sabato 31 agosto 2024

"Un dono per la vita di tutto il Creato" - XXII domenica del tempo ordinario

 
 
C’è un dono, un regalo, per tutti noi. E’ questo il primo messaggio che sottolineamo. Un dono che viene dall’Alto. Lo proclama Giacomo nella seconda lettura: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre creatore della luce”.  Questo dono è la Sua Parola. Quella Parola che in principio era luce e che si è fatta carne nel Figlio e continua oggi a farsi carne in tutti i suoi figli che da questa stessa parola vengono generati.

Questo dono siamo invitati ad accogliere: “accogliete con docilità la Parola”. Era già l’invito di Mosè al popolo di Israele, nel brano della prima lettura: “Ascolta”. Quante volte risuona questo invito “Ascolta, mettete in pratica”, accompagnato dal ricordo dei motivi: perché siate saggi, “perché viviate”.

Il dono della Parola, ascoltata, accolta e praticata produce, genera vita personale e sociale.

Questo dono dunque chiede uno spazio, un luogo dove prendere dimora. Sì perché “la Parola è stata piantata in voi” dice ancora Giacomo. Questo luogo si chiama “cuore”. Nella Bibbia esso indica il centro della persona, la sua coscienza, il suo intimo, il luogo delle decisioni, delle scelte. Lo ricorda anche Gesù nella discussione accesa con scribi e farisei: “Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini” tutto prende forma, concretezza. Da lì viene bene e male, puro e impuro, bello e brutto, menzogna e verità.

Oggi il rischio che si corre è una vita  tutta tesa aull’esteriorità, all’apparenza, dimenticando l’interiorità, questo centro della persona che è il cuore di ciascuno di noi.

Quando questo avviene il cuore si indurisce, si raffredda e tutto si riduce a esteriorità, formalità sia nella relazione con Dio che con il prossimo. E quando ci si abitua a vivere così, di esteriorità, formalità, ipocrisia – così la chiama Gesù -  dal cuore dell’uomo non può più venire nulla di buono, ma solo ipocrisia appunto, giudizio verso l’altro, falsità, malvagità, chiusura verso Dio e verso il fratello, fino all’odio; e questo anche se si compiono riti e culti, se si adempiono tradizioni e devozioni. “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”.

In questa società dell’immagine, dell’apparenza non dobbiamo cadere nel tranello di fare dell’esteriorità lo stile della nsotra vita. Le parole di Gesù sono per ciascuno di noi un invito a chiederci a cosa stiamo prestando maggiore attenzione, dove stiamo investendo le nostre risorse. Possiamo chiederci se siamo più preoccupati di quello che si vede o di quello che c’è veramente nel nostro cuore. Possiamo chiederci se stiamo lavorando alla costruzione di un’immagine esteriore di correttezza o se ci stiamo prendendo cura della nostra vita interiore sotto la guida della Sua Parola.

Siamo chiamati a gustare di nuovo quel dono che viene dall’Alto, e fare spazio nei nostri cuori a quella Parola che “può portarvi alla salvezza”. Solo da un cuore riscaldato dalla Parola possono nascere gesti e scelte di amore, di servizio, di generosità. Un cuore illuminato dalla Parola di Dio non si lascerà mai ingannare e sedurre dal falso mito dell’esteriorità, dell’apparenza, dell’immagine da usare per fare colpo sugli altri.

Rinvigoriamo la nostra vita cristiana ascoltando, accogliendo e praticando ogni giorno quella Parola di Dio che ha la capacità di ridare forza e bellezza alla nostra vita.

Ha la forza di rinnovare le nostre comunità cristiane; oggi che ricordiamo il nostro patrono Abbondio e i primi santi vescovi della nostra chiesa locale che proprio nella fedeltà alla Parola hanno fatto crescere la chiesa, ritroviamo il gusto di metterci alla scuola della Parola di Dio.

Quella Parola poi che ha la capacità di farci produrre frutti di giustizia e di verità, di renderci costruttori, insieme, di un’umanità più fraterna e pacifica e capace di custodire con amore e attenzione il creato; “Spera e agisci con il creato” dice il messaggio del papa per questa giornata che apre un mese di riflessione e di attenzione particolare al mondo in cui viviamo per sentirci sempre più responsabili del suo futuro.

