domenica 28 agosto 2022

"Arrampicatori o servitori?" - XXII° domenica del tempo ordinario

 

Il vangelo oggi ci introduce tra le mura domestiche, a un pranzo nel giorno di festa il sabato. Gesù è tra gli invitati. C’è un gioco di sguardi tra lui e i farisei: “Stavano ad osservarlo”. Ma anche Gesù osserva, vede e commenta con due brevi parabole o consigli. “Non metterti al primo posto”; “invita quanti non hanno da ricambiarti”.

Consigli quanto mai attuali! La società odierna è contrassegnata da atteggiamenti sempre più marcati di ricerca di visibilità, di primato, di primi posti come pure di piaceri fatti per ottenere qualcosa in cambio. Società di ‘arrampicatori’ l’ha definita papa Francesco.

Questo porta a far sì che superbia, orgoglio, presunzione, ricerca di interessi, la fanno da padroni con un solo risultato: una crescente tensione nelle relazioni (in famiglia e nella società) fino a renderle ambiti di scontro e di litigio, contrapposizione, odio. E’ la rovina della fraternità, “perché nel superbo è radicata la pianta del male” (1 lettura).

Quelli che Gesù propone quindi sono consigli quanto mai attuali. Siamo chiamati, come ha ricordato il Siracide, a “compiere le tue opere con mitezza… quanto più sei grande, tanto più fatti umile”.

Gesù non fa che suggerire il Suo stesso modo di essere.

Mitezza e umiltà. Due parole che facciamo fatica a fare nostre. Così ci mettono tutti sotto i piedi… è la reazione istintiva.

Miti e  umili non certo per farci mettere sotto i piedi ma per fare come Gesù, che ci svela il volto stesso di Dio che ha scelto l’ultimo posto e il farsi dono gratuito d’amore, sempre.

“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” dice Gesù.

Certo fare così, vivere questi atteggiamenti, può portare a ricevere scherno, ad essere ritenuti ridicoli e a subire anche torti. Tuttavia è la strada giusta, perché è la strada scelta da Dio e da Lui indicata: “ai miti Dio rivela i suoi segreti” (1 lettura). E’ la strada che percorre Gesù venuto non per essere servito ma per servire e dare la propria vita per amore, senza interessi.

E’ la sola strada, se ci pensiamo bene, per costruire relazioni autentiche e fraterne, per aprire cammini di riconciliazione e di pace.

Si tratta di metterci alla prova: iniziamo in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli ad applicare questo stile di vita, mitezza e umiltà, in uno stile di attenzione all’altro, di servizio, dialogo, di aiuto reciproco.

Esportiamo poi questo stile nella società, tra gli amici, sul posto di lavoro… Saremo forse anche derisi e compatiti, ma se avremo il coraggio di perseverare vedremo maturare i frutti della fraternità vera.

Alleniamoci soprattutto nelle nostre comunità cristiane, le parrocchie. Siano luoghi non tanto di iniziative e di organizzazione (spesso finalizzati a una ricerca di interesse…) ma spazi di vita autentica fraternità, caratterizzati dallo stile di Gesù: mitezza e umiltà di cuore.

Questa deve essere la chiesa e questo lo stile di chi la compone. Ce lo ricorda anche il nostro vescovo Oscar che ieri ha ricevuto la nomina a cardinale: non tanto un titolo onorifico in più, bensì un assomigliare ancora di più a Gesù, un imparare da Lui, mite e umile, a servire con amore autentico la chiesa e l’umanità tutta.

Con il nostro vescovo, insieme, sentiamoci chiesa in cammino che sa manifestare al mondo, a chi si accosta a noi, la bellezza della fede, non con segni di grandezza e potere (usando le immagini della seconda lettura) bensì con il linguaggio della fraternità autentica che ha la sua sorgente nel Signore Gesù “mediatore dell’alleanza nuova”, mite e umile di cuore, servo per amore, immagine di quel Padre che ci chiama a vivere come suoi figli e tra noi fratelli.

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