sabato 29 maggio 2021

In un abbraccio senza fine - Santissima TRINITA'

 


“Come tutti i dogmi, anche quello della Trinità non è un freddo distillato concettuale, ma un forziere che contiene la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte: in principio a tutto, nel cosmo e nel mio intimo, come in cielo così in terra, è posto un legame d’amore”. (E.Ronchi)

Questo legame è garantito dalle ultime parole di Gesù: “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Lui, Gesù, è venuto a dirci e soprattutto a farci sperimentare che Dio è abbraccio d’amore presente e vicino tutti i giorni. Ci ha svelato il suo volto di Padre; lui, figlio, ha dato tutto se stesso per noi confermando che ci è vicino anche nella prova e nella morte; con lo Spirito ci rassicura che il suo Amore vince la morte e ci dona già ora la vita di figli, la vita stessa del Dio Trinità.

Scopriamo meglio questa sua presenza e vicinanza.

Oggi celebriamo innanzitutto la presenza di Dio nella storia. Come ci ha ricordato la 1 lettura: “Interroga pure i tempi antichi che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra… non si è mai udita una cosa simile che cioè che un popolo abbia udito al voce di Dio?”. Nella storia Dio si rivela come un Padre che si prende cura dell’umanità. Cammina accanto agli uomini e vuole condurli – questo è il suo intento e volontà – a partecipare alla sua stessa vita. Per questo entra come uomo nella storia attraverso il figlio Gesù, manifestazione del suo volto di Padre, condivide in tutto la nostra natura umana per elevarla, oltre la morte, alla vita divina. E per fare questo ci dona lo stesso Spirito che unisce Padre e Figlio affinchè ci unisca a Lui e tra noi in un solo corpo pur essendo molteplici e diversi. Ecco il progetto della Trinità che continua a manifestarsi nella storia e a spingerla verso il suo compimento.

Oggi quindi celebriamo anche la sua presenza in noi. Come ci ricorda la 2 lettura siamo stati immersi nella vita del Padre, del Figlio, dello Spirito santo. Siamo diventati “figli di Dio”: “avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi per mezzo del quale gridiamo ‘Abbà! Padre!’…e coeredi di Cristo”. Siamo così abitati dalla Trinità, segnati dal Suo Amore, creati e pensati a Sua immagine e somiglianza.

Infine oggi celebriamo la sua Presenza nella chiesa, la comunità dei battezzati. Il vangelo presenta una comunità imperfetta, segnata dall’infedeltà di Pietro, dal tradimento di Giuda, da una fede fragile e piena di dubbi, tuttavia, nonostante tutto questo “Gesù si avvicinò e disse loro”. Bella questa immagine di Gesù che si avvicina, si fa accanto e rinnova anche per noi la sua Parola, arrivando ad affidare, a questa comunità imperfetta, un compito straordinario: “Andate… fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…”. per essere segno e anticipo della vita e del progetto trinitario nel mondo.

La Trinità  si fa così esperienza di vita: un Dio che ti avvolge, ti coinvolge, ti fa segno di Lui attraverso la tua vita, qui, ora, dove sei e vivi, insieme a fratelli e sorelle che come te sono chiamati a vivere la medesima esperienza.

Da questa festa allora deriva non solo un sentimento di stupore e gratitudine, ma anche la consapevolezza di sentirci chiamati a collaborare all’opera della Trinità, a realizzare il suo progetto di comunione nell’amore che vuole abbracciare l’umanità intera. Credere nella Trinità comporta credere in una umanità riconciliata, fraterna, capace di generare convivialità e armonia tra le differenza, dove attraverso il dialogo e il rispetto si cresce come famiglia, capace di lavorare giorno dopo giorno per un domani di pace, di giustizia.

A questo ci chiama la Trinità. E di questo siamo incaricati. Non in forza delle nostre capacità, ma grazie alla presenza di colui che ha detto: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque!”

Il nostro essere cristiani quindi non si chiude in un fatto privato, intimistico, ma ci chiama in gioco per essere chiesa, comunità a immagine della Trinità e così insieme operare nella storia per far brillare la presenza di un Dio che, nella ricchezza del Suo amore, chiama tutti a entrare in comunione di vita con Lui. Dio nella storia, in me, nella chiesa. Io, ciascuno di noi, in Dio, nella chiesa, per edificare una storia a immagine della Trinità.

venerdì 21 maggio 2021

Lʼumanità ha bisogno che lo Spirito la scuota - PENTECOSTE


Quando verrà lo Spirito, vi guiderà a tutta la verità. È l’umiltà di Gesù, che non pretende di aver detto tutto, di avere l’ultima parola su tutto, ma parla della nostra storia con Dio con solo verbi al futuro: lo Spirito verrà, annuncerà, guiderà, parlerà.

