sabato 28 ottobre 2023

XXX domenica del tempo ordinario

 

La Parola ascoltata oggi, più che essere spiegata chiede di essere vissuta. A iniziare da ciascuno di noi, in ogni situazione della nostra vita.

Se l’amore è il cuore della Legge, se l’amore è l’essenza stessa di Dio, perché “Dio è amore” (1Gv.4,16), chi dice di credere in Dio deve manifestare questa sua fede amando.

E l’amore deve tendere, insieme e inseparabilmente, verso Dio e verso il prossimo. Questa è una delle principali novità dell’insegnamento di Gesù e ci fa capire che non è vero amore di Dio quello che non si esprime nell’amore del prossimo; e, allo stesso modo, non è vero amore del prossimo quello che non attinge dalla relazione con Dio.

Nel Vangelo di oggi, ancora una volta, Gesù ci aiuta ad andare alla sorgente viva dell’amore. E tale sorgente è Dio stesso, Lui che è il tutto, a lui appartiene tutto ciò che siamo (come dicevamo domenica scorsa). Per questo Egli mi chiede di amarlo con tutto il mio essere: cuore, anima, mente. Amarlo totalmente in una comunione che niente e nessuno può spezzare. Una comunione che è dono da invocare e far crescere nella preghiera ma anche impegno personale perché la nostra vita non si lasci schiavizzare dagli idoli del mondo. E la verifica di questo nostro cammino è sempre l’amore del prossimo.

Ne deriva un attento esame di coscienza da compiersi ogni giorno, affidandoci sempre alla sua misericordia che ha la forza di rinnovare il nostro cuore e di renderlo capace di amore vero.

“Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” afferma Gesù. Per il popolo di Israele questi comandamenti erano e sono la base della loro vita religiosa. Da essi tuttavia dipendono anche tutte le fedi e le religioni: tutte hanno alla loro base l’amore.

Occorre tornare a questa base se vogliamo oggi essere costruttori di pace e di una umanità più unita e fraterna.

Tutto, il nostro futuro, la soluzione alle varie guerre, tutto, dipende dall’amore attinto da Dio e riversato verso il prossimo.

Amerai, dice Gesù, parla al futuro, a indicare che “l’amore è il futuro del mondo, che senza amore non c’è futuro: amatevi, altrimenti vi distruggerete. È tutto qui il Vangelo. Non amare è solo un lento morire. Lentamente muore chi non ama” (E.Ronchi). Così è e lo sperimentiamo nelle nostre relazioni quotidiane, dentro le nostre case e comunità. Dove l’amore si spegne si spegne la vita, la felicità, il futuro.

Ogni domenica allora attingiamo da qui l’amore smisurato di Dio e in Lui troviamo la forza (“Ti amo Signore mia forza”) per esprimerlo nell’amore verso il prossimo.

Paolo, nella seconda lettura, elogia la comunità di Tessalonica, proprio perché, con la loro vita sono diventati “modello per tutti i credenti”; “per mezzo vostro la parola del Signore risuona… si è diffusa dappertutto”.

Sia anche per noi questo elogio: che la nostra vita, le nostre relazioni quotidiane siano esemplari e aiutino a diffondere attorno a noi la Parola del Signore che in questo suo comandamento la sua più alta attualizzazione e incarnazione.

E’ la missione affidata alla Chiesa, a ciascun battezzato. Ricordiamolo al termine del mese missionario, quale occasione per un risveglio della nostra vocazione cristiana.

Dal Battesimo nasce il nostro essere missionari, perché da quel giorno siamo stati immersi nella vita della Trinità, in quel Dio Amore che ci abita. Nel vivere l’amore di Dio e del prossimo dunque si compie questa missione di testimonianza e annuncio e diventiamo così collaboratori per edificare una umanità riconciliata e fraterna, chiamata a crescere nella giustizia e nella pace.

 

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