domenica 30 aprile 2023

"L'ho incontrato" - Quarta domenica di Pasqua

 

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Bastano queste parole per dire tutto l’amore di Dio per noi. Parole che evidenziano l’unica grande vocazione alla quale tutti siamo chiamati: la vocazione alla vita, a una vita abbondante, significativa, realizzata.

Davanti a questa chiamata tuttavia dobbiamo interrogarci e chiederci: cosa e chi mi fa vivere sempre meglio? cosa e chi invece mi inganna e distrugge la mia vita? Negli Atti degli Apostoli, la gente si chiede: «cosa dobbiamo fare?». Pietro li invita a farsi battezzare, cioè a immergersi pienamente nella vita nuova che Gesù ci dona, a entrare in relazione profonda con Lui.  

Infatti la vita abbondante e piena dipende dalle relazioni che costruiamo e viviamo. Gesù parla chiaro infatti. Ci sono relazioni che sono come “ladri e briganti” che ci ingannano; entrano nella nostra vita con astuzia e creano scompiglio, portano divisione, tolgono la pace dal cuore. Queste persone o cose non entrano dalla porta, cioè apertamente ma come ladri con astuzia vengono ad occupare la nostra mente, i nostri pensieri e infine le nostre scelte, fino a diventare loro i padroni, riducendoci a schiavi del loro volere. Se ci fermiamo a riflettere riusciamo sicuramente a dare un nome e un volto a questi “ladri”: a volte persone reali che ci ingannano e ci spingono a scelte disoneste, al male e alla maldicenza, altre volte si tratta di cose o atteggiamenti: brama di possedere, orgoglio, egoismo, se non violenza e cattiveria. Non sono certo queste relazioni che possono donarci una vita bella; anzi lentamente la frantumano e distruggono, portandoci a una vita assurda e vuota.

Sempre con chiarezza Gesù afferma invece che lui vuole entrare nella nostra vita, in relazione con noi, non con inganno ma dalla porta; perché lui non è ladro, ma “pastore”, perché “chi entra dalla porta è il pastore”. Per questo porta pace, pienezza e armonia di vita. Non si fa padrone, ma custode, rendendoci così figli liberi e amati. Come e quando avviene questo? Quando ”ascoltando la sua voce” e “seguendo le sue orme” facciamo spazio a Lui nella nostra vita come si fa spazio a un amico, a una persona amata. Più rafforziamo la relazione con lui e più la nostra vita cresce, si rafforza, si unifica, si fa bella e feconda.

Non solo: Lui “pastore e custode delle nostre anime” che ci conosce per nome ci “conduce fuori”, dice il vangelo, anzi “spinge fuori”. Fuori da ogni recinto e chiusura, perché sa bene che non si può avere vita abbondante se ci si chiude in se stessi e nei propri recinti. Così facendo si soffoca, ci si impoverisce, si diventa sterili. Ecco perché “spinge fuori”, invita a uscire da ogni recinto mentale, di gruppo o di casta, di idee. Quanti recinti innalziamo pensando di salvarci, difenderci, custodirci, ma di fatto questi recinti ci isolano, ci chiudono, ci impoveriscono. Anche nelle nostre comunità: il recinto della propria piccola parrocchia, il recinto di tradizioni e usanze vissute senza più convinzione; il recinto fatto di calcoli, di critiche, di giudizi che ci chiudono gli uni agli altri.

Se vogliamo la vita in abbondanza occorre lasciar entrare Gesù per poi con Lui diventare chiesa, capaci di relazioni fraterne e pronti a uscire verso gli altri, verso il mondo, verso ogni uomo e donna per camminare insieme e, portare frutti abbondanti di vita. La vocazione-relazione con Gesù si compie nella relazione con gli altri, nella chiesa e nel mondo. “Nella Chiesa, scrive papa Francesco nel messaggio per questa giornata, siamo tutti servitori e servitrici, secondo diverse vocazioni. La vocazione al dono di sé nell’amore, comune a tutti, si dispiega e si concretizza nella vita dei cristiani laici e laiche, impegnati a costruire la famiglia come piccola chiesa domestica e a rinnovare i vari ambienti della società con il lievito del Vangelo; nella testimonianza delle consacrate e dei consacrati, donati tutti a Dio per i fratelli e le sorelle come profezia del Regno di Dio; nei ministri ordinati (diaconi, presbiteri, vescovi) posti al servizio della Parola, della preghiera e della comunione del popolo di Dio. Solo nella relazione con tutte le altre, ogni specifica vocazione nella Chiesa viene alla luce pienamente con la propria verità e ricchezza. In questo senso, la Chiesa è una sinfonia vocazionale, con tutte le vocazioni unite e distinte in armonia e insieme “in uscita” per irradiare nel mondo la vita nuova del Regno di Dio”.

Perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza

sabato 22 aprile 2023

"L'ho riconosciuto" - Terza domenica di Pasqua

I vangeli di queste prime domeniche del tempo pasquale ambientano l’incontro con Gesù Risorto nell’ambito domestico, casalingo. L’incontro con Gesù avviene lì: “Quando fu a tavola con loro, nel ripetersi quotidiano del gesto dello spezzare il pane, che da quel giovedì sera aveva assunto un sapore totalmente nuovo; lì i discepoli aprono gli occhi e riconoscono: “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.

Questo tuttavia è preceduto da un cammino: i discepoli erano in cammino. Un cammino strano: da Gerusalemme a Emmaus la periferia; un cammino di fuga. Un cammino non solo fisico ma anche interiore. Un cammino carico di dubbi, di tristezza, di delusione per quanto stavano vivendo sulla propria pelle: l’esperienza del dolore, dell’ingiustizia, della morte, del fallimento e del crollo di ogni speranza: Noi speravamo…”

E’ proprio lungo questo cammino, faticoso e silenzioso, che scoprono di non essere soli: si avvicinò e camminava con loro”. Una vicinanza che pian piano apre al dialogo, alla condivisione della vita, dei fatti, dei problemi per arrivare, sempre passo dopo passo, a gettare su essi una luce nuova che aiuta a rileggere quanto accaduto, a riaccendere una speranza ormai assopita, a illuminare e scaldare il cuore: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Gesù, oggi come allora, lo si incontra nel cammino della vita quale pellegrino sconosciuto che si affianca a noi. Cammina con noi dentro i nostri tortuosi e a volte misteriosi cammini per aiutarci a decifrarli, scoprendo che la croce, ogni croce, è passaggio, mai l'ultima parola ma sempre strada per far fiorire novità, quando essa diventa luogo dove l'amore sa offrire tutto fino al compimento; è così da sempre, dicono le antiche Scritture! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.

Non bastano, anzi non servono i segni clamorosi (“sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli ma…”); serve piuttosto il coraggio di affrontare la vita concreta con occhi nuovi che sappiano andare oltre l’apparenza, lo scontato; capaci così di cogliere la silenziosa e nascosta Presenza di un Dio che in Gesù, il Vivente, percorre le nostre strade e le illumina con la Sua Parola.

E la casa resta anche oggi il luogo dell’incontro, dalla consapevolezza della Presenza che non sparisce ma ci permea così profondamente da non aver più bisogno di vederla, perché sentita e percepita nel cuore riscaldato dalla Parola, nell’amore rinnovato, nella fraternità solidale attuata con parole e gesti che rendono efficace e vero il gesto dello spezzare il pane.

C’è alla fine il ritorno alla comunità; da essa si erano allontanati ora diventa luogo dove condividere l’incontro sperimentato: essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. Che bella questa immagine di comunità! Luogo dove condividere l’esperienza dell’incontro riscoprendoci figli e fratelli, famiglia di un Dio venuto tra noi e rimasto per sempre per affrontare con noi ogni cammino, ogni notte. «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».

Sì o Signore, anche in questa sera del mondo, resta con noi: i nostri occhi sappiano riconoscerti sulle nostre strade, in ogni fratello e sorella che condivide con noi il cammino della vita;  il nostro cuore sia riscaldato dalla tua Parola che è luce e speranza e che illumina i nostri dubbi e ci sostiene nelle nostre prove e fatiche; la nostra vita sappia fare memoria e rinnovare ogni giorno, dentro e fuori le nostre case, il gesto pasquale dello spezzare il pane, segno della tua Presenza e del tuo amore, della tua vita spezzata per noi affinché anche la nostra vita impari a farsi dono, pane spezzato per tutti!

domenica 16 aprile 2023

"L'ho toccato!" - Seconda domenica di Pasqua, in albis.