E’ tutta una questione di cuore! Non di immagine. E il mondo, e noi ci salveremo solo grazie a un cuore riscaldato e illuminato dalla Parola che viene dall’Alto.


sabato 24 agosto 2024

"Parole o cuore duro?" - XXI domenica del tempo ordinario

 

Gesù aveva parlato del suo farsi cibo per tutti e proprio questo era apparso incomprensibile per i Giudei, che si immaginavano un Dio inaccessibile, potente e glorioso, non certo un Dio tanto intimo da diventare pane, corpo del nostro corpo. Anche gli stessi discepoli fanno fatica a comprendere la parola di Gesù.

Una parola, forse più che incomprensibile, scomoda, che capovolge le nostre logiche umane, le nostre convinzioni, una parola carica di novità quella di Gesù che, se accolta rovescia la nostra vita, la apre alla novità di Dio.

Infatti quando l’annuncio del Maestro si allontana così tanto dalle nostre convinzioni tutto diventa duro, oscuro, lontano: perché amare i nemici? Perché porgere l’altra guancia? Possibile che i ladri e le prostitute ci precederanno nel regno dei cieli? Perché i miti, i pacifici, i misericordiosi sono i beati?

La Parola di Gesù capovolge tutto. Qui sta la fatica, la durezza che porta a non accettare di lasciarsi mettere in discussione dalla Parola.

Forse, o senza forse, la vera durezza allora non è tanto nella Parola di Gesù ma nel nostro cuore duro che non riesce ad aprirsi alle sue parole di novità, di tenerezza, e si ostina invece a volere costantemente plasmare un Dio a nostra immagine o a tentare di ridurlo al nostro piccolo e meschino tornaconto.

Gesù presenta il volto nuovo di Dio: un Padre che ama, che si fa pane, servo, dono di amore per tutti, che va incontro ai peccatori, che non fa distinzione tra vicini e lontani, che tutti ama e accoglie con misericordia. Che non chiede nulla, ma dona tutto, fino a donare sé stesso nel suo Figlio.

Accettare questo capovolge anche il modo di intendere e vivere le nostre relazioni: l’altro non è più un diverso da me, ma un fratello, una sorella perché anche lui figlio di questo Dio. Diverse le applicazioni che possiamo fare. Nella stessa vita di coppia, ricorda Paolo nella seconda lettura, cambia il modo di vivere la relazione coniugale: non più dominio di uno sull’altro, dell’uomo sulla donna, ma capacità di donazione-sottomissione reciproca, appunto come Cristo verso l’umanità, verso la sua chiesa, per farsi dono l’uno per l’altra. Cade così ogni logica di dominio, di superiorità, per lasciare spazio a relazioni di reciproco rispetto, di fraternità.

Ecco perché “questa parola è dura!”. Perché capovolge tutto il nostro modo di vedere, di pensare e di agire.

Sta qui la fatica che facciamo anche noi. “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” Preferiremmo un’altra Parola, una religione che ci dia più sicurezza, che ci garantisce ciò che più ci serve, che risponde ai nostri immediati bisogni.

Come fare a vivere questa Parola che capovolge ogni cosa?

Gesù con pazienza non ci lascia soli, ci indica la via: “E’ lo Spirito che dà la vita, “le parole che vi ho detto sono spirito e vita”. Fidandoci e lasciandoci guidare dal suo Spirito e non dalle nostre sicurezze umane, dai nostri calcoli, questa parola di novità potrà essere accolta, vissuta e donare vita.

Viene invece la tentazione di andarsene, di allontanarsi da Lui. “Non andavano più con Lui”. Certo il Signore ci lascia liberi. A noi come ai suoi ripete: “Volete andarvene anche voi?”.

Oggi è il momento di decidersi. “Scegliete oggi chi servire”: così Giosuè – nella prima lettura - esortava il popolo a decidersi. E’ tempo di deciderci, come cristiani. Ne va di mezzo l’annuncio stesso del Vangelo. Oggi abbiamo bisogno di scegliere con chiarezza, e di conseguenza vivere con coerenza, quella Parola che ha la forza di fare nuove tutte le cose.

“Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. “Tu solo”, nessun altro, solo tu puoi darci vita e rendere il nostro cuore meno duro, più capace e pronto ad accogliere ogni tua Parola. La risposta di Pietro possa essere anche la nostra consapevole risposta.

 

sabato 17 agosto 2024

"Buona o cattiva alimentazione?" - XX domenica del tempo ordinario

 

Non può passare in silenzio l’avvertimento di Paolo nella seconda lettura odierna, anche perché suona molto attuale.

“I giorni sono cattivi”, dice l’apostolo, tempi difficile ieri come oggi. Dunque?

Occorre una buona dose di saggezza per non vivere da stolti: ”fate molta attenzione al vostro modo di vivere comportandovi non da stolti ma da saggi”.

In tempi non facili la saggezza, sempre secondo l’apostolo, sta nel fare buon uso del tempo; e ciò si traduce concretamente in due indicazioni. La prima: “non siate sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà di Dio”. La seconda: “Non ubriacatevi di vino che fa perdere il controllo di sé, siate invece ricolmi dello Spirito”.

Due indicazioni che invitano a vivere responsabilmente, capaci da una parte di riflettere per cogliere il disegno di Dio, la sua volontà (e sappiamo che questa volontà è la vita piena per ogni creatura) e capaci dall’altra di lasciarci guidare non dalle emozioni superficiali ma dallo Spirito, per non perdere il “controllo di sé”. 

Insomma vivere il tempo con spirito di discernimento per cogliere dove ci sta portando il disegno di Dio e collaborare ad attuarlo nella verità e nella responsabilità.

Possedere questa saggezza è certo urgente in questi tempi non facili. Ma perché avvenga ci è chiesta la disponibilità a lasciarci nutrire da ciò che realmente può rendere saggi.

Noi di che cosa ci nutriamo? Di che cosa alimentiamo cuore e pensieri? Oggi si corre il rischio di una cattiva alimentazione della mente e del cuore, contaminati come siamo da messaggi fuorvianti e ingannevoli. Ci nutriamo ogni giorno di bellezza, verità, amore, spiritualità? O ci riempiamo di superficialità, egoismi, intolleranze, mormorazioni e falsità, vanità?

Se viviamo accogliendo in noi pensieri malvagi, che ci degradano, diventeremo come loro: si diventa ciò che di cui ci si nutre! Per questo Gesù, ancora una volta, nel vangelo, si ripropone con insistenza come “vero cibo”.

Invita a mangiare e bere di Lui. E questo nutrirsi di Lui altro non è che aderire a Lui con tutta la nostra umanità e il nostro spirito.

Questo ci porterà da una parte a rimanere in Lui: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”; e dall’altra a vivere per Lui: “colui che mangia me vivrà per me”.

Gesù si propone non come modello esteriore da imitare, ma quale forza interiore che anima, sostiene, da forza alla nostra vita.

“Come è possibile?” si chiedono e ci chiediamo; come nutrirci di Lui? E’ chiaro che il linguaggio è fortemente e volutamente simbolico. Mangiare e bere di Lui sta a indicare la capacità di far sì che Lui entri nella nostra vita, nei nostri pensieri, nelle nostre scelte. Se ci nutriamo di Lui e della sua Parola, essa da forma al nostro pensare, al sentire e all’amare. E diventiamo ciò che ci abita.

Questo avviene attraverso una comunione sempre più profonda con la sua persona che cresce e si attua attraverso una quotidiana vita spirituale fatta di ascolto della sua Parola, di preghiera che ci mette in sintonia con Lui e anche di quel nutrirsi a quel Pane dell’Eucaristia che fa scorrere in noi il Suo stesso Spirito, la sua stessa vita.

Accogliamo dunque oggi l’invito che in particolare ci viene rivolto nella prima lettura: “Chi è inesperto venga qui!... Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”.

Solo così troveremo capacità e forza per vivere in questi nostri tempi da veri discepoli, fedeli al vangelo, in coerenza con la nostra fede e soprattutto con responsabilità di scelte e prima ancora di pensieri e di idee.

Questa è l’ora della responsabilità. Per noi cristiani. Per ogni uomo e donna di buona volontà. Il Signore ci doni la saggezza necessaria per restare saldi nella verità, nel bene, nella fedeltà a Lui e alla Sua Parola.