sabato 5 dicembre 2015

Una Parola che rovescia il mondo.



Inizia in modo solenne, grandioso, questo brano di Vangelo. Un elenco di date e di nomi. Una scena grandiosa che si restringe pian piano… Quasi come se una cinepresa riprendesse questo scenario da lontano per poi avvicinarsi sempre più: dal tutto al particolare.
In questo avvicinarsi e scendere protagonista è la Parola di Dio “la Parola di Dio venne”. E’ l’Avvento. L’attesa della venuta di Dio.
Una Parola che scende dentro la nostra storia. Ma per farsi presente non dove ci sono i potenti, le autorità politiche o religiose, bensì nel deserto, nella vita di un personaggio ai più sconosciuto: “venne su Giovanni nel deserto”.
In un contesto storico problematico, sia dal punto di vista politico che religioso, la speranza viene dal deserto dove la Parola può trovare un uomo non distratto che si lascia riempire dalla Sua potenza. Quasi a ricordarci  che anche oggi ogni possibile speranza  di rinnovamento, della società e della chiesa stessa, inizia non da strategie, documenti, proclami, ma da un uomo, da una donna che, ‘nel deserto’, nel silenzio interiore e nella povertà-semplicità di vita, si lasciano rinnovare dentro, plasmare e dare forma nuova dalla Parola di Dio.
Dio fa la storia non con i potenti, ma con i piccoli, i semplici, come Giovanni, come Maria di Nazaret.
Ci chiediamo: può Dio oggi costruire la nostra storia, questa nostra chiesa di cui siamo membra, anche attraverso di noi?
Questo è il messaggio che ci viene proposto.
Dio è colui che può rinnovare la storia degli uomini e lo vuole. Lo ricorda il profeta: “Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna…di colmare le valli livellando il terreno”. Sono immagini che parlano di liberazione, novità, rinnovamento: un nuovo esodo, una nuova vita si fa possibile con Lui.
Ma questo chiede che ci siano uomini e donne capaci di accogliere con disponibilità la Sua Parola. Una Parola che scende mentre i potenti salgono… Una Parola che si fa vicina a chi ha il cuore libero e accogliente.
“La Parola venne su Giovanni”. Potremmo rileggere mettendo il nostro nome… La Parola viene oggi su di me, su ciascuno di noi, in questa nostra comunità radunata insieme. Viene per smuovere, cambiare, rinnovare, spingere alla testimonianza.
“Venne su Giovanni… egli percorse tutta la regione… predicando”. Diventa ‘voce che grida’, vita che testimonia, per portare ogni uomo alla salvezza: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.
Questo è lo scopo finale per cui la Parola scende, viene tra noi e in noi, e ci rinnova e spinge affinché tutti possano toccare con mano il Dio che salva.
Oggi la nostra Diocesi celebra la giornata del Seminario: insieme preghiamo per i giovani che si sentono chiamati a diventare preti, ‘voce che grida nel deserto’, perché non manchino risposte generose; tuttavia non dimentichiamo che siamo invitati a riscoprire come questa chiamata è per tutti noi.
Ogni cristiano è uno sul quale “la Parola venne”.
E allora se uno ha il vangelo fra le mani e nel cuore e non diventa ‘voce’, tradisce la Parola, non ha capito nulla. La Parola viene in noi non per farci più belli, più bravi degli altri, ma per spingerci a viverla e annunciarla senza sosta, fino al traguardo: quando la Parola di Dio sarà tutto in tutti. Tu o sei voce o non sei cristiano.
La nostra missione è diventare voce, che annuncia alla città distratta e scettica, che Dio ci visita, è presente in Gesù nel mondo. Un Cristo che nasce per farci rinascere, per farci diventare uomini e donne nuovi.
A questo siamo chiamati. Lo ricorda anche Paolo nella seconda lettura: “prego con gioia per voi a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo”. Ma come si coopera a diffondere il vangelo? Paolo prosegue: “che la vostra carità cresca sempre più… perché possiate distinguere ciò che è meglio”. Vivendo tra noi l’amore del Cristo e in lui discernendo ciò che è il meglio.
Questo chiede ovviamente che prima ci lasciamo raggiungere, afferrare, conquistare dalla Sua Parola. Dobbiamo dare ogni giorno un po’ di tempo e un po’ di cuore alla semplice lettura del Vangelo e la Parola pian piano verrà ad abitare in noi e a inizierà a plasmare le nostre scelte, i nostri atteggiamenti, fino a renderci ‘voce che grida’, vita che annuncia la Sua Presenza con i gesti e le scelte dell’amore.
Dobbiamo per questo “preparare la via” perché la Parola possa trovare spazio in noi; questo avviene con l’abbassare e il riempire “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e colle abbassato”. Sono i nostri vuoti interiori da riempire, è il nostro orgoglio e presunzione di poter fare a meno di Dio che va abbassato. 
Così si “raddrizzano i suoi sentieri”, così potremo diventare grembo che accoglie la Parola di verità e di vita che è Gesù, fino a diventare di questa Parola ‘voce’, fino a dare a questa Parola carne con la nostra vita. Come Giovanni, Come Maria. Allora sarà ancora Natale.

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