sabato 31 luglio 2021

"Rivestire l'uomo nuovo" - XVIII domenica del tempo ordinario

 


Nella seconda lettura Paolo rivolge, con una certa urgenza, “vi dico e vi scongiuro…” un appello: “abbandonare l’uomo vecchio…rinnovarvi nello spirito della vostra mente…rivestire l’uomo nuovo”. “Uomo vecchio, uomo nuovo”:

La Parola ascoltata ci aiuta a delineare meglio cosa intenda Paolo per uomo vecchio e uomo nuovo.

Nella prima lettura possiamo identificare l’uomo vecchio con un verbo: mormorare. “Nel deserto - nel cammino dell’Esodo -  tutta la comunità degli Israeliti mormorò…”. L’uomo vecchio è innanzitutto il mormoratore, colui che si lamenta con Dio e con tutti, non si fida; arriva persino a preferire la schiavitù cui era sottoposto alla fatica di tendere alla libertà.

Nel vangelo l’uomo vecchio emerge nell’atteggiamento della folla che si accontenta dei desideri più elementari: pane da mangiare e pancia piena. Non che si tratti di desideri sbagliati. Ma se il vivere si riduce a questo ci si ritrova vecchi, senza sogni e progetti, e soprattutto chiusi su se stessi e a caccia di chi può darci ciò che desideriamo, di chi può soddisfare i nostri bisogni più bassi.

Ecco perché Gesù stimola la folla, che lo cerca certo ma sembra solo perché ha mangiato gratis i pani. Gesù li spinge a una ricerca di novità, di altro: “Voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati… Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.

Vale anche per noi questo richiamo, questa provocazione.

A volte cadiamo in una vita che ha più del pagano che del cristiano, dove la tensione è rivolta a cose buone, ma esclusivamente terrene. Rischiamo di cadere anche in una idea errata di Dio: un mago che deve risolverci i problemi, che deve portarci fortuna, proteggere i nostri beni, la nostra salute e non farci mancare nulla di quello che vogliamo… E’ il dio dei pagani questo! Il Dio rivelato da Gesù invece è Padre che si prende cura di noi, così come ha fatto anche con il popolo nel deserto, che nutre la nostra vita. Questo Dio Gesù ci rivela. Un Dio che dà, che offre. Non esige nulla, dona tutto. Ma non dà cose ma come diceva Caterina da Siena «Egli non può dare nulla di meno di se stesso. Ma dandoci se stesso ci dà tutto» Nasce stupita una domanda sulla bocca di quella gente e nostra. “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. La potremmo esprimere con queste altre parole: “Che cosa dobbiamo fare per fare esperienza di questo amore di Dio per noi e vivere così da uomini nuovi?”

Gesù ci apre la via: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Questo occorre ed è urgente.

Questo solo può saziare la nostra fame, dare giusto ordine e orientamento ai nostri desideri. Credere in colui che egli ha mandato, in Gesù. Che vuol dire: lasciarsi amare da Dio che oggi continua a nutrire anche noi con quel “pane vivo” che è il suo stesso Figlio dato a noi per amore. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”

Credere è l’opera che ci è chiesta. Questo credere non è altro che accogliere Gesù, pane vivo che sazia la nostra fame. Occorre fare spazio alla sua presenza, alla sua Parola.

Ecco allora delinearsi l’uomo nuovo che siamo chiamati ad essere, secondo Paolo. E’ l’uomo che sa vivere nella fede, nella totale fiducia, lasciandosi fare da Gesù, rivestendosi di Lui per divenire creato a sua immagine.

Rivestiamoci dunque della novità di Cristo, vivendo da figli che si lasciano nutrire, fare, amare da un Dio che è Padre.

Vera fede è nutrirci di Gesù, della sua Parola, della Sua presenza nel segno del pane, per essere e agire ogni giorno quali uomini e donne nuovi a sua immagine: perché Lui è l’uomo nuovo al quale ogni essere umano è chiamato a volgere il suo sguardo e a trovare in lui pienezza di vita.

domenica 18 luglio 2021

Sabato 24 luglio

 

 

Questo il link per iscriversi 


https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdcVdbjA-Emuj96hVdTGHVGf8_yCubjB9lnYhL_XtyPJy9CJA/viewform


martedì 6 luglio 2021

Musical meditation

 NB. La s.Messa di venerdì16 sarà anticipata al mattino alle ore 10.30


Venerdì 16 luglio 2021

ore 18:30

presso il Santuario della Beata Vergine del Soccorso di Ossuccio, Tremezzina,

appuntamento con il LacMus Festival 2021.

Musical meditation

Il Sestetto vocale Doros di Mosca presenta

un programma musicale dedicato alla musica della liturgia russo-ortodossa.

 

Musicisti:  Doros Male Vocal Ensemble, sestetto vocale russo

Musiche della liturgia russo-ortodossa

 

Info Utili:

CONCERTO GRATUITO / Prenotazione obbligatoria: https://lacmusfestival.com/it/events/9-musical-meditation/

Il concerto si svolge con posti a sedere all’interno (a porte aperte) e all’esterno della chiesa.
Il Santuario si raggiunge tramite una passeggiata panoramica in salita di circa 15-20 minuti con partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII, Ossuccio (Co).

