sabato 16 luglio 2022

"L'altro al centro" - XVI° domenica del tempo ordinario

Oggi la Parola ci invita nel fresco di una casa, a Betania, e di una tenda, “nell’ora più calda del giorno”, come dice la prima lettura presentandoci Abramo presso la Tenda di Mamre pronto ad accogliere gli imprevisti pellegrini.

Nella casa di Betania, con Maria e Marta, nella tenda di Mamre con Abramo e Sara, siamo invitati a riscoprire la gioia e la bellezza delle relazioni, dell’attenzione all’altro chiunque esso sia. A quell’altro che in ogni caso – e san Benedetto lo ribadisce bene nella sua Regola – è Cristo stesso; ogni ospite è come se fosse Cristo.

Questa ospitalità, attenta alla persona, diventa alla fine feconda, arricchente.

Lo vediamo in Abramo e Sara che da quell’accoglienza ai tre pellegrini, ricevono l’annuncio di una promessa tanto attesa: “tua moglie avrà un figlio”. Da questa ospitalità nasce la vita.

La vita di Abramo e Sara è sterile fino a questo gesto di ospitalità; la loro vita porta frutto quando ospitano i tre viandanti che passano da loro. Grazie a questo incontro la loro vita senza futuro, ora lo avrà: avrà una discendenza.

E’ l’altro, accolto e ascoltato, che ci arricchisce.

Così può essere anche per noi se ci apriamo ai fratelli con ospitalità, accoglienza, ascolto e attenzione.

L’altro sempre ti arricchisce se lo sai accogliere, se sai prestargli attenzione: è ricchezza che feconda la tua vita.

Anche nella casa di Betania Marta, come Abramo, si rivela accogliente, ospitale. “Marta lo ospitò” dice il vangelo.

Tuttavia emerge anche un rischio: lasciarsi così prendere dal fare da dimenticarsi dell’ospite stesso e diventando pure scorbutica e arrabbiata con la sorella. Si perde di vista la persona, l’altro, sommersi in modo esasperato dalle cose, da ciò che c’è da fare.

Gesù infatti non disprezza il servizio e l’impegno di Marta, ma la invita a non cadere in quell’agitazione e affanno che distolgono il cuore dalle persone per chiuderlo sulle cose, sul da farsi, rendendoci duri e acidi. Ecco il rischio: lo diciamo con le parola di E.Ronchi “attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e in­goiarti, troppo lavoro, trop­pi desideri, troppo correre, «prima la persona poi le co­se».

Il primo servizio, ricorda Gesù, è la vicinanza, l’ascolto.

Gesù dice a Marta, e anche a noi: fa’ un po’ meno, sediamoci, guardiamoci e ascoltiamoci. Prestiamoci attenzione gli uni gli altri.

E’ la strada indicata per noi e per le nostre comunità che oggi rischiano di essere prese da “molti servizi”, di continuare a correre ed affannarsi per mille cose, dimenticando che “di una cosa sola c’è bisogno”. Questa “sola cosa” non esclude tutto il resto, ma indica una precedenza fondamentale: dobbiamo dare precedenza alla cosa più importante, essenziale che è l’ascolto, l’attenzione alla persona, alle relazioni, per non cadere nella trappola delle cose e di un servire senza amore.

Gesù infatti non cerca servitori, ma amici; non persone che facciano delle cose per lui, ma gente che lo accolga, lo ascolti gli lasci fare in noi quelle “grandi cose” che sua madre Maria canta: ”grandi cose ha fatto in me l’onnipotente”.

Grandi cose ha fatto con Abramo e Sara; grandi cose oggi vuole compiere con le nostre comunità, con ciascuno di noi. Occorre passare da persone distratte e superficiali, affannate e agitate, a uomini e donne che esercitano uno sguardo di attenzione, di misericordia verso chi hanno accanto, aprendo loro il cuore, le orecchie, prima ancora delle mani e della bocca.

Impareremo così a riconoscere nell’altro, in ogni altro, - e questa sarà la lieta sorpresa! - il volto e la presenza di quel Gesù che continua a farsi nostro ospite, presente in ogni uomo e donna che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.

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