sabato 13 settembre 2014

Festa dell'esaltazione della croce



“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.”
Sono parole tra le più belle del vangelo.
Sono il vangelo stesso: l’annuncio gioioso di un amore che ci salva. Quanta insistenza in quel: “dare”, “non vada perduto”, “abbia la vita”, “sia salvato”.
Parole che oggi ci aiutano a cogliere in profondità il senso della Croce.
La festa dell’esaltazione della croce infatti non è la sadica esaltazione di un oggetto di tortura e di morte. E’ piuttosto il riconoscere che attraverso quell’oggetto di morte è passata tutta la forza e la grandezza dell’amore di Dio per il mondo.
Dio ha tanto amato il mondo da scendere dentro nella nostra vita e in ciò che vi è di più ignobile e oscuro, il male e il peccato.
E questa “immersione” diventa il principio della “esaltazione” dell’innalzamento: lo ricorda bene Paolo nella seconda lettura…
Dio prende per mano ciascuno di noi lì dove siamo con le nostre croci, fatiche e peccati per innalzarci alla vita piena.
Perché abbiamo la vita, Dio ci ha amato e ci ama. 
La croce diventa il punto di incontro tra Lui e noi. Dio dentro la nostra oscurità e malvagità per illuminarli, amarci, elevarci e salvarci. Nella croce c’è tutta la serietà e la dismisura, tutta la gratuità e l’eccesso del dono d’amore di Dio per tutti noi.
L’esaltazione della croce è l’esaltazione dell’amore di Dio che in Gesù offre e dona la vita per noi.
Esaltazione di una vita donata dunque e non tanto di un oggetto. L’oggetto in sé, la croce, è il richiamo visivo, concreto di un abbraccio d’amore che ci ha strappati dal peccato e dalla morte e ci ha fatti rinascere. Infatti ciò che dà alla croce tutto il suo valore è la risurrezione; è la meta finale. Quello strumento che doveva dare morte, diventa strumento di vita, prescelto da Dio per spandere dentro la storia la sua stessa vita. L’albero antico che nel primo giardino ha prodotto la lontananza e la perdita della pienezza di vita viene ora soppiantato dall’albero nuovo che nel giardino della Pasqua offre a tutti la possibilità di una rinascita, di una vittoria, di un’esperienza d’amore più forte del male e della morte.
Il palo nel deserto con il serpente annuncia il palo della croce con l’agnello che offre se stesso: immagini pasquali, di un passaggio d’amore che libera e salva.
Con la croce Dio ci ha guariti dal morso del male e ci ha rimessi in cammino per crescere nella misura di Cristo.
Ecco un secondo aspetto importante: non solo memoria, richiamo permanente di un amore smisurato e gratuito, ma anche invito, strada, indicazione perché la nostra vita venga esaltata, glorificata.
Invito perché anche noi abbiamo ad essere in cammino sulle orme di Gesù. Abbiamo ad imparare anche noi a fare della vita un dono d’amore che passa attraverso la croce, ovvero l’offerta gratuita di se stessi.
E’ l’unica strada che porta alla vita, alla pienezza, alla realizzazione. Gesù proprio attraverso la croce lo dimostra. Non c’è risurrezione senza croce, non c’è vita senza un amore che si offre, non c’è amore autentico senza dono di sé.
Su questa strada deve muoversi il nostro cammino di cristiani: come Gesù, fare della vita un’offerta, un dono, un servizio.
Questo ci chiede il coraggio di scelte nuove, aperte alla dimensione del dono; ci chiede il coraggio di portare la croce che sta a dire: fare come Gesù, fare della vita un dono.
L’esempio oggi è davanti ai nostri occhi: le tre suore uccise in Burundi… i cristiani perseguitati e ancora oggi crocefissi… i tanti volontari che spendono la loro vita e le loro capacità per il bene degli altri…
La croce dunque sia sempre non solo davanti agli occhi, ma soprattutto nel nostro cuore, ricordo di un abbraccio d’amore che ci avvolge e indicazione di una strada da seguire ogni giorno attraverso i gesti più piccoli e semplici, nel nostro diventare dono gli uni per gli altri.. Sia insomma più che un oggetto da esibire, uno stile di vita da assumere e da testimoniare ogni giorno.