sabato 17 dicembre 2022

"Acaz o Giuseppe?" - Quarta domenica di Avvento /A


Due personaggi ci vengono presentati oggi dalla Parola di Dio.

Due personaggi lontani tra loro, simili per le non facili vicende che hanno dovuto affrontare; due personaggi tuttavia opposti per le scelte da loro compiute. Si tratta del re Acaz al quale Dio si rivolge tramite il profeta Isaia (1 lettura) e di Giuseppe, al quale Dio si rivolge tramite il suo angelo (vangelo).

Entrambi si trovano ad affrontare situazioni complesse.

Il re Acaz è chiamato a compiere una scelta non facile davanti al nemico che è alle porte della città: si tratta di alleanze che possono portare alla vittoria o alla disfatta. La situazione è complessa, lui è indeciso sul da farsi. Isaia, a nome di Dio, va da lui per esortarlo a non fidarsi delle alleanze con i più forti, bensì a fidarsi di Dio, di chiedere e di accogliere i segni che Lui gli offre. Isaia manifesta ad Acaz il segno che Dio rivela affinchè abbia a fidarsi: una giovane donna darà alla luce un bambino e questi si chiamerà Emmanuele, Dio con noi. Un segno che parla di vita più forte della distruzione e della morte, un invito a confidare in Dio che protegge e salva e rimane fedele al suo popolo. Questo il senso delle parole di Isaia. Acaz deve saper scegliere e fidarsi delle Parole di Isaia; cosa che invece non fa: preferisce confidare in sé stesso alleandosi con gli Assiri e così andando incontro alla sconfitta.

Anche Giuseppe si trova in una situazione ingarbugliata; ormai prossimo al matrimonio con Maria viene a sapere che essa, prima che andassero a vivere insieme, è incinta. Cosa fare? Che scelte compiere? Anche per lui Dio si fa vicino con segni (l’angelo, il sogno): segni e voci che parlano di vita, di novità; di una vita che viene dall’alto, dallo Spirito, di una vita destinata a diventare presenza (“si chiamerà Emmanuele, Dio con noi”) e salvezza (salvatore, “Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”), portando così a compimento le antiche profezie. Anche Giuseppe deve scegliere e fidarsi di queste parole.

E proprio qui la figura di Giuseppe si stacca totalmente dal re Acaz. Giuseppe si fida, accoglie il segno, l’annuncio, e si rende disponibile per dare ad esso compimento.

Due personaggi, due situazioni simili, due scelte diverse e due esiti diversi. Acaz si fida solo di sé stesso e del potere umano; Giuseppe ha il coraggio di fidarsi di Dio. L’esito finale è ben diverso: per uno la disfatta, per l’altro il compiersi di una promessa che diventerà vita e salvezza per tutti.

La figura di Giuseppe ci manifesta che tipo di persona ha bisogno Dio per realizzare anche oggi i suoi disegni di salvezza, di pace, di novità.

Dio ha bisogno di uomini e di donne così: capaci di fidarsi pienamente di Lui, di mettere da parte i propri calcoli per accogliere i suoi progetti; che sappiano abbandonarsi con fede a Lui. Uomini e donne dell’ascolto e del silenzio dunque che comprendendo il progetto di Dio, non esitano, né oppongono difficoltà, ma si dispongono, nell’obbedienza, a collaborare.

Troppi Acaz ancora oggi tentano di affrontare ogni problema contando solo sulle proprie forze e i propri calcoli. Giuseppe invece obbedisce alla parola e la mette in pratica, così come aveva fatto Maria, dichiarandosi con le opere strumento docile nelle mani dell’Altissimo. Solo così Dio realizza il suo disegno: salvare il popolo dai peccati, dando inizio a una storia nuova, può essere così l’Emmanuele, Dio con noi.

Ancora oggi Dio chiama, vuole aver bisogno di uomini e donne pronti a collaborare con lui per rendere sempre più visibile la Sua presenza di Dio con noi.

Vuole aver bisogno di noi, come ha voluto fare di Giuseppe il suo collaboratore. Impariamo a riconoscere i segni e i messaggi che ci rivolge, anche nei momenti più difficili e nelle scelte più complicate; e aprendoci all’ascolto della Sua Parola diventiamo capaci di una fiducia incondizionata in Lui, imparando a fare nostri i suoi progetti e collaborando per costruire una storia di giustizia e di pace.

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