sabato 6 novembre 2021

"Piccoli gesti per una storia diversa" - XXXII° domenica del tempo ordinario

Due donne – protagoniste dalla Parola di Dio oggi, nel vangelo e nella prima lettura- che apparentemente non contano nulla: due vedove povere. E le vedove, con gli orfani e i forestieri, erano ritenute, nel popolo ebraico, i piccoli dei piccoli, gli ultimi della società.

Tuttavia proprio queste due donne sono una, strumento di salvezza, di vita per il profeta, l’altra, nel vangelo, maestra di sapienza, esempio chiaro dell’agire di Dio che non da qualcosa ma dona tutto se stesso: “tutto quanto aveva per vivere”.

Già da questa prima osservazione deriva un’importante riflessione per noi. La Parola ci fa capire che ‘non esistono creature insignificanti agli occhi di Dio’. E che non ciò che di solito riempie di rumore la storia è decisivo bensì ciò che è nascosto, umile ma carico di generosità.

Noi oggi siamo sempre  più portati a pensare che sono i personaggi famosi, i cosiddetti grandi che possono risolvere i problemi del mondo (vedi pandemia, clima…); pensiamo – o ci portano a pensare - che contano quelli che si fanno sentire, fanno rumore (come i soldi dei ricchi nel tesoro del tempio che fanno rumore dentro la bussola), quelli che gridano e usano magari anche violenza.

Invece la Parola ci rivela che agli occhi di Dio tutto è rovesciato e proprio lì dove non c’è nulla di clamoroso, fiorisce una storia diversa. Questo ci insegna e ci invita a incominciare da noi, dal nostro piccolo quotidiano per cambiare le cose e affrontare le grandi sfide: da piccoli gesti alternativi e da scelte semplici ma coraggiose (come il gesto della vedova povera) nell’uso delle risorse e dei beni può nascere un’efficace risposta ai cambiamenti climatici; dalla partecipazione costruttiva alla vita delle nostre comunità, nei piccoli servizi che possiamo offrire, nel tempo dedicato agli altri, può germogliare una chiesa diversa più aperta e accogliente; dalla responsabilità a vaccinarsi e ad accettare alcune semplici ma utili limitazioni possono riaprirsi spazi e scenari di speranza e di fiducia nel futuro. E invece: clamore, contestazioni, diffusione di falsità, disimpegno… e così facendo non solo nulla cambia, bensì tutto peggiora perché non si fa che fomentare ambiguità, tensioni, cattiveria, odio.

Lo stile delle due vedove deve essere quello del cristiano, della chiesa tutta.

Non apparenza, esteriorità, ma autenticità; non quantità, ma qualità; dare ciò che si è più che ciò che si ha, sull’esempio di Gesù che ha offerto se stesso una volta per tutte (2lettura).

Una chiesa, dei cristiani che sappiano come Gesù guardare, discernere, osservare, nell’intricato cammino della storia il filo sottile dell’amore generoso che ha la forza di cambiare le cose, il silenzioso donarsi di tanti.

Chiediamo a Gesù che ci dia il suo sguardo per riconoscere le tante vedove, i tanti piccoli, che sanno dare tutto quello che hanno per vivere, sanno amare senza trattenere nulla, senza cercare il proprio interesse.

Diventiamo così chiesa che impara ad agire con atteggiamenti di rispetto per la dignità di ogni persona, in particolare per quelle che il mondo scarta e considera irrilevanti, ma che agli occhi di Dio sono preziose; chiesa che impara dai piccoli, da Gesù stesso, a fare della vita un dono (”ha dato tutto quello che aveva”), dono gratuito, totale, quale strada per un futuro di speranza e di novità.

 

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