Durata: 60 min circa

Il concerto si svolgerà anche in caso di maltempo.

Il concerto sarà svolto nel rispetto delle norme anti-Covid19, in conformità con le disposizioni della Regione Lombardia e delle Autorità Nazionali.
Per tale motivo, i posti saranno limitati ed è consigliata la prenotazione online.
È obbligatorio indossare la mascherina in tutti i luoghi dei concerti, anche all’esterno.

sabato 3 luglio 2021

Profeti incompresi - XV domenica del tempo ordinario.

 

Il profeta incompreso. Questo ci presenta la Parola di Dio nella scena del Vangelo, con Gesù rifiutato nella sua patria. Ma anche nella figura di Ezechiele – nella 1 lettura - profeta inascoltato dalla sua gente e in Paolo che parla – nella 2 lettura - di oltraggi, difficoltà, persecuzioni, angosce, incontrate nella sua missione.

Profeti incompresi e rifiutati.

Tuttavia non abbandonati bensì sostenuti dalla Parola del Signore che manda (“Io ti mando”), dalla sua forza (“Ti basta la mia grazia”), dallo Spirito che guida e sostiene Gesù (“Lo Spirito del Signore è su di me”).

Per questo i profeti incompresi non si scoraggiano e nonostante tutto non smettono di annunciare, seminare, aprire squarci di futuro. “Sapranno che un profeta si trova in mezzo a loro”; “quando sono debole è allora che sono forte”, “si meravigliava della loro incredulità… e percorreva i villaggi d’intorno, insegnando”.

Guardando a questi profeti e direttamente a Gesù, la parola oggi ci invita a riflettere sui motivi di questa incomprensione, i motivi della chiusura, del rifiuto dell’ostilità verso il profeta, verso Gesù stesso.

Incomprensione e rifiuto che si ripetono ancora oggi. Per questo diventa importante capire perché ciò avviene.

Da dove vengono questi atteggiamenti di incomprensione?

Nella prima lettura si evidenzia una incomprensione di tutto il popolo definito come “una razza di ribelli, figli testardi e dal cuore indurito”. Ma soprattutto nel vangelo, nell’atteggiamento degli abitanti di Nazaret, vengono evidenziati i motivi forse più sottili e profondi oltre che sempre attuali.

“Rimanevano stupiti” davanti a Gesù ma nello stesso tempo scandalizzati: “era per loro motivo di scandalo”.

Che cosa li scandalizza? L’umanità, la familiarità di un Dio che abbandona il tempio ed entra nell’ordinarietà di ogni casa, diventando il ‘Dio domestico’. Rifiutano di riconoscere l’intervento di Dio attraverso una persona che per loro risulta ordinaria: “Non è costui il figlio del falegname…?”

L’incomprensione, che poi si traduce in rifiuto, nasce da preconcetti, idee distorte, presunzione di sapere tutto di quell’uomo e più ancora sapere tutto di Dio, di come deve essere e deve agire. Tutto ciò si traduce in chiusura verso chi non rientra nei parametri prestabiliti da loro, dalla loro mentalità ottusa e orgogliosa.

L’attenzione si sposta subito da Nazaret a noi, qui oggi.

Ogni qual volta ci chiudiamo dentro le nostre certezze e presunte sicurezze rischiamo di cadere nello stesso atteggiamento degli abitanti di Nazaret: incomprensione e rifiuto dell’altro, di chi appare diverso, di Dio stesso che è sempre oltre i nostri schemi e le nostre aspettative e che opera nella quotidianità e ordinari età e non tanto nella straordinarietà e nella grandezza.

Gesù anche oggi continuamente passa in mezzo a noi, annuncia la parola del Vangelo, continua la sua presenza attraverso tanti profeti che, pur nella loro debolezza, non si stancano di dare voce a Lui e di stimolarci a una vita nuova.

Sappiamo riconoscerlo? Sappiamo uscire dai nostri schemi mentali, dalle nostre abitudini e chiusure, per riconoscere, accogliere e ascoltare questi profeti?

Da Gesù ad oggi la storia è piena di profeti veri, spesso incompresi e rifiutati, diversi riconosciuti solo dopo la loro morte…

La Parola di oggi ci invita a uno sguardo nuovo, più attento e soprattutto ad ascoltare e accogliere chi ancora oggi parla a nome di Gesù dentro questa storia, attraverso quell’umanità debole e fragile che Dio ha voluto scegliere quale via per rivelarsi a noi.

“Siamo circondati da profeti, magari piccoli, magari minimi, ma continuamente inviati. E noi, come gli abitanti di Nazaret” non ascoltiamo, critichiamo, disprezziamo, rifiutiamo la novità di Dio che ci viene annunciata.

Ma di noi Dio non è stanco: è solo stupito. Stupito della nostra incredulità. Una incredulità che non ci permetterà mai di far fiorire nella nostra storia di oggi la buona notizia del Suo amore per noi. Ma Lui non si ferma: va e continua a insegnare, annunciare: i suoi segni di novità non vengono meno. Sta solo a noi aprire gli occhi, la mente e il cuore per accoglierlo.