domenica 4 giugno 2023

"Dio è bello!" - Solennità della Santissima Trinità

 

La parola Trinità, con la quale tentiamo di descrivere Dio, suona sempre come termine difficilmente comprensibile e misterioso. Certo Dio è mistero che ci supera e da noi mai definibile e comprensibile. Tuttavia possiamo parlare di Lui non certo per quanto noi abbiamo scoperto ma piuttosto per quanto Lui ci ha rivelato e fatto conoscere. La parola Trinità allora è un tentativo di riassumere tutto quello che abbiamo conosciuto nel Suo rivelarsi lungo il cammino della storia.

Per capire meglio il significato di questa parola vorrei utilizzare un’espressione e un esempio, senza cadere nel banale. Dio è bello, come un fiore! Questa l’espressione, questo l’esempio.

Pensiamo a una rosa, di quelle che vediamo fiorite nei nostri giardini. Una rosa. Tuttavia quella rosa unica che definiamo bella, manifesta la sua bellezza sia per la forma, sia per il profumo, sia per il colore, sia per il significato che essa assume (richiamo al dono, all’amore, al ringraziamento…). Una rosa splende per la sua bellezza manifestando una molteplicità di sfumature. Applicare a Dio questa immagine è sicuramente riduttivo ma può aiutarci a cogliere più facilmente il mistero della sua vita e tutta la sua unica e molteplice bellezza che ci ha rivelato come Padre, Figlio e Spirito Santo.

E se, come Dostoevskij ha affermato, ”la bellezza salverà il mondo”, possiamo allora facilmente concludere che Dio, bellezza unica e molteplice, salverà il mondo. Solo nel riferimento a Lui, nel vivere immersi nella sua bellezza che si manifesta come amore, noi tutti – il mondo intero - possiamo trovare per la nostra vita salvezza, riuscita, senso.

Questa bellezza di Dio tuttavia non è un fattore puramente estetico, bensì spirituale; ci coinvolge in una relazione interiore, profonda di amore con Lui.  E’ quanto in questa festa la Parola di Dio ci invita a meditare. Dio è bello perché ci ama, dice la Parola. Lui, ci ricorda fin dai tempi lontani la prima lettura, scende verso di noi per farsi conoscere come “il Signore Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. E che Dio mi ama non è una consolante idea, bensì un fatto, un dono. E’ il fatto storico di Gesù, il figlio di Dio fatto uomo, venuto per amore, come lui stesso afferma nel vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque creda in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”. Dio mi ama è un dono. Il dono dello Spirito di amore che unisce Padre e Figlio, che viene donato a tutti noi e ci unisce a Lui alla sua stessa vita. Paolo lo afferma: “La grazia del signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. Noi siamo quindi concretamente avvolti da un abbraccio di amore e di bellezza da sempre e per sempre: Padre, Figlio e Spirito, la santa Trinità da cui tutto viene, tutto vive, tutto troverà in essa compimento.

Credere in un Dio così a quali conseguenze porta?

Innanzitutto che vivere nella fede in Lui è bello; non un peso o un purtroppo ma una gioia, una opportunità da accogliere nella libertà. La relazione con Lui infatti non potrebbe essere tale se non nella libertà (Lui non ci costringe, non ci obbliga ad amarlo). Pur essendo immersi nella Trinità, avvolti dalla sua luce, chiamati e amati per e all’esistenza, rimaniamo comunque liberi. Liberi di accogliere o rifiutare, di aprirci o di chiuderci, di legarci o di separarci, di cercare o di abbandonare. A noi la scelta con tutte le sue conseguenze.

Ma soprattutto credere in lui è sentirsi chiamati a vivere amando come Lui ci ama. Chiamati a fare dell’amore che si apre all’altro, al diverso, anche al nemico, fino al dono di sé, del proprio tempo, perfino della propria vita, lo stile portante del nostro relazionarci con gli altri. Chiamati a edificare una società a immagine della Trinità, dove sia bello vivere e si viva bene perché ognuno è riconosciuto, accolto nella sua particolarità e dignità, uscendo così da ogni forma di egoismo, sfruttamento, violenza, che abbruttiscono la vita.

Questa festa dunque ci chiama alla concretezza. Ci invita a far sì che il nostro credere in Dio sia soprattutto un vivere ogni giorno a sua immagine e somiglianza.

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