Un senso di vitalità, di energia, di spazi aperti! Lo Spirito come una corrente che trascina la storia verso il futuro, apre sentieri, fa avanzare. Pregarlo è come affacciarsi al balcone del futuro. Che è la terra fertile e incolta della speranza. Lo Spirito provoca come un cortocircuito nella storia e nel tempo: ci riporta al cuore, accende in noi, come una pietra focaia che alleva scintille, la bellezza di allora, di gesti e parole di quei tre anni di Galilea. E innamorati della bellezza spirituale diventiamo «cercatori veraci di Dio, che inciampano in una stella e, tentando strade nuove, si smarriscono nel pulviscolo magico del deserto» (D.M.Montagna). Siamo come pellegrini senza strada, ma tenacemente in cammino (Giovanni della Croce), o anche in mezzo a un mare piatto, su un guscio di noce, dove tutto è più grande di noi. In quel momento: bisogna sapere a ogni costo / far sorgere una vela / sul vuoto del mare (Julian Gracq). Una vela, e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare; basta che sorga una vela e che si lasci investire dal soffio vigoroso dello Spirito (io la vela, Dio il vento) per iniziare una avventura appassionante, dimenticando il vuoto, seguendo una rotta.

Che cos’è lo Spirito Santo?

È Dio in libertà. Che inventa, apre, scuote, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta, e che in noi compie instancabilmente la medesima opera di allora: ci rende grembi del Verbo, che danno carne e sangue e storia alla Parola. Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini là dove vuole, porta primavere e disperde le nebbie, e ci fa tutti vento nel suo Vento. Dio in libertà, che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti; dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi.

Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro mondo stagnante, senza slanci. Per questa Chiesa che fatica a sognare. Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E l’umanità ha bisogno estremo di discepoli geniali.

Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità, e così possa tenere alta la vita con l’inventiva, il coraggio, la creatività, che sono doni della Spirito. Allora non mancherà mai il vento al mio veliero, o a quella piccola vela che freme alta sul vuoto del mare.

 

(Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11; Salmo 103; Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 5,16-25; Giovanni 15,26-27; 16,12-15)

 

sabato 15 maggio 2021

Forza ascensionale - Solennità dell'Ascensione del Signore

Per capire e vivere la festa dell’Ascensione occorre collocarla in stretta unità con la Pasqua. Gesù, il figlio di Dio che è disceso per condividere la nostra natura umana fino alla morte, con la Pasqua è asceso dalla morte e passato nella condizione di vita nuova ed eterna, la vita stessa di Dio. L’ascensione è allora un altro modo per dire Pasqua: è un vedere dove porta la Pasqua stessa, alla vita definitiva e permanente con Dio. Il compimento lo celebreremo domenica prossima con la Pentecoste che ci farà sperimentare questa vita nuova già presente in noi con la forza dello Spirito Santo.

La festa di oggi allora non esprime ‘distacco’, ‘lontananza’. Si conferma invece la presenza del Signore accanto a noi, presenza che vuole infondere in noi una ‘forza ascensionale’ spingendo anche la nostra vita verso l’alto, verso la novità di Dio, perché è lì che siamo tutti chiamati.

La Parola di Dio ascoltata è tutta orientata a evidenziare questa presenza definitiva, del Signore Gesù accanto a noi.

Gesù il Risorto ci ha rivelato “un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”. “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” abbiamo proclamato all’Alleluia. Nel vangelo poi, davanti a una scena che sembra parlare di addio e distacco, a sorpresa si afferma: “il Signore agiva insieme con loro”.

Negli Atti poi (1lettura) Luca riporta la promessa di Gesù: “voi tra non molti giorni sarete battezzati in Spirito santo” e ancora: “riceverete la forza dallo Spirito santo che scenderà su di voi e di me sarete testimoni”. Nello Spirito ricevuto in dono noi diventiamo in Cristo “un solo corpo, un solo spirito”, dimora della Sua presenza, che diventa forza e sostegno della nostra vita (forza ascensionale…). Io non sono mai solo, con le mie sole forze, facile preda di delusione e scoraggiamento. C’è sempre in me la forza di Dio!

Altrettanto importante è il dono della sua Parola, segno efficace del suo essere e agire tra noi. Lo ricorda il vangelo, sottolineando come i suoi discepoli sono mandati a “proclamare il vangelo a ogni creatura” e subito iniziano a “predicare dappertutto”. Proprio in questo annuncio della Parola si sottolinea che “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

Segni che manifestano come la Parola annunciata rende presente ancora Gesù, compie le opere che Lui ha compiuto.

E’ la Parola di Gesù che ha la forza di scacciare il male, di pronunciare un messaggio di novità, di rendere capaci di prendere per mano le situazioni di fatica, di divisione, di male, di combattere i veleni dell’invidia, dell’odio, della malvagità e di offrire a tutti la guarigione del cuore e della mente. Questa Parola ha una ‘forza ascensionale’: spinge al bene, al superamento di veleni, contrasti, odio, malattie e cattiverie…

Noi, come i primi discepoli, siamo chiamati ad accogliere questa sua presenza, a custodirla ogni giorno in noi per essere  testimoni di Lui, ognuno secondo i doni ricevuti, come ci ricorda Paolo nella 2 lettura.

