sabato 23 luglio 2022

"Nel respiro del Padre" - XVII domenica del tempo ordinario

“Gesù si trovava in un luogo a pregare”. Questo fatto ha suscitato attenzione, interesse. Infatti, vedendo Gesù pregare “uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare”. Insegnaci a fare come fai tu, a entrare in questa relazione così profonda con Dio che ti trasforma il volto, la vita. “Insegnaci a pregare” è la richiesta del discepolo. Perché a pregare si impara: e si impara solo da Lui, l’unico maestro e Signore.

“Insegnaci a pregare” e non insegnaci le preghiere…
Pregare è cosa differente dalle preghiere, dalle formule, dai riti. Pregare è entrare nella relazione d’amore con Dio riconosciuto e amato come Padre.

Anche noi abbiamo bisogno, sempre, di imparare a pregare. Sappiamo anche tante preghiere, ne diciamo forse anche molte, ma ciò non significa che sappiamo pregare, che preghiamo. La preghiera di Gesù non è questione di parole recitate, ma di un cuore aperto, accogliente, disponibile, in ascolto verso il Padre.

Solo da un cuore così in sintonia con Dio possono nascere parole semplici e profonde come quelle che Gesù ci suggerisce: “Quando pregate dite: Padre nostro…”.

C’è dunque anche un dire ma che deriva da un aver posto un atto di fiducia totale in Dio.

Un Dio non pensato come Colui che fa ciò che gli dico, Colui che deve risolvermi ogni problema, Colui che – se c’è – deve far andare tutto per il verso giusto… Queste sono nostre idee di Dio; immagini di Dio che impediscono la preghiera cristiana.

Gesù ci dice: Dio è Padre. Solo se a Lui ci si affida totalmente, allora si può entrare in una relazione d’amore, come figli insieme al Figlio, pronti a riconoscere la Sua presenza, il suo amore, la sua volontà e vivere con Lui e per Lui. “La preghiera cristiana è dialogo tra persone che si amano, un dialogo basato sulla fiducia, sostenuto dall’ascolto e aperto all’impegno solidale” (P.Francesco)

E’ quello che Abramo aveva compreso: si fida di Dio e con la sua preghiera audace e insistente confida nel suo amore misericordioso e intercede per gli altri, per l’umanità bisognosa di salvezza.

Questo Padre, ci dice Gesù, è un Padre buono che sa dare cose buone ai suoi figli. E la cosa più buona è il Suo Spirito: “da lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono”.

Questa è la novità sorprendente della preghiera cristiana.

Dio dà la sua stessa vita, presenza, forza: il Suo Spirito: “nella preghiera non ottengo delle cose, ottengo Dio stesso”.

Lui entra in comunione con noi, diventa vita della nostra vita. Ecco perché la preghiera che ci fa vivere. Io vivo perché prego; prego per vivere, allo stesso modo in cui respiro per vivere; prego per vivere meglio e in pienezza la mia vita. Pregare è attingere alle sorgenti della vita, alla sorgente di quell’acqua viva che è lo Spirito di Dio

Ecco perché pregare ci trasforma: mi rende giorno dopo giorno figlio amato a immagine del Figlio Gesù, al punto, come dice Paolo nella seconda lettura, “che con Gesù, attraverso il Battesimo, Dio ha dato vita anche a noi e con Lui siamo risorti”.

Un ultimo aspetto: pregare è sempre azione al plurale. Nella preghiera che Gesù ci insegna non c’è posto per “l’io, il mio”. C’è solo “il tu, il nostro”. Padre nostro: il tuo nome, il tuo regno, la tua volontà; il nostro pane, i nostri peccati, ogni nostro debitore… Pregare è allargare il cuore e le braccia a Dio e agli altri, al mondo intero. E’ portare con noi l’umanità di cui siamo parte riconoscendoci famiglia, figli e fratelli dell’unico Padre.

Non stanchiamoci di percorrere questo cammino: impariamo ogni giorno di nuovo a pregare come Gesù. “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Ora sappiamo cosa chiedere e cercare e a chi bussare: al cuore stesso del Padre; a Lui chiediamo, con insistenza e perseveranza, per noi e per tutti, il Suo Spirito affinché ci avvolga, ci trasformi e ci renda, giorno dopo giorno, suoi figli amati e fratelli capaci di amarci gli uni gli altri.

 

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