 

La Parola di Dio oggi mette in evidenza la dimensione comunitaria della Pasqua. La Pasqua infatti non è un evento da vivere semplicemente a livello personale (‘ho fatto Pasqua’… ridotto ad essere andato a Messa e forse confessato…). E’ piuttosto evento che tocca la vita della chiesa tutta, di tutto il popolo di Dio, come lo fu la prima pasqua per il popolo di Israele nel deserto.

Allora una domanda si impone: la pasqua che stiamo celebrando quanto cambia o meno la comunità dei discepoli?

Nel Vangelo vediamo questa prima comunità che è descritta come una comunità chiusa (porte chiuse) piena di paura (timore dei Giudei), incredula davanti agli eventi che si stavano compiendo sotto i loro occhi.

In questa comunità il Risorto si fa presente: “stette in mezzo”. La visita con l’abbondanza dei suoi doni: Pace a voi, ricevete lo Spirito santo, attingete alla misericordia di Dio e diventate testimoni, io mando voi. E ’l’esperienza della Pasqua.

A questo momento di grazia tuttavia manca un discepolo: Tommaso. Ed è proprio lui a mettere alla prova la comunità, a verificare fino a che punto la Pasqua l’ha cambiata.

Arriva dopo che Gesù è andato. Tutti gli dicono: “Abbiamo visto il Signore”. Ma lui non ci crede. Perche?

Perché trova una comunità che non è cambiata, che ha ancora paura, dove le porte sono chiuse. Una comunità dove non si leggono i segni dell’amore, le ferite, dove non si tocca per mano il segno del dono, della condivisione. Trova insomma la sua comunità così come l’aveva lasciata, nonostante questi affermassero di aver visto il Signore. Sì, forse l’avevano visto, ma non si sono lasciati rinnovare dalla sua presenza, dai doni del suo amore misericordioso.

Tommaso diventa così l’immagine di tanti che ancora oggi desiderano, incontrare il Signore ma non riescono a ‘toccarlo’ nella vita delle comunità cristiane dove si trovano a vivere, perché queste comunità, pur celebrando la Pasqua, non si lasciano da essa trasformare e rinnovare,.

Ben diverso invece è l’esito del racconto degli Atti nella prima lettura. “Quelli che erano stati battezzati”, questa prima comunità fa vedere apertamente la presenza del Risorto. Come? Con uno stile di vita che manifesta i frutti gioiosi della Pasqua, del suo passaggio: pane spezzato, ascolto, preghiera, condivisione, solidarietà, fraternità, letizia e semplicità di cuore. Davanti a questa comunità, trasformata dalla Pasqua di Gesù e rinnovata dal Suo Spirito si dice che “il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”.

Una comunità nuova, diversa, trasformata dalla presenza del Risorto. Certo tutto questo si è compiuto passo dopo passo, dopo cinquanta giorni, dopo la Pentecoste che ha trasformato questa comunità rendendola capace di testimoniare con la vita il Signore Gesù.

Questo ci incoraggia. Passo dopo passo, di domenica in domenica, dobbiamo anche noi tendere a diventare comunità pasquali, capaci di far ‘toccare’ il Signore che è in mezzo a noi a quanti lo cercano, a quanti sono titubanti nella fede e che vogliono toccare con mano la Sua Presenza.

Che lo Spirito, che già ci abita fin dal nostro Battesimo, rinnovi in noi la Sua Presenza. Scenda di nuovo nelle nostre comunità per liberarci dalla paura e dalla sfiducia.

Renda anche noi come la chiesa delle origini rinata dallo Spirito a Pentecoste, come ci ha ricordato il libro degli Atti: perseveranti nell’ascolto della Parola, nello spezzare il pane, nella preghiera e nella comunione fraterna. Capaci di “stare insieme” e vivere nella comunione fino a “godere il favore di tutto il popolo”.

Davanti alle sfide del nostro tempo, davanti alle fatiche di comunità cristiane che sembrano restringersi e chiudersi in piccoli ghetti, la Parola oggi ci indica di nuovo la strada per un rinnovamento radicale e ci offre di nuovo il dono della misericordia, il dono dello Spirito che tutto rinnova e vince le nostre paure e fragilità, ci riconcilia e ci unisce, ci manda ad essere nel mondo testimoni del Suo amore misericordioso.