Chiamati a dire ciò che ha detto Gesù, a fare ciò che Lui ha fatto. “Allora essi partirono e predicarono dappertutto”. “Di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino ai confini della terra”.

Un compito che chiama a una dilatazione non solo di spazi (da Gerusalemme ai confini della terra), ma soprattutto a una dilatazione della vita, del cuore, imparando ogni giorno a vivere portando la Presenza di Gesù in noi e attorno a noi.

Con l’Ascensione dunque abbiamo la consapevolezza che non siamo soli nel cammino della vita, nelle nostre lotte e fatiche, nel nostro impegno per un mondo diverso, per la crescita del Regno di Dio tra noi. Siamo sempre accompagnati da Lui, il Presente che opera con il Suo Spirito e la Sua Parola per guidare tutta l’umanità verso la sua piena realizzazione in quell’amore che trova in Dio la sua sorgente e il suo compimento.

sabato 8 maggio 2021

"Amatevi come io ho amato voi" - VI° domenica del Tempo pasquale

“Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

E’ certo che i tempi difficili che stiamo vivendo concedono poco alla gioia. Tutti ne siamo alla ricerca. La confondiamo spesso con attimi fugaci di felicità, con le scintille di un momento piacevole, ma non riusciamo a entrare in possesso di una gioia duratura, profonda.

Da dove viene questa gioia che Gesù vuole donarci? Essa viene dalle “cose” che ci ha detto: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”; è lì che dobbiamo andare a cercarla.

Quali sono le “cose” che Lui ci ha dette? Le abbiamo ascoltate: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”.  Dio è amore”, “l’amore è da Dio… In questo sta l’amore: è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo figlio…”.

Sei amato da Dio, vieni dall’amore, cioè da Lui stesso e verso di Lui sei in cammino per partecipare alla pienezza del suo amore. Questa è la radice, la sorgente della gioia. Essa consiste nell’esperienza di sentirsi profondamente amati.

Il Padre si occupa di me; e il suo amore allora diventa in me una spinta: è un amore creativo,che genera altro amore, è invito ad occuparmi degli altri. Per questo Gesù unisce al dono della gioia l’invito-comando all’amore: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Gioia e amore si nutrono a vicenda e diventano così la vita interiore ed esteriore del cristiano. Il segno distintivo del discepolo di Cristo.

Ma è necessario fermarsi un attimo a mettere a fuoco questa parola “amore” così tanto inflazionata oggi.

Innanzitutto noi diventiamo capaci di amore solo se “rimaniamo in Lui, nel suo amore” e da Lui lo apprendiamo. Possiamo veramente amarci gli uni gli altri come Gesù ci chiede nella misura in cui questo amarci viene da Lui e si conforma al Suo amore.

“Amatevi COME IO ho amato voi”. Essenziale questo COME. E’ ciò che qualifica l’amore e lo rende vero, autentico, portatore di vita e di gioia. Come Dio ama?.

- Innanzitutto è un amore che si apre al dono di sé e non si chiude nella ricerca del proprio interesse e soddisfazione personale. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita”. ”In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio perché avessimo la vita per mezzo di Lui”. E’ un amore che non ha limiti, eccezioni, totale.

- E’ poi un amore che si mette alla pari e chiama a entrare in una relazione di comunione profonda. “Non vi chiamo più servi ma amici”. Non è ricerca di dominio, desiderio di usare l’altro. E’ disponibilità a una comunicazione, a un dialogo che unisce e arricchisce: “amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”.

- E’ un amore senza confini. “Chiunque ama è generato da Dio”. “Dio non fa preferenze di persone”: così, nella prima lettura, Pietro arriva a percepire che l’amore di Dio travalica tutti i nostri schemi, tutte le nostre distinzioni, i muri che erigiamo e le barriere soprattutto mentali che non smettiamo mai di costruirci. “Non fa preferenze di persone” e vuole arrivare al cuore di ogni uomo e donna. Al contrario: ogni distinzione, divisione, chiusura, emarginazione, va contro l’amore di Dio.

Si può amare così?

Sì perché Gesù non ci chiede cose impossibili; perché Lui ci ha scelti per questo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto”, e il frutto è proprio questo amore.

Sì perché tanti lo hanno fatto e continuano a farlo: uomini e donne che hanno fatto della loro vita un dono d’amore come Gesù. Guardiamo solo qui accanto a noi: i prossimi beati, suor Maria Laura Mainetti, p.Giuseppe Ambrosoli (“Dio e’ Amore, c’e’ un prossimo che soffre e io sono il loro servitore”), don Roberto; il magistrato Livatino Rosario beatificato oggi ad Agrigento. Figure luminose, come pure luminoso è l’amore nascosto silenzioso di tante mamme, di chi quotidianamente dona la vita a Dio e per il servizio dei fratelli.

Tra tutti questi c'è posto anche per te, per ciascuno di noi.

Perché solo l’amore è l’unico frutto che può dare valore, bellezza, gioia, a tutta la nostra vita.