venerdì 25 settembre 2020

106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

 

Preghiera a conclusione del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni.

Vorrei concludere con una preghiera suggerita dall’esempio di San Giuseppe, in particolare a quando fu costretto a fuggire in Egitto per salvare il Bambino.

Padre, Tu hai affidato a San Giuseppe ciò che avevi di più prezioso: il Bambino Gesù e sua madre, per proteggerli dai pericoli e dalle minacce dei malvagi. Concedi anche a noi di sperimentare la sua protezione e il suo aiuto. Lui, che ha provato la sofferenza di chi fugge a causa dell’odio dei potenti, fa’ che possa confortare e proteggere tutti quei fratelli e quelle sorelle che, spinti dalle guerre, dalla povertà e dalle necessità, lasciano la loro casa e la loro terra per mettersi in cammino come profughi verso luoghi più sicuri. Aiutali, per la sua intercessione, ad avere la forza di andare avanti, il conforto nella tristezza, il coraggio nella prova. Dona a chi li accoglie un po’ della tenerezza di questo padre giusto e saggio, che ha amato Gesù come un vero figlio e ha sorretto Maria lungo il cammino. Egli, che guadagnava il pane col lavoro delle sue mani, possa provvedere a coloro a cui la vita ha tolto tutto, e dare loro la dignità di un lavoro e la serenità di una casa. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo Figlio, che San Giuseppe salvò fuggendo in Egitto, e per intercessione della Vergine Maria, che egli amò da sposo fedele secondo la tua volontà. Amen.

sabato 19 settembre 2020

"Andate anche voi nella vigna" - Venticinquesima domenica del tempo ordinario

Vigna e lavoratori: sono le immagini che la parabola ci propone e che rappresentano tutti noi.

Noi siamo questi lavoratori: tutti infatti ci riconosciamo chiamati, in modi e ore diversi. E’ la chiamata alla vita innanzitutto; è la chiamata a un compito, a una missione, che ci è affidata con il dono stesso della vita.

Il motivo che muove Dio (adombrato nella figura del padrone) a rivolgerci questa chiamata non è altro che la gioia di farci collaborare con Lui e di condividere con Lui la crescita della vigna stessa. Non un calcolo, non una logica di imprenditore, di padrone, ma la gratuità, l’atteggiamento di un Padre che guarda non ai suoi interessi, ma ai bisogni di ciascuno di noi, alla nostra realizzazione e vuole che nessuno sia escluso dalla sua vigna.

Un Padre che spiazza ogni logica umana, che supera i nostri criteri, pensieri, misure, che va oltre alla resa e punta a dare a tutti, nessuno escluso, vita e dignità. Già il profeta Isaia lo ricorda nella prima lettura: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”.   La giustizia umana è dare a ciascuno il suo, quella di Dio è dare a ciascuno il meglio. Nessun imprenditore farebbe così. Ma Dio non lo è; non un imprenditore, non il contabile dei meriti, lui è il Donatore, che non sa far di conto, ma che sa saziarci di sorprese. (E.Ronchi)

Dobbiamo allora mettere da parte i nostri schemi, le nostre idee, i nostri modi molto umani di pensare, per fare spazio alla novità sorprendente che il vangelo annuncia, che è innanzitutto la novità del volto di Dio che Gesù ci rivela e che vuole che nessuno sia escluso dalla condivisione del suo amore, della sua stessa vita.

L’immagine della vigna poi non raffigura solo la chiesa ma l’umanità intera, il grande campo del mondo.

C’è bisogno di operari che – liberi da una mentalità di guadagno e di interesse, oltre che da atteggiamenti di invidia reciproca (vedi Vangelo) – sappiano collaborare insieme, ognuno con le proprie capacità, ognuno a suo tempo, per rendere feconda, generativa la vigna.

Ha detto giorni fa il card. Bassetti commentando la tragica notizia dell’uccisione di d.Roberto: Oggi domandiamoci: che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa, per la società? Non è tempo di aspettare. C’è bisogno di essere in uscita, come dice il Papa e come ha testimoniato don Roberto”. 

C’è bisogno di operari per questa umanità, vigna di Dio. Questo nostro prete e tanti altri testimoni (d.Puglisi, P.Ambrosoli, Sr. Maria Laura), ma anche tanti sconosciuti, dell’ultima ora, piccoli, poveri, umili, che tuttavia hanno fatto e fanno la loro parte per rendere più vivibile questa nostra umanità ci interpellano.

Questi lavoratori della vigna sono per noi, cristiani che a volte ci riteniamo essere quelli della prima ora, invito a sentirci parte attiva della vigna del mondo, a “comportarci in modo degno del vangelo di Cristo”, a riscoprire la chiamata battesimale ricevuta quale chiamata di amore gratuito alla vita nuova, vita non di servi che eseguono ordini e doveri verso un padrone, bensì di figli che si riconoscono amati e chiamati da un Padre che vuole fare della sua vigna, del mondo intero, una sola famiglia di fratelli.

