sabato 26 gennaio 2019

III° domenica del Tempo ordinario - C


L’immagine utilizzata da Paolo nella seconda lettura – il corpo e le diverse membra – descrive con efficacia la Chiesa di cui tutti noi, grazie al dono del Battesimo, siamo parte. E’ un’immagine che parla di unità nella diversità, di comunione nella molteplicità dei doni, di “convivialità delle differenze”, di un’armonia che si compie nel rispetto delle diversità e nell’attenzione a chi è più debole e fragile. Insomma nessuno può dire : “Non ho bisogno di te, non ho bisogno di voi”. Anzi “le parti più deboli sono le più necessarie”. Solo se “le varie membra hanno cura le une delle altre” il corpo trova la sua armonia e bellezza, la sua forza e vigore.
L’immagine possiamo applicarla, pur con le dovute differenze, anche alla società che come cittadini insieme costituiamo.
Il popolo è come un corpo fatto da diverse membra, e tutte sono ad esso necessarie. Non si possono fare discriminazioni, né rifiutare o peggio eliminare alcune membra, se non a costo di far morire il corpo stesso, di far venir meno il popolo, la società. Discorso attualissimo questo, celebrando oggi la giornata della memoria che ci riporta a un passato molto vicino carico di pazzia e di morte, frutto di aver voluto creare una razza pura, eliminando il diverso.
Tuttavia l’armonia di un popolo, di una società e della chiesa stessa non si attua semplicemente nell’accostamento di parti diverse con la speranza che abbiano ad accettarsi.
Occorre piuttosto un legame, una spinta interiore che permetta di crescere insieme percependo sempre più l’importanza di ciascuno e la bellezza delle diversità che si accolgono, si rispettano, si aiutano.
Quale può essere questo legame che rende il corpo armonico, unito, solidale? La nostra società italiana è uscita dal secolo buio delle grandi guerre dando vita alla Costituzione. Queste parole, definite con saggezza e frutto di esperienza vissuta, continuano ad essere il collante per la vita democratica del Paese. Così è ed è stato per ogni popolo.
La prima lettura ci presenta il popolo di Israele dopo l’amara esperienza dell’esilio: si ricompone e si riunisce attorno alla Parola di Dio riscoperta, accolta, ascoltata e vissuta.
La descrizione di questo momento solenne di ascolto esprime la forza unificante e stimolante che la Parola ha verso gente provata, divisa, emarginata. Si torna ad essere popolo attorno a una Parola, alla Parola stessa di Dio.
Così è ancora oggi per noi cristiani. Come Chiesa sappiamo che ciò che ci unisce in un solo corpo è quella Parola che si è fatta carne in Gesù.
Il Vangelo di oggi si apre con la premessa di Luca che come ministro della Parola vuole renderci partecipi  della solidità degli insegnamenti ricevuti. E poi il testo continua  presentando Gesù che nella sinagoga legge la Parola, la spiega. Si presenta come colui che è venuto a portare una parola che genera liberazione, solidarietà, fraternità. Una parola che trova compimento, oggi, subito in Lui.
“Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui”.
Anche noi oggi dobbiamo tornare a fissare su Gesù i nostri occhi per trovare in Lui quella Parola viva ed efficace.
Parola che ha la forza di liberarci da ogni forma di egoismo e di divisione, per renderci un solo corpo, il Suo Corpo, nella pluralità e ricchezza dei suoi membri e nell’armonia che tutti unisce in fraternità e amore. Chiesa che continua a testimoniare nell’oggi la forza rinnovatrice di un Vangelo che può e deve continuare a trasformare noi stessi e questa storia per renderla conforme al disegno di Dio, quale storia di giustizia, di pace, di solidarietà tra tutti gli esseri umani.
Proprio come abbiamo pregato all’inizio della Messa: O Padre, tu hai mandato il Cristo ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa’ che la sua parola che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza”.

Nessun commento:

Posta un commento