sabato 25 novembre 2017

Gesù, re e signore dell'universo



Oggi la chiesa, alla conclusione dell’anno liturgico, ci invita a fissare lo sguardo su Gesù, riconoscendo che lui è, nel tempo che passa, il signore, il re, il cuore dell’universo.
La Parola ascoltata lo presenta come colui che, venuto a compiere la sua missione in mezzo a noi, l’ha pienamente realizzata, manifestandoci il volto di Dio,  inaugurando il regno di Dio in mezzo a noi, vincendo contro le forze del male, come ci ricorda Paolo nella seconda lettura di oggi.
Egli ora guida, come pastore, tutti noi, verso la piena realizzazione, affinché si giunga tutti alla meta e “Dio sia tutto in tutti”: poche parole che dicono verso dove si muove il cammino della vita.
Verso quel Dio che lui ci ha rivelato, così diverso, così ‘altro’ da come noi lo abbiamo sempre pensato (e a volte continuiamo a pensarlo…). Un Dio non da cercare, ma che ci cerca, come un pastore (“io cercherò le mie pecore…andrò in cerca della pecora perduta”). Un Dio che ha pensieri di vita e non di morte, che desidera solo radunare tutti in sé, perché Lui sia tutto in tutti. Già il profeta ne descrive con verbi di efficace chiarezza questo suo modo di essere: “cercherò…radunerò….condurrò… farò riposare…fascerò… curerò…pascerò con giustizia…”.
Questo volto di tenerezza e di misericordia di Dio si fa manifesto nella vita di Gesù, il Figlio dell’uomo venuto, Dio tra noi, e che verrà alla fine perché “davanti a lui verranno radunati tutti i popoli” affinché si compia il regno annunciato e seminato nei solchi della storia e nel cuore degli uomini.
Con Gesù Dio è entrato dentro la nostra storia fragile, dolorosa, segnata dalla morte, per generarla alla vita, per guidare ciascuno di noi alla pienezza di vita che ha il suo compimento appunto quando “Dio sia tutto in tutti”.
Verso questo compimento si muove l’umanità intera; a lui tutti i popoli convergeranno, così come in modo pittorico ma estremamente efficace descrive Matteo nel brano del vangelo.
Lì si manifesterà allora, ancora una volta, questo volto sorprendente di Dio che Gesù ha rivelato.  Volto di giudice certo, ma ben diverso da come lo possiamo immaginare; il giudice rimane pastore, rimane figlio dell’uomo, re, riferimento e guida per tutti.
E il giudizio sarà a sorpresa.
Non saranno le colpe, gli sbagli, i peccati da noi commessi il motivo del giudizio; questi, nella sua misericordia sono già dimenticati; ci troveremo a misurarci con il bene fatto oppure rifiutato.
Misura del giudizio sarà l’amore.
Dio non ci giudicherà in base alle nostre debolezze, ma in base al bene che avremo fatto o non fatto.
Non è un Dio che ti giudica e condanna se non ce la fai a vivere in un modo più alto, ma un Dio che ti giudica in base alle cose migliori della tua vita; sulla base di quell’amore dato gratuitamente a ogni persona e creatura, perché in esse – sia che ne eravamo consapevoli o meno – Dio stesso abita ed è presente.
Il Dio, entrato con Gesù nella storia dell’uomo, è il Dio che è già in tutti e che alla fine sarà tutto in tutti. E dunque ogni atto d’amore concreto compiuto verso ogni creatura, a incominciare dai piccoli, dai bisognosi, è atto compiuto verso di Lui: “l’avete fatto a me”.
Questa è la sorpresa finale: “Quando mai Signore…?” Senza saperlo lo hanno amato, amando ogni piccolo, ogni creatura. Ciò che ci salva non è tanto sapere chi è Dio, presumere di conoscerlo, bensì amarlo attraverso quel creato e quelle creature dove Lui già è presente; amarlo attraverso i semplici gesti quotidiani di amore verso ogni creatura.
“Venite benedetti”: così ci riconosceremo davanti a lui se la nostra vita sarà stata contrassegnata dalla concretezza dell’amore, umile e silenzioso, paziente e generoso, dispensato gratuitamente verso tutti coloro che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino.
Non ci verrà chiesto se avremo fatto miracoli, se avremo avuto visioni, ma solo se ci siamo presi cura dell’altro, se abbiamo regalato tenerezza e misericordia.
Festa di Cristo re: per ricordarci dunque che la storia tutta è nelle sue mani; non mani di un despota severo e padrone che domina, ma di un Figlio che rivela il volto del Padre, di un pastore che cerca e raduna l’umanità per farla entrare nella comunione di vita con Lui.
Una storia che, pur in mezzo alla lotta contro le potenze del male, continua il suo cammino verso la pienezza della vita, guidata da Colui che già ha vinto il male e ci invita a resistere ad esso attraverso la concretezza dell’amore.
Quell’amore che rimane unica strada che porta alla vita. Unica strada che ci è data da percorrere se vogliamo salvare questa nostra umanità, se vogliamo affrontare e tentare di risolvere le tante emergenze che contrassegnano il nostro vivere quotidiano.
Questo amore, che avremo attuato anche a costo di fatica e sacrifici, è ciò che Dio conserva come tesoro prezioso e per questo egli ci riconoscerà e ci chiamerà con sé “Venite benedetti nel regno preparato per voi”. E allora “Dio sarà tutto in tutti”, sarà tutto in me, in ciascuno di noi, senza più la morte, per sempre.

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