sabato 21 dicembre 2019

Essere generativi. - Quarta domenica di Avvento


Inizio solenne del vangelo di oggi: “Così fu generato Gesù Cristo”. Un annuncio che ci introduce nel Natale ormai vicino.
Ci dice soprattutto come avvenne questa generazione.
“Dare alla luce”, “generare” sono infatti i verbi portanti di questa pagina. Chi genera? Come genera?
E’ Dio indubbiamente per opera del Suo Spirito santo, ma non senza la collaborazione umana, non senza Maria e Giuseppe, i due personaggi che la pagina ci presenta insieme allo Spirito.
Lo Spirito fa fiorire novità nella storia attraverso uomini e donne nuovi. Maria e Giuseppe sono “persone nuove”.
In cosa consiste questa novità? Lo scopriamo in particolare nella figura di Giuseppe.
Quest’uomo, definito giusto, impara, “mentre stava considerando queste cose” (cioè quei fatti che stavano destabilizzando tutta la sua vita), a non ascoltare solo se stesso, a non fare quanto umanamente gli sembrava più facile e comodo, ma a dare ascolto nel profondo a una voce altra, la voce di Dio che lo interpella e gli svela le grandi e belle cose che Lui desidera compiere nella storia degli uomini, invitandolo a sognare in grande, a fidarsi di Lui.
Giuseppe infatti valuta, pensa, considera ma poi sa anche ascoltarsi dentro e scopre così i sogni di Dio che la Sua Parola gli annuncia coinvolgendolo in un disegno umanamente impensabile: dare nome al Messia, dare una famiglia al Messia, Gesù il figlio di David. Dare spazio a Dio stesso nella storia degli uomini: il Dio con noi, l’Emmanuele.
E così “quando si destò dal sonno… fece” secondo il disegno di Dio. C’è un sonno da vincere che è il sonno dell’incertezza, della paura, per arrivare a fidarsi e fare.
Giuseppe indica anche a noi questa strada. Noi che, come ci ha ricordato Paolo nella 2 lettura, siamo “chiamati da Gesù Cristo” e “scelti per annunciare il vangelo”, dobbiamo diventare uomini e donne nuovi, come Giuseppe, se vogliamo che ancora oggi Gesù sia generato, sia il Dio con noi, e la nostra vita diventi capace di dare alla luce i sogni di Dio, il suo disegno di amore per l’umanità, di vicinanza, di consolazione.
Questo significa che, come Giuseppe, impariamo a non contare solo su  noi stessi, sui nostri calcoli umani (anche la fede spesso la riduciamo a calcolo e convenienza…), ma ci apriamo con fiducia al Signore, alla Sua Parola, facendo nostri i suoi sogni che sono sempre sogni, desideri, - più ancora: volontà - di vita, di pace, di accoglienza, di amore solidale e misericordioso, di presenza che salva (“Egli infatti salverà il suo popolo”).
Ogni volta che ci fidiamo di Lui, ascoltiamo la Sua Parola e ci destiamo dal sonno delle nostre tranquille sicurezze umane per fare, agire, vivere secondo questa Parola, Gesù viene di nuovo generato in noi, nelle nostre relazioni sociali, nelle nostre comunità, in questa nostra storia che inconsapevolmente lo attende.
Ecco il Natale, che si rinnova con tutta la sua profonda ricchezza e bellezza.
Ecco il vero Natale: per compiersi lo Spirito ha avuto bisogno di Giuseppe e di Maria; e oggi ha bisogno anche di noi, della nostra collaborazione. Diventiamo allora generatori dei sogni di Dio, della sua presenza tra gli uomini, a Lui diamo luce con tutta la nostra vita.

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