venerdì 1 dicembre 2017

Prima domenica di Avvento



Nel libro de “Il piccolo principe” c’è quella frase che diverse volte viene ricordata “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Di fatto poi capita che la dimentichiamo in fretta e l’essenziale diventa solo ciò che vedi, tocchi, possiedi…
L’avvento che oggi inizia è invito ad aprire gli occhi su quell’essenziale che non si vede. La realtà infatti non è solo quella che vedi, ma il segreto della nostra vita è oltre noi.
C’è qualcosa o Qualcuno che fa fiorire vita ovunque, nonostante noi facciamo di tutto per non voler vedere, se non addirittura per seminare morte e male invece che vita e bene.
C’è Qualcuno che plasma il mondo, il creato e ciascuno di noi; “noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tu che sei nostro padre, tutti noi siamo opera delle tue mani”.
Qualcuno che non è rimasto poi così invisibile, ma ha scelto di far splendere su di noi il suo volto. Davanti al grido di una umanità bisognosa e spaesata non ha esitato a entrare nella nostra storia, ad amarla, a donarci se stesso nel figlio amato e in Lui ad “arricchirci di tutti i doni”.
“Se tu squarciassi i cieli e scendessi”: l’invocazione che risuonava in mezzo al popolo disperso di Israele, continua a risuonare oggi sulla bocca di tanti, sulle labbra soprattutto di piccoli, poveri, perseguitati e oppressi, delusi e smarriti.
Avvento è ridare voce a questo grido, è ridare attenzione a questa venuta di un invisibile che si fa visibile, di un Dio che non si stanca mai di amarci e di venire incontro a tutti noi, pur in modi ben diversi da come noi sempre immaginiamo.
Ecco perché questo tempo di attesa porta con se da una parte la speranza di poter vedere la vita fiorire, il bene crescere, la pace radicarsi tra i popoli, dentro le nostre relazioni quotidiane e dall’altra l’urgenza di fare attenzione e vegliare.
Sono questi infatti i due atteggiamenti che Gesù, nel vangelo, chiede ai suoi amici con insistenza. “Fate attenzione, vegliate”.
E’ vivendo in questo modo che l’essenziale invisibile viene colto, riconosciuto, accolto.
“Fate attenzione”.
Il motivo è detto nella breve parabola: “E’ come un uomo che è partito dopo aver lasciatola propria casa e dato il potere ai suoi servi”. Di fatto è così: Dio, il padre che ci plasma come opera della sue mani, ha lasciato a noi questa casa che è il mondo e ci ha dato il potere. Quale potere? Ai discepoli Gesù – si dice  nel vangelo di Matteo – “diede loro potere”: il potere di fare il bene, di sanare e guarire ferite, di portare pace, di far rifiorire la vita. E’ questo potere che è stato affidato a noi che viviamo nella grande casa del mondo. “Fate attenzione” allora significa riconoscere quanto ci è stato dato, vivere con responsabilità, perché “non ci trovi addormentati”.
Vivere una vita non con superficialità ma con attenzione: attenti alla Parola del Signore che ci guida, attenti agli altri, ai piccoli e ai poveri, attenti al mondo e al creato.
Attenti cioè responsabili per aiutarci insieme a far fiorire i doni che Lui ha posto nelle nostre mani.
“Vegliate” poi.
E’ la capacità di scrutare, di guardare avanti, oltre il visibile, per cogliere l’essenziale che si manifesta. Per cogliere la Presenza di Colui che per amore è venuto tra gli uomini, tornerà alla fine dei tempi, continua a venire ogni giorno.
E poiché “non si vede bene che col cuore”, vegliare  è tenere sveglio il cuore per accogliere la sua venuta.
Chi veglia lo sa riconoscere nella sua prima venuta come pure lo riconoscerà nell’ultima. Ma soprattutto è capace di riconoscerlo ogni giorno: presenza d’amore che mai ci lascia, che sempre ci accompagna.
E’ Lui quell’essenziale che solo occhi attenti e vigilanti possono riconoscere e percepire; e ogni volta che ne percepiamo la presenza sono sobbalzi di gioia, come per Elisabetta nell’incontro con Maria abitata dalla Presenza di Dio.
Essenziale invisibile agli occhi, ma percepibile al cuore.
Con Lui si risveglia insieme alla gioia anche la speranza e si guarda con occhi nuovi al domani.
Questo è l’Avvento.
Un tempo che ci ritrovi in cammino per aprire di nuovo la nostra vita ad accogliere Colui che venuto nel primo natale, sempre viene fino alla fine dei tempi, per portare a compimento nella storia quel regno di Dio che ogni giorno siamo chiamati a far crescere in noi e attorno a noi con attenzione e vigilanza.

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