I fatti che abbiamo vissuto in questi giorni che reazioni hanno provocato in noi? Rabbia, forse anche critica e disprezzo verso lo/gli stranieri, paura, chiusura…?

Mi auguro invece che possano risvegliare in noi la bellezza di una vita spesa per il vangelo, spesa per amore, nell’impegno gioioso di ogni giorno a collaborare con tutti coloro che, pur in ore e tempi diversi, incontriamo al nostro fianco e superando ogni invidia e mormorazione. Impariamo finalmente a collaborare con tutti – credenti o meno, vicini o lontani - per far maturare in mezzo a noi frutti abbondanti di giustizia, di solidarietà e fratellanza, di pace.

martedì 15 settembre 2020

Grazie d.Roberto!

La messa di suffragio per don Roberto Malgesini sarà celebrata questo sabato mattina alle ore 9.30 in Cattedrale. Essendo convocati in questa occasione “tutto il presbiterio e l’intero Popolo di Dio”, è annullato il pellegrinaggio vocazionale al santuario della Madonna del Soccorso previsto per questo sabato alle ore 7 alla presenza dei due novelli.

Come il vescovo ci ha invitati a fare, l’intera diocesi si raccoglie insieme come “un cuor solo e un’anima sola” in questi giorni di dolore e di grazia. Preghiamo per don Roberto, per la sua famiglia, le persone che amava e di cui si prendeva cura e preghiamo anche per chi lo ha ucciso. Nella speranza evangelica del seme che morendo porta frutti per il Regno, preghiamo perchè la nostra risposta si faccia più generosa sui sentieri della pace e della fraternità.

 



 

lunedì 14 settembre 2020

mercoledì 9 settembre 2020

L'omelia del vescovo Oscar alla festa della Madonna del Soccorso

Sebbene in edizione ridotta a causa della pandemia ancora in corso, non abbiamo rinunciato all'annuale appuntamento e siamo accorsi qui, nella casa della Madre, anche a nome di tante altre persone solitamente presenti per trovare consolazione e sperimentare la sua tenerezza.

È l'accorrere dei figli che si rifugiano presso Maria in un tempo difficile, un tempo di sofferenza, di distacco da tante persone a noi care, di incertezza anche per il prossimo futuro.

La Tremezzina ha pagato un prezzo molto alto in questi mesi.

Tanti fratelli e sorelle sono stati sottratti non solo ai loro familiari, ma anche alla comunità civile ed ecclesiale.

Siamo un unico corpo, membri di un'unica famiglia, coinvolti in una medesima storia comune, responsabili gli uni degli altri, solidali nelle prove e nelle vicissitudini della vita.

Il facile slogan in uso più frequente e che si è dimostrato del tutto vano ed erroneo, è stato l'espressione "tutto andrà bene". S. Paolo, nella lettera che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci invita piuttosto a sottolineare che "tutto concorre al bene" di coloro che amano Dio.

Il corona virus è certamente un male, ma è importante sottolineare che nella fede possiamo ricavare un'utile ammaestramento anche da questa triste e persistente realtà.

Questo sentirci tutti esposti un comune pericolo, che abbiamo affrontato insieme, condividendo le avversità di tutti, ci ha insegnato a vivere nella solidarietà. Ci si salva o ci si perde insieme.

Non è facile rivestirsi di questa convinzione a causa del nostro peccato, che ci rende individualisti, presi a progettare e a difendere i nostri soli interessi personali e facili a delegare gli altri, magari anche a criticarli perché fanno, mentre noi preferiremmo volentieri non esporci e non comprometterci.

La pandemia ha stimolato molte persone ad assumersi grandi responsabilità e prendersi cura degli altri, soprattutto dei più deboli, delle persone più esposte, degli anziani, delle persone sole, dei poveri, che abbiamo visto crescere in misura sempre più grande.

Non sono mancate persone che in questo periodo si sono maggiormente esposti, dalle autorità civili ai medici, agli infermieri, ai sacerdoti, ai tanti volontari del servizio civile, a quanti si dono esposti anche a rischio della loro vita. Persone a cui dobbiamo riconoscenza, ma che diventano per noi anche dei modelli di impegno perché acquistiamo un senso di fraternità vera.

La fraternità è il nuovo nome della pace, una fraternità non originata dalla paura, ma dall'amore, essendo tutti figli dello stesso Padre.
Ci aiuti Maria ad acquisire questo spirito di fraternità che trova nella Comunità cristiana il luogo più favorevole per esercitarla, in vista di una testimonianza a servizio del mondo.

                                                                                     + Vescovo Oscar