domenica 5 aprile 2015

Pasqua


Dio non è morto. Vive. Avrebbe potuto imprigionare la sua morte nella tragedia, nella lamentazione, nella maledizione. Invece no. Con la resurrezione ha cambiato la morte nella più bella notizia della storia dell'umanità. Dio mi ha regalato il suo volto. Lo ha regalato agli scartati, ai senza speranza. E ha dato a ognuno di noi la possibilità di suscitare negli altri infinite resurrezioni. Noi possiamo trasformare l'affamato in un uomo pieno di dignità, consolare chi è stanco, accogliere un carcerato, visitare un ammalato, liberare un prigioniero. In fondo, Gesù è risorto perché viviamo nel mondo già da risorti. E la nostra resurrezione non è altro che l'amore. Perché se non amiamo, diventiamo noi gli affamati, i prigionieri, gli ammalati. Se non amiamo, saremo noi stranieri per tutta la vita. Se entriamo nella sua resurrezione, nel suo patto d'amore, porteremo a nostra volta l'amore nel mondo, quell'amore che commuove, quell'amore che commuove anche il cuore di Dio. Perché Dio non è morto. Vive. È per Lui il nostro sì, il nostro tempo, la nostra preghiera, il nostro respiro. È per Lui la nostra speranza, una speranza che non si arrende e continua a bussare alla porta della disperazione per convertirla e cambiarla.
di Ernesto Olivero (Da Avvenire)

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