anche noi come Maria facciamo sentire agli altri quella vita più grande che portiamo in noi: la presenza di Gesù.

 


 

sabato 11 dicembre 2021

"Che cosa dobbiamo fare?" - Terza domenica di avvento

 

La terza domenica di avvento è detta domenica della gioia, “gaudete”. Parlare di gioia oggi sembra quasi assurdo. La situazione complessa che stiamo vivendo e l’ancor più complessa situazione internazionale rendono la gioia esperienza rara (la Caritas in un suo rapporto attesta che ci sono al mondo ben 22 conflitti in corso che provocano 82 milioni di sfollati invisibili…).

Ne abbiamo così bisogno tuttavia che siamo disposti a cercarla anche dove non ci può essere data e dove la si vende a poco prezzo, nell’inganno di proposte di consumo, di piacere, di divertimento. 

Dove cerchiamo la gioia? Dove riteniamo la si possa trovare? Non illudiamoci e non facciamoci ingannare: non sono le cose né i soldi che possono offrircela. Essa, come l’oro, va ricercata con pazienza, scoperta con discernimento e custodita nell’amore.

La Parola di Dio oggi ci aiuta in questa ricerca. “Rallegrati… non temere… non lasciarti cadere le braccia!” annuncia il profeta. “Siate sempre lieti…non angustiatevi per nulla” invita l’apostolo Paolo.

In questo nostro contesto storico, non facile e carico di paure, questo invito oggi si rinnova. Ma perché gioire quando tutto sembra chiamare in gioco solo angoscia e sfiducia?

La Parola di Dio ci offre le motivazioni. Esse si fondano su una certezza: Dio è fedele nell’amore. Da qui la consapevolezza che, qualunque cosa possa succedere, “il Signore è vicino”, “il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente… ti rinnoverà con il suo amore”.

Bello, ma come sperimentare questa vicinanza? Come sentire la sua Presenza che ci accompagna e ci apre alla speranza?

Ancora la Parola ci viene in aiuto: vivi una vita giusta, una vita secondo Dio e non secondo il tuo io, guidato dalla sua Parola. Quando vivi secondo la sua Parola, Lui è vicino, presente in te: ce lo insegna Maria… E la Sua Parola ci apre la strada alla gioia. 

Come? Questa domanda fa da eco alla domanda che risuona nel vangelo e che tanti rivolgevano a quell’uomo giusto che era Giovanni Battista: “Che cosa dobbiamo fare?”.

Anche noi ci chiediamo che cosa dobbiamo fare perché possiamo vivere secondo la Sua Parola, perché possiamo aprirci al futuro con speranza, perché possiamo uscire dalle tenebre di un presente denso di ingiustizie e di cattiveria.

Il Battista offre a tutti un programma di vita estremamente semplice. Alcune regole per cambiare le cose, oserei dire: per cambiare il mondo. E si tratta di indicazioni alla portata di tutti, fattibili. 

Le potremmo così sintetizzare: non accumulare; se hai, condividi; non rubare e non usare violenza. “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Non esigete…non maltrattate, non estorcete, accontentatevi delle vostre paghe…”. 

Un profeta moderno quale è stato Gandhi diceva: ciò che hai e non usi è rubato ad un altro. “E’ vero – scrive E.Ronchi - che se metto a disposizione la mia tunica e il mio pane, io non cambio il mondo e le sue strutture ingiuste, però ho inoculato l’idea che la fame non è invincibile, che il dolore degli altri ha dei diritti su di me, che io non abbandono chi ha fatto naufragio, che la condivisione è la forma più propria dell’umano”.

Vivi dunque la tua vita con giustizia, onestà, nella condivisione e con solidarietà. Piccoli passi, gesti semplici, opere di misericordia, verso relazioni autentiche e solidali, vissute nella fraternità e nella condivisione. E’ quello che dice anche Paolo: “La vostra amabilità sia nota a tutti”. 

Uno stile di vita nuovo è l’autentico regalo di Natale che possiamo scambiarci! Non costa nulla se non la nostra personale conversione del cuore. Per questo ci è necessario Lui: Gesù. Lo ricorda Giovanni: accogli Colui che viene:Viene colui che è più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”; Colui che può dare a ciascuno la forza di rinnovare la propria vita, di renderla capace di gesti di novità e di condivisione.

Apriamo il cuore e la vita a Gesù che ci dona la misericordia del Padre e iniziamo a diffonderla lì dove viviamo ogni giorno, verso tutti, senza distinzioni, attraverso le concrete opere dell’amore. Il frutto sarà l’esperienza di una gioia profonda e indelebile.